il vero reality è quello che abbiamo dentro

Creato il 15 settembre 2012 da Plus1gmt

Anni di visioni cinematografiche e televisive hanno ampliato in modo incommensurabile il nostro immaginario, e se è vero che il bagaglio esperienziale che ne deriva riflette sceneggiature già fatte e finite e con il relativo indice di gradimento, il che riduce probabilmente la nostra fantasia e la nostra creatività, tutto ciò ci consente però di contare su una libreria di materiale clipart e footage senza limiti immagazzinato nel tempo e di sfoderarlo a nostra discrezione anche solo per autocompiacimento.

Quelle situazioni in cui si cammina per la strada, si scende da soli in ascensore, si è in casa in totale relax e si decide di trasformare quella manciata di istanti della nostra vita in qualcosa che abbiamo visto da qualche parte senza magari nessuno che ci sta guardando, perché in caso contrario risulteremmo poco credibili o al limite del risultare patetici. A chi non è mai successo, per esempio, di sorseggiare un bicchiere di cognac sulla poltrona preferita con il gatto sulle ginocchia e un buon libro in mano in una sera di inverno mentre fuori imperversa un temporale e tutto questo solo perché lo abbiamo letto in qualche storia d’altri tempi o visto in qualche sceneggiato in bianco e nero e abbiamo sempre sognato di farlo? E il solo pensarlo, dite la verità, vi fa venire quella pulsione che non so come definire se non come un filtro Instagram di realtà aumentata che è bello solo perché sembra esserlo, e che se si tratta un episodio di una serie tv di cui non ricordate il titolo può anche essere che state sperimentando una puntata pilota di un nuovo format.

Tanto che poi provate a farlo e anche se non vi vedete, non c’è uno specchio tantomeno un testimone che si stupirebbe del fatto che 1- avete comprato a sua insaputa una bottiglia di cognac con quello che costa 2 – bevete da soli senza chiedere 3 – cosa ci fai lì seduto e perché diavolo ti sei messo a leggere, c’è da stendere e così via, dicevo che anche se non vi vedete è bello comunque e sembra proprio come lo vedevate fare agli altri anche se magari poi il cognac è di qualità economica e così se ci fosse il testimone potreste comunque rassicurarlo che il vostro siparietto di relax domestico non va a incidere sull’economia famigliare.

Un altro classico è il tazzone di caffè americano con sigaretta mentre scrivete post tipo questo, o cose più serie e remunerabili e lo spero per voi, con un Mac Book Pro su una scrivania alla luce di una Arco Castiglioni accesa poco più in là. Già qui il product placement richiede un budget più impegnativo, ma va bene anche un lampadario Ikea in plastica come quello che ho messo io in cucina e che non supera i dieci euro e un qualsiasi pc, al limite se avete un cognato come il mio che è esperto di open source vi fate mettere su un sistema operativo che ha l’interfaccia tale e quale al Mac. E se ci sono altre complicazioni tipo che non vi piace il caffè americano o vi piace ma come me è meglio se non lo bevete per via della pressione alta e, soprattutto, non fumate, meglio cambiare canale.

Perché invece le situazioni collettive, come gli amici che sorseggiano l’amaro dopo aver salvato un cavallo che stava per morire, non vengono mai così. C’è qualcuno che gli scappa da ridere, ha mangiato troppo e allora gli ci vuole davvero l’amaro. O squilla il telefono e l’atmosfera è facile rovinarla subito. Per questo è preferibile goderseli da soli e mandare in onda questi remake casalinghi di situazioni da manuale quando ci capita o solo quando ne abbiamo voglia, ma sempre sotto forma di training autogeno, di cura per sé stessi  e per dimostrare che anche noi saremmo all’altezza di essere idealizzati da un pubblico, noi e il nostro ambiente, attori protagonisti di quella tv a circuito chiuso che poi facciamo vedere solo a chi vogliamo.



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