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Il verso delle Civette

Creato il 06 maggio 2011 da Andreag

[ recensione sgarrupata delle forme d'emozione attorcigliate ad un album meraviglioso ]
Sono sempre stato molto curioso e, fin da bambino, mi sono chiesto quale fosse il verso delle civette: ascoltandolo attentamente e soprattutto documentandomi scrupolosamente ho scoperto che esso suona più o meno come "cucumeo", ma caratteristico è il "ku-vitt ku-vitt ku-vitt" ripetuto diverse volte in rapida successione, molto squillante ed utilizzato come grido d'allarme.
Bene. E' un inizio, ma non è sufficiente a soddisfare la mia curiosità perchè Le Civette Sul Comò appartengono ad una specie differente che credevo, sbagliandomi, facessero ambarabaciccicoccò.
Eh no, le civette sul comò non emettono alcun verso, ma cantano versi poetici che fanno più o meno così: de ho ba tuba tidi da; quando non fanno festa con le lucciole allora emettono la carattestistica melodia canzonatoria: tuda tuda tuda ta ta!
La figura araldica della civetta assume il significato di prudenza, di silenzio e di vittoria. Più o meno quanto mi è accaduto quando è apparso tra le mie mani il disco civetta. Prudenza nel maneggiarlo, silenzio preparatorio e segno di vittoria al primo ascolto.
Ma andiamo con ordine:
Il primo ascolto e già d'eccezione alla regola d'oro che vuole che le cose preziose vadano assaggiate dall'inizio alla fine senza pause. Non ce l'ho fatta: invece di ascoltarlo d'un fiato sono andato subito (e per ben due volte) alla hidden track: Goodbye London è stata una tentazione troppo forte e non ringrazierò mai abbastanza Naif per averla inclusa finalmente in un album. :)
Poi mi sono tuffato nell'ascolto d'assieme:
Oh my God! Mammamia... il primo ascolto é devastante. Naif é un genio, uno splendido delicatissimo genio. Alcuni pensieri in fila così come mi hanno attraversato: alla consueta dolcezza ha aggiunto dei colpi di teatro che hanno reso dei bellissimi brani delle vere e proprie perle; un album ancora completamente diverso dai precedenti e, se possibile, sempre più bello; non riesco a dire quale pezzo sia migliore perché ognuno ha dentro un mondo... Meraviglioso.
Ora riposo con ancora degli eco che mi 'torturano': O ba tu ba didida... Lalailalla.... immensa Naif: gioia allo stato puro su cd e sicuramentate arrangiamenti con grande groove sul palco... non vedo l'ora ..... Lallalailala..... Non vedo l'ora di ascoltare gli arrangiamenti da concerto.
Domani il mio viaggio in auto verso il lavoro durerà il doppio ed al doppio del volume!
Accidenti che viaggio. Mi sono volutamente perso per Milano in auto per continuare ad ascoltarlo... E poi, passi verso il lavoro con ipod nelle orecchie (per me insolito perché mi piace ascoltare i rumori dei posti in cui cammino). Non confermo la prima impressione, ma la amplifico! Un disco bellissimo, di più... stupendo, adorabile.
E` l'Inferno! Gli inferi, quale celestiale infero. Chapeaux.
Se non prendo pausa le orecchie prenderanno il volo insieme all'anima.......
Pausa. Questo non é un disco per gente distratta.
I primi 5 pezzi ti stendono per la loro armonia; s'insinua la melodia e non ti lascia più. Tra questi non può sfuggire la toccante poesia che c'è dentro in Lasciami Sognare Un Po'.
Il brano che mi ha sorpreso maggiormente è 'L'Inferno'. Devastante.
Nell'Uomo Dalle Poche Parole ognuno di noi prova a cercarvi dentro un pezzo di se... tanto è l'orgoglio che ci mette dentro Naif.
Il nuovo arrangiamento di "Menestrello da Stapazzo" è spettacolare e aderisce un modo perfetto con il suono d'assieme del disco.
La Ville Lumiere è delicatezza che sfocia della successiva carezza di Annarosa. Qui il tempo si dilata e torna indietro... prima che ripassi il disco è finito ed Il Mio Anton Scorderò necessità un successivo riascolto (anche dopo aver assaggiato l'originale).
