«La relazione vera richiede gratuità e apertura. Suppone un atteggiamento positivo nei confronti del partner nel dialogo. Egli ha diritto alla mia benevolenza, fin dall'inizio!
Affinché l’incontro sia fruttuoso, devo anche abbandonare ogni tentativo più o meno cosciente di manipolarlo, e bandire ogni proselitismo, come anche Gesù l’ha bandito. Devo rinunciare a cercare di portare l’altro nel mio campo. Non dico che si debba abbandonare ogni desiderio di vedere l’altro che scopre il mio tesoro, la mia fede, e vi aderisce. Al contrario. Ma devo ammettere che anche il mio interlocutore musulmano nutra il desiderio che io aderisca alla sua fede. Questo fa parte della condivisione reciproca che sta al cuore dell’incontro e del dialogo.
Un hadith (tradizione attribuita al Profeta dell’islam) dichiara: «Nessuno diventa credente se non desidera per il suo prossimo quello che desidera per sé stesso». Posso illustrare il concetto con un’esperienza personale.
Quando ero professore in un collegio femminile nel Sud algerino, un giorno, dopo la lezione, un gruppo di ragazze adolescenti circondò la mia cattedra. Una di loro, la più coraggiosa, mi chiese quasi supplicandomi: «Signore, dica la Shahada» (la professione di fede musulmana). Le risposi di non poter tradire la mia fede, perché sono cristiano e mi sono incamminato sulla via di Gesù. E lei mi replicò, delusa e anche un po’ in collera: «Allora, professore, andrà a bruciare nel fuoco dell’inferno!». Ma una delle sue compagne si staccò dal gruppo ed esclamò davanti alle altre: «Ebbene, se lei sarà all'inferno e io sarò in cielo, wa Allah!, discenderò all'inferno per cercarla!».
Non mi lasciai impressionare dalle parole della prima, ma rimasi molto colpito dalla dichiarazione della seconda.
Avrei già un passaporto assicurato per il paradiso? Queste ragazze desideravano per me quello che a loro sembrava più prezioso: la fede musulmana.
Posso desiderare che l’altro condivida la mia fede, ma nel rispetto della sua scelta. Una cosa è il desiderio di vedere l’altro condividere il mio tesoro, un’altra è il tentativo di utilizzare la reciproca relazione e amicizia come un mezzo, un’esca, per convertirlo alla mia religione.
La conversione è opera di Dio, del quale non posso prendere il posto. Dio ci ha creati liberi ed è il primo a rispettare il mistero della libertà data all'uomo».
Monsignor Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaïa (Algeria), dal libro “Il deserto è la mia cattedrale. Il vescovo del Sahara racconta” (Editrice Missionaria Italiana, pagine 192, euro 13, prefazione di Guido Dotti)