Il viaggio della sposa si presta facilmente a letture allegoriche (in particolar modo etiche e cristiane) che rischiano di allontanare il pubblico più smaliziato. In realtà, Sergio Rubini, Umberto Marino e gli altri sceneggiatori riescono nel tentativo di rendere il film equilibrato nella sua dinamica narrativa e nell'enunciazione di messaggi più o meno trascendenti, grazie a una buona accuratezza storica e a una precisione descrittiva inconsueta nel cinema italiano meno gettonato.
Regia e sceneggiatura evitano facili e sterili buonismi, non abusano di luoghi comuni, ma sono in grado di sintetizzare, laddove sono certi di essere compresi nelle semplificazioni cinematografiche, anche a costo di qualche eccessiva ingenuità (che pur non nuoce all'insieme). Gli attori recitano nel complesso bene (anche se ho trovato la Mezzogiorno più efficace in altri ruoli e Rubini abilissimo gigione, qua e là poco un po' forzato). Il film si avvale della musica di Germano Mazzocchetti e degli efficaci costumi di Maurizio Millenotti. A vederlo oggi, Il viaggio della sposa richiama titoli che lo renderebbero poco originale, ma che ne fanno, per l'anno di uscita (1997) e per i mezzi usati, una piacevolissima sorpresa del cinema italiano.