Magazine Astronomia

Il Vesuvio dell’Astronomia

Creato il 15 febbraio 2016 da Media Inaf

19.02.2016, ore 20:00

«La fabbrica è meravigliosa. Non esiste un tempio di Urania simile… quest’Osservatorio è il Vesuvio dell’Astronomia». È quello che affermò l’astronomo Franz Xaver von Zach quando nel 1815 giunse a Napoli insieme al meccanico tedesco Georg von Reichnbach per consegnare la nuova strumentazione della Specola di Napoli.

L’Osservatorio che si stava costruendo sulla sulla collina di Miradois, per volontà di Gioacchino Murat, si arricchiva di un’importante collezione di strumenti per scrutare le stelle “nel Cielo più sereno d’Italia” e contribuire al progresso dell’astronomia, come recita il motto – Astronomiae Incremento – sulla monumentale facciata neoclassica dell’Osservatorio.

Tra quei cannocchiali, eleganti, solidi e precisissimi, c’era un circolo ripetitore (vedi immagine qui sotto), il primo strumento a essere collocato nella cupola est dell’Osservatorio il 17 dicembre 1819 da Carlo Brioschi, che la sera stessa compì la prima osservazione da Capodimonte: “α cassiopea sopra il polo”. Questo strumento, ritenuto oramai perduto, è stato ritrovato e restaurato e oggi ritorna in Osservatorio, negli spazi del MuSA-Museo degli Strumenti Astronomici, in una moderna struttura che riprende l’originale collocazione del circolo ripetitore. «Con perseveranza (e un po’ di fortuna)», racconta Massimo Della Valle, direttore dell’Osservatorio di Capodimonte, «è stato ritrovato un paio di anni fa completamente smontato e “disperso” nei diversi edifici del comprensorio. Lo abbiamo ri-assemblato, seguendo i disegni riportati sulle tavole del Brioschi, e restaurato restituendolo al patrimonio culturale della città e della storia dell’astronomia italiana».

La tavola del Circolo Ripetitore di Reichenbach & Utzschneider presente nei

La tavola del Circolo Ripetitore tratta dai “Comentarj Astronomici” di Brioschi

Insieme alla presentazione della nuova istallazione nel museo, verranno esposte le raffinate tavole create dall’estro e dalla passione dell’artista napoletano Christian Leperino. «Raccontare per immagini le origini dell’Osservatorio Astronomico di Napoli», dice Leperino, «mi ha portato a immergermi nei documenti e nelle immagini dell’epoca, elaborando una serie di disegni che nella loro iconografia accolgono ampiamente l’eco della storia».

Carboncino di Christian Leperino

La nave e le stelle, carboncino di Christian Leperino

Le suggestive tavole dell’artista napoletano si mescoleranno con le importanti opere antiche: dipinti, stampe e libri antichi installate nel Musa, tra queste il raffinato dipinto di Giuseppe Piazzi. Per collegare le vicende che hanno portato alla piena funzionalità dell’Osservatorio napoletano e le moderne sfide scientifiche, Piazzi è il personaggio che sintetizza al meglio questo concetto.

«L’astronomo valtellinese iniziò la sua carriera a Palermo e la concluse a Napoli», ricorda Ileana Chinnici dell’Osservatorio INAF di Palermo, «passando dalla scoperta del primo asteroide, alla realizzazione di un catalogo stellare fino al completamento della costruzione dell’Osservatorio di Capodimonte: tutti risultati scientifici che lo hanno fatto entrare nella storia dell’astronomia».

Nel giorno del 543esimo compleanno di Niccolò Copernico, il primo ad aver rivoluzionato l’astronomia conducendola nella modernità, una conferenza di Chinnici dal titolo “Piazzi e la scoperta dell’ottavo pianeta” ripercorrerà la fantastica avventura scientifica dell’astronomo. «In questa serata», anticipa l’astronoma a Media INAF, «parlando di Piazzi e della comune eredità che lega Palermo e Capodimonte, mi soffermerò in particolare sulla più nota delle sue ricerche: la scoperta di Cerere Ferdinandea».

Cerere è stato il primo corpo celeste del Sistema solare interno a essere stato identificato al telescopio, dopo la scoperta del lontanissimo Urano fatta da William Herschel nel 1781. Piazzi lo identificò la sera del primo gennaio 1801 dall’Osservatorio di Palazzo dei Normanni, mentre a Napoli il Vesuvio dava grande spettacolo e la città diventava non solo luogo di esperienza culturale ma anche scientifica. Di questo asteroide non si avevano immagini della sua superficie sino a qualche mese fa, quando la sonda spaziale Dawn l’ha osservato in dettaglio.

Nei prossimi mesi, l’Osservatorio che Piazzi ha reso operativo, “non vi essendo cielo più bello del Partenopeo”, lancerà un proprio strumento alla conquista di Marte, Dreams, proseguendo così un consolidata tradizione di studi sull’esplorazione spaziale.

Per partecipare all’evento:

Fonte: Media INAF | Scritto da Mauro Gargano


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog