1 maggio 2012 Lascia un commento
Film di congiunzioni e incroci che dominano e contraddistinguono la vicenda.
Tra due donne innanzitutto anzi due ragazze divenute donne, amiche inseparabili con ogni sorte, divise e ritrovatesi dopo l’incidente di una che dialoga con l’altra attraverso un racconto ambientato 150 anni prima, nel mezzo di un turbinio di ricordi che le vede protagoniste. Tre linee temporali, una immaginaria, una passata e una presente a convergere in una storia unica, storia di amiche ma ancor meglio storia di donne, di un mondo mai passato, solo mutato nelle condizioni attraverso il flusso del tempo.
Ennesimo ritratto tutto al femminile di stampo orientale e con piu’ di uno sguardo alle nostre latitudini, non si limita a raccontare un’intensa amicizia ma svela e rivela aspetti talvolta dimenticati o falsamente deviati su altri percorsi sovente piu’ comodi e non necessariamente piu’ veritieri sul cosmo femminile.
E’ la donna negli ultimi decenni che ha perso se stessa, smarrita e intrappolata in false idee d’emancipazione, convinta sua malgrado che il vizio equivalga a liberta’.
Accade nel film, in un momento tragico e di profonda tristezza, che una delle protagoniste si tolga le scarpe dal lungo tacco e massaggiandosi il piede stanco e dolorante, realizza che il destino della sua alter-ego letteraria, bambina costretta alla menomazione del piede fasciato, storpiata e dolorante in nome di un lontano canone estetico, differisce dal suo presente in causa, non effetto.
Tortura diversa ma dopo oltre un secolo sempre presente, quel dolore quotidiano resta lo stesso malgrado lotte, rivendicazioni e conquiste, forse con l’unica risibile consolazione che di questi tempi e’ concesso alle donne il farsi male da sole. Fondamentale percio’ l’amicizia femminile, inesplicabile per l’uomo spettatore, ennesima riprova della differenza incolmabile tra i due sessi.
Un uomo puo’ dare la vita per un amico ma non donargli il cuore perche’ nello sviluppo verticale dei rapporti maschili, la placida orizzontalita’ femminile e’ aliena ad ogni principio di causa ed effetto della gerarchia da sesso forte.
Non cerchiamo di confondere i sessi, pare suggerire il regista, non creiamo uguaglianze quando la natura ci ha fatti straordinariamente diversi e nell’incomunicabilita’ la chiave del mistero dell’attrazione.
Tornando al film in senso stretto che dire, ottime le protagoniste, facile regia con troppo zampino americano per i miei gusti ma l’aggressione al mercato statunitense e’ la ragione economica della produzione.
Commovente quanto basta e discreti gli incastri temporali per quanto non particolarmente complicati.
Film per uomini che devono comprendere quanto sono piccoli, film per donne col bisogno di ricordare quanto sono grandi.
Tra due donne innanzitutto anzi due ragazze divenute donne, amiche inseparabili con ogni sorte, divise e ritrovatesi dopo l’incidente di una che dialoga con l’altra attraverso un racconto ambientato 150 anni prima, nel mezzo di un turbinio di ricordi che le vede protagoniste. Tre linee temporali, una immaginaria, una passata e una presente a convergere in una storia unica, storia di amiche ma ancor meglio storia di donne, di un mondo mai passato, solo mutato nelle condizioni attraverso il flusso del tempo.
Ennesimo ritratto tutto al femminile di stampo orientale e con piu’ di uno sguardo alle nostre latitudini, non si limita a raccontare un’intensa amicizia ma svela e rivela aspetti talvolta dimenticati o falsamente deviati su altri percorsi sovente piu’ comodi e non necessariamente piu’ veritieri sul cosmo femminile.
E’ la donna negli ultimi decenni che ha perso se stessa, smarrita e intrappolata in false idee d’emancipazione, convinta sua malgrado che il vizio equivalga a liberta’.
Accade nel film, in un momento tragico e di profonda tristezza, che una delle protagoniste si tolga le scarpe dal lungo tacco e massaggiandosi il piede stanco e dolorante, realizza che il destino della sua alter-ego letteraria, bambina costretta alla menomazione del piede fasciato, storpiata e dolorante in nome di un lontano canone estetico, differisce dal suo presente in causa, non effetto.
Tortura diversa ma dopo oltre un secolo sempre presente, quel dolore quotidiano resta lo stesso malgrado lotte, rivendicazioni e conquiste, forse con l’unica risibile consolazione che di questi tempi e’ concesso alle donne il farsi male da sole. Fondamentale percio’ l’amicizia femminile, inesplicabile per l’uomo spettatore, ennesima riprova della differenza incolmabile tra i due sessi.
Un uomo puo’ dare la vita per un amico ma non donargli il cuore perche’ nello sviluppo verticale dei rapporti maschili, la placida orizzontalita’ femminile e’ aliena ad ogni principio di causa ed effetto della gerarchia da sesso forte.
Non cerchiamo di confondere i sessi, pare suggerire il regista, non creiamo uguaglianze quando la natura ci ha fatti straordinariamente diversi e nell’incomunicabilita’ la chiave del mistero dell’attrazione.
Tornando al film in senso stretto che dire, ottime le protagoniste, facile regia con troppo zampino americano per i miei gusti ma l’aggressione al mercato statunitense e’ la ragione economica della produzione.
Commovente quanto basta e discreti gli incastri temporali per quanto non particolarmente complicati.
Film per uomini che devono comprendere quanto sono piccoli, film per donne col bisogno di ricordare quanto sono grandi.