Confesso un problema personale: non riesco più a fare a meno della lista Tsipras. Un tale coacervo di personalità così diverse, eccentriche e, come dire, nostalgiche - unite in modo piuttosto lasco dalla «lotta all’austerità» in ambito europeo – è un inedito. O meglio: si era già visto nell’ininterrotta sequela di partitini regolarmente rammendati in varie declinazioni dalla sinistra col pedigree, quella radicale o movimentista; quella rappresentata alle ultime elezioni da Antonio Ingroia (che oggi, ça va sans dire, supporta anch’egli L’Altra Europa con Tsipras). Ma l’effetto di straniamento è sempre lo stesso, così come la stessa, per l’osservatore esterno, è la sensazione riassumibile in un grezzo WTF.
In ogni caso, spesso i dispacci provenienti dai sostenitori italiani di Tsipras mi convincono a perseverare nel mio guilty pleasure. Oggi, ad esempio, un articolo presente sulla homepage del sito della lista recita un titolo tranchant: «Perché i cristiani devono votare Tsipras». Lo scrive tale Francuccio Gesualdi, il quale – approfondisco – è «attivista e saggista».
Dopo una rapida stropicciata ai bulbi oculari, decido di non essere vittima di allucinazioni e di iniziare la lettura. Dice Gesualdi nel suo incipit:
Le prossime elezioni politiche saranno un banco di prova. Per tutti, ma in particolare per i cristiani. Dovranno decidere se stare con Dio o con mammona. Per dirla con Papa Bergoglio, dovranno dimostrare se sono cristiani da pasticceria o seguaci di Cristo.
Anche questo è lista Tsipras, ecco: un “Non expedit” in controluce riadattato per un aperitivo progressista, tra uno strale barbaraspinelliano agli Stati Uniti e un vago e inattaccabile monito nei confronti delle lobby finanziarie. Siamo a tanto così dalle minacce di scomunica, ed è francamente fantastico. Specie per un movimento che si dichiara innovatore, a-ideologico e votato al famoso bene comune. E qui dalla mia pasticceria, per ora, è tutto.
Articoli sull'argomento:
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