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Il Viaggio

Creato il 02 gennaio 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli

Il Viaggio © by Libero Api

Molto prima che si diffondesse in Europa la moda del Grand Tour, alcuni uomini, animati da sete di conoscenza e spirito di avventura, realizzarono viaggi  precursori e annunziatori di tempi nuovi. A questa esplosione del vecchio modo di concepire la vita contribuì non poco il libero pensiero, categoria della mente che già si legge  in Montaigne.

Per il libertino, il mondo è un libro immenso a portata di mano, che si rivela nelle sue vere forme e postula la sostituzione totale dei valori correnti. Per il libertino, la gente che ragiona ancora secondo i vecchi schemi è fatta di “ingenui” ai quali è ormai venuto il tempo di “aprire gli occhi” Ecco perché il libertino, non quello settecentesco ma il libero pensatore che lo ha preceduto, viaggia e non può fare a meno di viaggiare: deve conoscere il mondo nei suoi aspetti più singolari e segreti, deve costruirsi con la nuova conoscenza le sue esclusive categorie interiori, deve conquistare la libertà attraverso l’esplorazione dell’esistente che è la sola realtà “solida” che egli possa riconoscere. A questo stato di cose molto contribuisce il cambiamento dei gusti in atto, la trasformazione della visione rinascimentale e statica del reale in fluida e mobile curiosità barocca.

«È del poeta il fin la meraviglia», diceva Marino, e in tali parole ritraeva tutta l’esigenza di novità che pervadeva il suo tempo, tutta la voglia di avventura, tutto il fascino dei nuovi liberi orizzonti: gli orizzonti, appunto, del libertino.

Il fervore della scoperta, le nuove meraviglie che viaggi, esplorazioni, letture mettono a disposizione, arricchiscono quotidianamente il bagaglio di conoscenze sempre più esteso dell’uomo del Settecento. L’intellettuale non può accontentarsi di registrarle nella sua mente, sente il bisogno di comprenderle, di catalogarle, di metterle in ordine in una visione coerente dell’esistere. Nasce allora l’esigenza di racchiudere in un unico scrigno immenso, in bell’ordine, la somma delle conoscenze e di non fermarsi lì, di continuare indefinitamente a ricercare e comprendere tutti gli aspetti dell’universo.

Anche nel viaggio questo atteggiamento crea una ventata di esplorazioni e di scritture che sono caratteristiche del pieno Settecento e si traducono in narrazioni-fiume, espresse in quantità di tomi sempre maggiori. Questi viaggi “enciclopedici” sono veramente la traduzione in termini odeporici dello sforzo intellettuale che si esprime nell’Encyclopédie. Gli autori, come i collaboratori di Diderot e d’Alembert, vogliono dire una parola definitiva su tutti gli elementi del sapere umano. Questi testi diventeranno le guide solide delle successive stagioni di viaggiatori.

Con il procedere del pensiero illuministico, nei giornali di viaggio del Settecento si fa strada sempre più insistentemente la propaganda filosofica e delle idee dei Lumi, venata di un accentuato anticlericalismo e an¬tipapismo, che troverà terreno fertile soprattutto nella seconda metà del secolo. Dall’inizio del secolo fino agli albori della Rivoluzione francese del 1789, nella varietà delle testimonianze si sviluppa in modo sensibile la riflessione illuministica, che diventa spesso la ragione principale del viaggio: verificare quanto le nuove teorie abbiano influenzato o possano influenzare la vita degli stati.

Se si considera il loro proliferare in un secolo in cui si fanno sempre più pressanti la “curiosità” del viaggio e una specie di nuovo “engagement” per la riforma di un modello politico, economico, religioso e sociale – quello dell’Ancien Régime, che appare obsoleto, ingiusto, inefficiente e poco conforme ai Lumi della ragione trionfante – si può facilmente concludere che in tutto il Settecento, ma particolarmente negli ultimi decenni del secolo, il “viaggio della Ragione” è stato un modulo molto seguito e molto importante per la trasmissione delle idee.

© Cirvi

© Fotografia by Libero Api


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