In generale un album che aderisce a pieno con il mestiere di Artigiana della Canzone.
Ora che l'ho ascoltato molto, confermo le prime impressioni: un album molto diverso dai precedenti, ma di qualità sempre più elevata. Più cantautoriale di Faites Du Bruit (che non suonava affatto così) e molto più uniforme di E' Tempo di Raccolto nonostante ogni pezzo contenga dentro un mondo; questa è una sensazione apparentemente contradditoria e che non so spiegare, ma di fatto è vera: il disco "suona d'insieme" in una sequenza di pezzi che ti aspetti proprio sistemati così... è la stessa sensazione che hai di un album dopo che lo ascolti decine di volte, la capacità di iniziare a canticchiare mentalmente il brano successivo mentre sta finendo il precedente; ecco, questo con Le Civette succede già al primo ascolto!!!
Nonostante ciò ogni pezzo contiene un mondo, ha dentro emozioni profondamente diverse dal precedente.
Seppur nel suo facile ascolto da disco pop perfetto é necessario metterlo in cuffia per dargli modo di farsi portare via con se e comprenderne le mille sfumature. Chi conosce Naif sa che gli arrangiamenti che lei gli donerà per il live saranno colmi di groove...... Quello che normalmente strega e sorprende tutti coloro che ascoltano un disco di Naif è la "presenza live". Più di un 'fans' mi ha già descritto questa 'sorpresa' di chi va per la prima volta ad un suo concerto: si aspetta un'Artista dolce e delicata e poco più ... ed alla fine, oltre a questo, scopre un 'animale' da palco sorprendente ed un groove che non si aspettava, una grinta da fare invidia ai rocker/funker più scatenati... per una esperienza di festa indimenticabile!
Continuando ad ascoltarlo mi vengono accostamenti a parole che s'incastrano perfettamente con l'essenza di questo album:
Vogliamo fare una canzone d'autore dalla struttura pop ma dai contenuti intreressanti. Essere impegnati significa evidenziare dei problemi, personali e sociali, trasponendoli in maniera comprensibile per tutti in musica.
(cit. Ettore Giuradei, il sovvertitore impegnato del pop)
E ancora...
L'estasi pop! L'estasi è sempre stata fraintesa come uscita da sé, mentre è semplicemente l'uscita dalla stasi di sé. Nelle esperienze di estasi - il sesso, i lampi di creatività , i colpi di fulmine, l'effetto che può fare la musica - non ci si allontana da sé, anzi si riconquista la propria essenza, il proprio senso, il proprio posto nel progetto biologico. Molto più che la rivendicazione di un piacere (perchè accontentarsi di così poco?), si tratta di un fondamentale principio evolutivo e vitale: le cose che ti rafforzano e ti espandono non possono mai e poi mai essere sublimate in una gabbia dorata.
[...]
Alla fine quello che fa la differenza - nei libri, nella musica, nelle relazioni, nei gesti quotidiani - è sempre la relazione che uno ha con la vita, quanto uno è in contatto immediato con i centri vitali e li sollecita, li accende, li espande.
(cit. Franco Bolelli, filosofo pop)
Franco Bolelli, scrittore e filososo pop, sostiene, nel suo libro più famoso (Cartesia non balla), che se la cultura pop è definitivamente superiore, più divertente, più sexy, più comunicativa, più globale non è semplicemente perché è più energetica ma perchè, quantomeno nella sua anima più sperimentale, è la sola cultura sintonizzata con i mutamenti che il mondo connesso e globale determina nelle nostre facoltà percettive, cognitive, sensoriali, neurologiche.
Quando si dice 'Sono solo Canzonette' o, per dirlo alla Rolling Stones, 'it's only R&R but i like it' si intende un concetto più profondo della musica che ti fa star bene e poi, se vuoi, ci puoi trovar dentro un pezzo di te.
Le Civette Sul Comò arrivano dritto al cuore.


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