Magazine Talenti

Il viale e il fiume

Da Desian
Avete mai ascoltato - alle otto del mattino, sotto il cielo che è una cappa plumbea ma niente affatto fredda, nel riverbero di una luce tutta strana tagliata sotto le nuvole laggiù in lontananza, sul bordo di una piscina all'aperto che si fa largo tra il viale trafficato e il fiume -, avete mai sentito il fragore che fa una massa d'acqua presa a ceffoni da un intero branco di brufolosi ma vigorosissimi nuotatori sedicenni che si allenano?
Con quei corpi che, prima ancora di calare in acqua, s'attardano sul bordo e non sono né belli né brutti, non esageratamente muscolosi come quelli gonfi dei culturisti ma danno invece un'impressione nettissima: quella d'essere corpi ben piantati. Sani e forti.
Ché, se vi fosse capitato di sentirlo, quel fragore, vi rendereste conto così come ho fatto io (magari astraendovi un momento dai rumori circostanti) che c'è una sorta di eco in quel fragore di liquido che va in frantumi ad ogni bracciata. E' come un riverbero, un cristallìo chiarissimo che si rincorre, e se ti metti a guardarli mentre vanno avanti e indietro, avanti e indietro e avanti e indietro sul pelo di quell'acqua vagamente azzurrina e al cloro, sembrano tanti vagoncini lanciati a bomba verso un domani che si frange, e ritorna virando, sulla sponda opposta.
Perché quell'allenamento va proprio nella direzione del futuro, della speranza di cavar qualcosa da tanta fatica: una medaglia o tante, una raffica di articoli di giornale, i ricchi premi della federazione nuoto e, se va ancora meglio, una finestra televisiva magari dentro un qualche "grande fratello".
Io invece, che per mestiere amo distorcere le immagini o i pensieri che mi si parano davanti, li vedo ora come se fossimo in una piscina di Pechino o di Omaha, Nebraska, o come se fossero sotto le amorevoli cure di un trainer sovietico o tedesco orientale e mi sembrano gli stessi ragazzi che fanno gli stessi identici gesti. Stessa fatica, chissà.
Ma già settimana prossima, quando riprenderà la scuola, quella piscina alle otto del mattino resterà deserta, l'acqua al cloro ferma immobile sotto il telone di protezione. E quei ragazzi - fra solo qualche anno potrebbe toccare ad uno dei miei svegliarsi alle sette per andare a fare allenamento - torneranno a fare un'altra fatica forse più adatta alla loro età che cerca formazione alla vita, una strada per l'esistenza adulta.
Sui banchi di scuola, a cercare altri limiti, altri tempi, altri record e la massa d'acqua resterà silenziosa e nessuno guarderà là dentro.
E il viale rumoroso e il fiume continueranno a scorrere.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine