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Il vento mi chiama galoppando

Da Teoderica
IL VENTO MI CHIAMA GALOPPANDO Sono una divoratrice di libri, dai classici ai fumetti,  in essi ho incontrato tanti cavalli che sono entrati nel mio immaginario.   Quando un racconto, una storia mi colpisce cerco di ricrearla nella realtà, quindi dopo aver letto del cavallo di Troia, dei  Centauri, di Dinamite il cavallo di Tex Willer, di Ronzinante il cavallo di Don Chisciotte, di Tornado il cavallo di Zorro e poi di Bucefalo che era di Alessandro Magno, Marengo quello di Napoleone, Trottalemme quello di Cocco  Bill, Marsala che era di Garibaldi, e tanti che ora non ricordo fra cui quello di Caligola e di Cesare e pure Furia cavallo del west, decisi che dovevo avere il cavallo anch'io. Feci un po' di cassetta e racimolai il denaro per le lezioni di equitazione, il cavallo  dal vero risultò essere molto alto ed ebbi un po' di timore, ma vinto il primo spavento fra me e  l'animale fu subito amore. Io non sono portata per lo sport, per l'attività fisica in generale, sono un tipo da poltrona o da ottomana, mia sorella da vero sagittario riesce invece bene in tutti gli sport, ma con l'equitazione fui io la più in gamba perchè sentivo il cavallo, eravamo in sintonia, fra noi vi era grazia. Purtroppo l'idea di avere il cavallo naufragò  ben presto perchè non è il costo dell'animale elevato, anzi un brocco si salva dal macello, era il suo mantenimento che era improponibile, il sogno sfumò ma non del tutto, perchè un'ora al maneggio si poteva ben fare. La simbologia mitologica del cavallo presenta un'ambivalenza di fondo che lo vede da un lato come un essere nobile ed intelligente, dall'altro come un concentrato di forza istintuale, capace di incutere angoscia.  
Sorge dalle tenebre come cavallo-serpente (il cavallo porta con sé la morte nelle leggende celtiche, irlandesi e germaniche) e termina la sua corsa come cavallo alato (associato al vento).
Nell'immaginario collettivo è simbolo di libertà senza confini e senza limiti: la sua corsa affascina per la sua misteriosa alchimia di armonia e di forza che induce nel cavaliere l'esperienza di sentirsi tutt'uno col magnifico animale. 
Il cavallo è anche annunciatore di disgrazia, come nell'Apocalisse, in cui il cavallo bianco sta ad indicare il nemico venuto da fuori, il cavallo fulvo la guerra, il cavallo nero la carestia ed il cavallo verde la peste. Sempre in ambito leggendario, la principale qualità del cavallo è quella di prevedere il futuro; conoscitore delle cose dell'altro mondo, vede ciò che l'uomo non vede, conduce il carro del sole nella sua corsa notturna e, così come Ermes e Caronte e i delfini, funge da psicopompo nell'atto di accompagnare le anime dei defunti nell'oltretomba.  Nelle mitologie indiane è spesso Figlio dell'Acqua. Il suo galoppo è associato alla corsa delle onde e lo si ritrova anche accanto a Venere, come simbolo dell'impetuosità del desiderio.
Il vento è un cavallo:
senti come corre
per il mare, per il cielo.
Vuol portarmi via: senti
come percorre il mondo
per portarmi lontano.
Nascondimi tra le tue braccia
per questa notte sola,
mentre la pioggia rompe
contro il mare e la terra
la sua bocca innumerevole.
Senti come il vento
mi chiama galoppando
per portarmi lontano.
Con la tua fronte sulla mia fronte,
con la tua bocca sulla mia bocca,
legati i nostri corpi,
all’amore che che brucia,
lascia che il vento passi
senza che possa portarmi via.
Lascia che il vento corra
coronato di spuma,
che mi chiami e mi cerchi
galoppando nell’ombra,
mentre, sommerso,
sotto i tuoi grandi occhi,
per questa notte sola
riposerò, amor mio.
   Pablo Neruda immagine di Teoderica ieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-7964>

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