…Parlare di numeri può risultare
noioso e una inutile esibizione di conoscenza, per cui scriverò la mia sintesi
della mia lettura del risultato elettorale di Genova.
La coalizione che appoggia Marco
Doria supera il 50% mentre il candidato sindaco Marco Doria no. Conti
sbagliati? No. Voto disgiunto!
Chi è stato nei seggi ha potuto
constatare che le direzioni del disgiunto che hanno penalizzato il candidato
Doria, sono state due: la prima e più consistente riguarda voti dati alla lista
PD in coalizione e la designazione del sindaco Musso.
L’altro flusso, con
caratteristiche prevalentemente locali (Valpolcevera e alcuni ponente) votata
la lista della Federazione della Sinistra, in coalizione, il voto al sindaco
andava a Putti del movimento 5 stelle. (considerando il risultato complessivo
della lista della f.d.s. questo disgiunto riportato per dovere di cronaca è
decisamente ininfluente).
L’andamento del voto sulla città
è stato variegato. Rispetto alle analoghe elezioni che al primo turno aveva
proclamato sindaco Marta Vincenzi quelle che erano le consolidate roccaforti
della sinistra hanno avuto una flessione che ha pesato sicuramente “un
ballottaggio”. Meglio il voto è andato
per Doria nei “quartieri bene”, Castelletto, Albaro, Foce.
Chi sostiene che il voto negato è
arrivato da quelle zone dove maggiormente si sentono gli effetti della crisi e
dove maggiore è il disagio sociale, con una risposta che è l’antipolitica, dice
solo una parziale verità.
Gli effetti della crisi si fanno
sentire pesantemente nei quartieri del ponente e Valpolcevera, ma è anche vero
che la conflittualità che si è aperta con la precedente giunta sui temi della
della vivibilità ambientale (gronda e ciclo dei rifiuti) ha scavato un solco
con lo zoccolo duro della sinistra genovese sanabile solo dalle “buone
pratiche”. Anche sul risultato della
lista del movimento 5 stelle è il caso di spolverare dei “comodi” luoghi
comuni. Una importante e preponderante quota dei voti è andata a Putti, in
quanto Putti, autorevole e coerente sostenitore delle lotte per la difesa del
territorio. A Genova, senza Putti, il movimento cinque stelle avrebbe lasciato
il posto ad una ulteriore percentuale all’astensionismo. A Genova, e già nelle
precedenti elezioni era stato evidente la sinistra popolare che non si
riconosce nei suoi partiti, si astiene.
Un altro elemento che ha
sicuramente pesato in quella differenza che ha impedito il superamento al primo
turno è la mancata adesione di Doria alla lettera d’intenti del comitato
dell’acqua per il rispetto dell’esito referendario. Analogamente, la
federazione della Sinistra è caduta nella contraddizione della candidatura
dell’ex assessore Senesi al ciclo delle acque che sicuramente non è rientrato
nelle simpatie dei comitati dell’acqua pubblica non rispettando l’accordo che
prevedeva la partecipazione alla riunione dell’ATO dei comitati dell’acqua, e
soprattutto di aver in quella riunione “segreta” aver deciso le nuove tariffe.
Per un futuro sindaco astemio,
l’acqua rischia di essere indigesta.
Sarà fondamentale per una futura
giunta di centro sinistra un risanamento nei rapporti con i quartieri operai e
popolari, altrimenti l’anatema lanciato dall’ex sindaco Marta Vincenzi che gli
operai non avranno rappresentanza rischia di tradursi nella realtà lasciando
veleggiare una svolta radical chic.
Concludo con due osservazioni
sullo spoglio delle schede. Una lettura delle preferenze evidenzia una
strutturazione del PD (disciplina di partito) che fu solo del PCI e della DC. I
consiglieri in comune e nei municipi, si evince dai numeri, sono quelli decisi
nei circoli e nelle segreterie. Considerando che le motivazioni non sono evidentemente più quelle
ideologiche, viene inevitabilmente da supporre che gruppi di interesse
intervengono in maniera massiccia nella determinazione della politica della
città.
In ultimo, ritengo che uno
spoglio che ha un annullamento di schede tra il 6 e il 7% rappresenta un dato
inquietante perché al di la delle schede annullate volutamente resta una
maggioranza di schede nelle quali forse troppo spesso viene esemplificata con
l’annullamento una volontà di voto dell’elettore. Credo che i presidenti,
segretari e scrutatori debbano necessariamente avere una preparazione più
adeguata.
Come già feci dopo le primarie torno a formulare i miei sinceri auguri a
Marco Doria, e che le mie riflessioni possano essere elemento positivo verso
una affermazione di quello che è definito un “vento nuovo”.Magazine Società
…Parlare di numeri può risultare
noioso e una inutile esibizione di conoscenza, per cui scriverò la mia sintesi
della mia lettura del risultato elettorale di Genova.
