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Ogni tanto, io e il mio amico Brunn elucubriamo. Ci prendiamo piccole pause per andare a vedere i posti della nostra infanzia. Veniamo da posizioni geografiche diverse. Per questo ci attrezziamo, facciamo il pieno di metano alla mia macchina e partiamo. Brunin qualche tempo fa mi ha portato nel paese dove era aduso andare al mare. Alla piccolissima baia ci si accede per una stretta crosa che un tempo, mi ha specificato, era adornata di palme. Ora le palme sono state tagliate per far posto a panchine in ardesia e fioriere molto kitsch. Non è un caso isolato; forse anche il meno pacchiano. Quel paesino è molto suggestivo. Ci sono esempi molto, molto peggiori. Ciononostante, ci siamo armati di penna e carta libera, e abbiamo scritto al sindaco del paese per illustrare le rimostranze di due ospiti grati. È stata una fatica: ad un certo punto ci siamo incagliati su una banale disquisizione di punteggiatura. Per una persona che ci avesse visto, la scena non gli sarebbe sembrata molto dissimile dalla gag di Totò e Peppino (“Mettiamoci i due punti: è più categorico”, “Brunin, non fare il tirchio, mettici un punto e virgola”). Una faticaccia. Oltre un’ora per una lettera (Imbustata e affrancata con posta prioritaria) che compierà il tragitto di sola andata “cassetta della posta-cestino della spazzatura”. Perchè la storia è sempre la stessa.
Chi ha protestato, chi ha pianto per le bellezze perdute, non ha mai avuto udienza e soddisfazione. Non solo da chi governa la città, controparte perenne e perfettamente bipartisan, ma da chi, elettivamente, della bellezza e della sua tutela nell'ambiente doveva essere paladino e della bruttura strenuo oppositore. I verdi, tanto per dire, credo si chiamino Verdi e non Arancioni, per questa ragione. Ma gli ambientalisti della città sono stati impegnati per i molti decenni in cui gli alberi morivano in altre e ben più importanti battaglie.
Battaglie di lungo respiro e incertissimo successo. Battaglie adatte a consumare molte legislature e molti mandati politici di aspiranti leaders carismatici. Battaglie ideali trascinanti, molto adatte a non essere mai perse del tutto, mai vinte davvero. I platani abbattuti, le crose panoramiche distrutte, la speculazione edilizia in collina, parevano agli occhi di chi aveva la vista lunga, distrazioni pericolose, modeste battaglie che era possibile perdere o vincere nell'arco mortificante di un anno, di un mese, di una legislatura.
Personalmente penso che questo sia uno degli errori più stupidi e imperdonabili di un movimento ambientalista che, non a caso, in questo Paese non ha mai avuto né saputo conservare adeguati consensi tra i cittadini. I quali, io tra loro, non vogliono distinguere tra piccole e grandi battaglie quando è materialmente in forse la qualità della loro vita; della bellezza, della salute, del conforto della vita. Importano gli alberi delle scalinate, come i fumi cancerogeni, perché una vita decente o sofferente è fatta di tutte e due le cose, di cose quotidiane e questioni epocali. E le modeste battaglie, si dimostrano sempre solo apparentemente modeste. Il brutto, il malsano, il truffaldino, prediligono dilagare da piccole crepe...
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