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Il viaggio della riconciliazione paterna ed ebrea

Creato il 17 aprile 2010 da Dylandave

Il viaggio della riconciliazione paterna ed ebrea

- Simon Konianski – 2010 – ♥♥♥ e 1\2 -

di

Micha Wald

Un ebreo filopalestinese che va in giro con una felpa che porta la stampa ad ampi caratteri del nome della capitale irachena Baghdad non è un personaggio che si vede spesso al cinema.  Ma questo è Simon Konianski un “giovane” quasi trentacinquenne ipocondriaco che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo e che, abbandonato per un aitante brasiliano dalla moglie ballerina, si ritrova a vivere senza un lavoro a casa del padre talvolta in compagnia  del figlio, in affidamento congiunto. Vive un costante rifiuto nei confronti dell’ ortodossia ebrea che la sua famiglia d’ origine ha e che spesso pretende di imporgli, forzandolo a trovare una brava ragazza ebrea (l’ esatto contrario della ex moglie ballerina e cristiana) e ad adeguarsi ai riti e le usanze del loro culto. La prima mezz’ ora del film di Wald ci descrive proprio il personaggio di Simon attraverso i suoi attacchi alla cultura ebrea e al rifiuto di quell’ educazione e quei riti che il padre (ora nonno) ha tentato di insegnare a lui e che adesso prova a tramandare anche al nipote. Dopo il film cambia quasi del tutto registro e diventa un road movie che sfrutta l’ improvvisa morte del padre di Simon che come ultimo desiderio prima di morire ha quello di essere seppellito in Ucraina accanto alla sua prima moglie segreta. E da questo momento inizierà il percorso di riconciliazione , dissacrante e ironico al tempo stesso, che Simon intraprenderà con la salma del padre, accompagnato dal piccolo figlio Hadrien e da una coppia di invadenti e buffi zii. Durante questo tragitto non mancheranno di certo i momenti di comicità rigorosamente ebraica e irriverente fatta di continui doppi sensi e sottili ironie sulle diversità dei punti di vista. E’ un ritratto di una bizarra famiglia quello che il regista Micha Wald produce accompagnato da una colonna sonora accesa e dai ritmi salseri così da introdurre con legerezza temi importanti come quello della relazione padre-figlio. Una relazione bigenerazionale quella della famiglia Konianski che non è solo tra Simon e il padre ma anche quella tra il piccolo Hadrien e il protagonista del film stesso. Glissando sulla drammaticità dell’ olocausto, questa volta relegata al ruolo di una favoletta nera raccontata al nipotino, Wald sceglie di giocarsi maggiormente la carta dell’ ironia per scherzare sui difetti della cultura ebraica, utilizzando il tema della morte come un simbolico ricongiungimento con quelle che sono le proprie origini. E’ proprio così che Simon avrà modo di ricercare un equilibrio tra quel rifiuto culturale che ha sempre visto come opprimente ( emblematica la visione del rabbino che quasi come un senso di colpa lo ammonisce dal cielo di raccogliere il talismano con le iscrizioni dei salmi di Salomone cadutogli per terra inavvertitamente) e quelle che sono le radici della sua stessa identità. Unica occasione di riconciliazione con se stesso, la sua vita e, se lo spettatore vorrà leggergli anche questo finale, con la moglie.

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