La coalizione che appoggia Marco
Doria supera il 50% mentre il candidato sindaco Marco Doria no. Conti
sbagliati? No. Voto disgiunto!
Chi è stato nei seggi ha potuto
constatare che le direzioni del disgiunto che hanno penalizzato il candidato
Doria, sono state due: la prima e più consistente riguarda voti dati alla lista
PD in coalizione e la designazione del sindaco Musso.
L’altro flusso, con
caratteristiche prevalentemente locali (Valpolcevera e alcuni ponente) votata
la lista della Federazione della Sinistra, in coalizione, il voto al sindaco
andava a Putti del movimento 5 stelle. (considerando il risultato complessivo
della lista della f.d.s. questo disgiunto riportato per dovere di cronaca è
decisamente ininfluente).
L’andamento del voto sulla città
è stato variegato. Rispetto alle analoghe elezioni che al primo turno aveva
proclamato sindaco Marta Vincenzi quelle che erano le consolidate roccaforti
della sinistra hanno avuto una flessione che ha pesato sicuramente “un
ballottaggio”. Meglio il voto è andato
per Doria nei “quartieri bene”, Castelletto, Albaro, Foce.
Chi sostiene che il voto negato è
arrivato da quelle zone dove maggiormente si sentono gli effetti della crisi e
dove maggiore è il disagio sociale, con una risposta che è l’antipolitica, dice
solo una parziale verità.
Gli effetti della crisi si fanno
sentire pesantemente nei quartieri del ponente e Valpolcevera, ma è anche vero
che la conflittualità che si è aperta con la precedente giunta sui temi della
della vivibilità ambientale (gronda e ciclo dei rifiuti) ha scavato un solco
con lo zoccolo duro della sinistra genovese sanabile solo dalle “buone
pratiche”. Anche sul risultato della
lista del movimento 5 stelle è il caso di spolverare dei “comodi” luoghi
comuni. Una importante e preponderante quota dei voti è andata a Putti, in
quanto Putti, autorevole e coerente sostenitore delle lotte per la difesa del
territorio. A Genova, senza Putti, il movimento cinque stelle avrebbe lasciato
il posto ad una ulteriore percentuale all’astensionismo. A Genova, e già nelle
precedenti elezioni era stato evidente la sinistra popolare che non si
riconosce nei suoi partiti, si astiene.
Un altro elemento che ha
sicuramente pesato in quella differenza che ha impedito il superamento al primo
turno è la mancata adesione di Doria alla lettera d’intenti del comitato
dell’acqua per il rispetto dell’esito referendario. Analogamente, la
federazione della Sinistra è caduta nella contraddizione della candidatura
dell’ex assessore Senesi al ciclo delle acque che sicuramente non è rientrato
nelle simpatie dei comitati dell’acqua pubblica non rispettando l’accordo che
prevedeva la partecipazione alla riunione dell’ATO dei comitati dell’acqua, e
soprattutto di aver in quella riunione “segreta” aver deciso le nuove tariffe.
Per un futuro sindaco astemio,
l’acqua rischia di essere indigesta.
Sarà fondamentale per una futura
giunta di centro sinistra un risanamento nei rapporti con i quartieri operai e
popolari, altrimenti l’anatema lanciato dall’ex sindaco Marta Vincenzi che gli
operai non avranno rappresentanza rischia di tradursi nella realtà lasciando
veleggiare una svolta radical chic.
Concludo con due osservazioni
sullo spoglio delle schede. Una lettura delle preferenze evidenzia una
strutturazione del PD (disciplina di partito) che fu solo del PCI e della DC. I
consiglieri in comune e nei municipi, si evince dai numeri, sono quelli decisi
nei circoli e nelle segreterie. Considerando che le motivazioni non sono evidentemente più quelle
ideologiche, viene inevitabilmente da supporre che gruppi di interesse
intervengono in maniera massiccia nella determinazione della politica della
città.
In ultimo, ritengo che uno
spoglio che ha un annullamento di schede tra il 6 e il 7% rappresenta un dato
inquietante perché al di la delle schede annullate volutamente resta una
maggioranza di schede nelle quali forse troppo spesso viene esemplificata con
l’annullamento una volontà di voto dell’elettore. Credo che i presidenti,
segretari e scrutatori debbano necessariamente avere una preparazione più
adeguata.
Come già feci dopo le primarie torno a formulare i miei sinceri auguri a
Marco Doria, e che le mie riflessioni possano essere elemento positivo verso
una affermazione di quello che è definito un “vento nuovo”.Possono interessarti anche questi articoli :
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