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Milano, Napoli, Cagliari e Trieste non sono l'Italia. E soprattutto non si capisce per quale ragione quattro rappresentanti di una parte politica dovrebbero rappresentare un'intera nazione. Io elettore di sinistra - non mi sento affatto rappresentato da Giuliano Pisapia, Luigi De Magistris, Massimo Zedda o Roberto Cosolini, solo per citare le star del giorno.
Non sono disfattista o qualunquista, come mi è stato detto: solo che non riconosco in queste persone una linea unitaria in una sinistra che non esiste. Il vento non può andare a sinistra, perché la sinistra non è una direzione e la destra ha solo preso una sbandata: la gente non ha capito proprio niente, evitiamo formule in politichese che si accaparrano risultati di natura e storia ben diverse.
La vittoria nei capoluoghi lombardo, campano, sardo e friulano è un episodio significativo che mi lascia più smarrito di prima. Quale sinistra ha vinto? Quella della stanchezza, dei facili proclami, del tardivo volemose bene, ora che ce l'abbiamo fatta, ovvio. Io non sono di questo partito. Non basta il rigetto di una politica personalistica e le sue sbavature indecenti per guardare con ottimismo a una coalizione senza leader, senza progetto, senza idee concrete, anzi senza idee che non comincino con il ri-, come se il punto fosse tornare a un'era preberlusconiana.
Per quanto mi riguarda, non ho mai votato il PD e meno che mai lo voterò adesso, a meno che il PD non cominci a parlare una lingua che parta dalle persone, che non si sovrapponga alle loro idee e alle loro volontà, che non faccia di un voto un grimaldello per sfaldare la maggioranza parlamentare, come se a me interessasse (e non mi interessa affatto) quante persone siedano a destra o a sinistra in Senato o alla Camera.
A me interessa che io sono qui, cerco di tirare avanti come posso (e posso male), e che non sono il solo (anzi, allo stato attuale, mi annovero tra i fortunatissimi). A me interessa che non ho sentito altro che parole, ideone, ideali e progettoni, non una sinistra operativa. Una sinistra guerrafondaia affondata nelle sue logiche accademiche di poltrone e controlli (e a me l'accademia fa schifo), di numeri e statistiche. Una sinistra che calcola quanto pollo mangerà ciascuno e a chi toccheranno le ossa, come se ciò importasse a chi viene relegato nelle latrine.
In bocca al lupo a Giuliano Pisapia, Luigi De Magistris, Massimo Zedda e a Roberto Cosolini (la cui città vorrei ben visitare prima o poi, me ne dicono tutti un gran bene). Ma non è da loro che parto io. Io mi trovo a Palermo e non mi riconosco nella politica che dice di rappresentarmi. Sinistra, chiamami per nome, io rispondo sempre. E non rispondo mai solo a parole.
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