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Mi piace ricordare oggi il bell’incontro che ho avuto giovedì scorso a Belluno, con gli studenti delle scuole superiori locali, nell’ambito di una presentazione organizzata dall’associazione “Bellunesi nel Mondo”.
Una mattinata densa di messaggi, grazie anche ai tanti giovani talenti bellunesi, che attraverso Skype hanno lanciato messaggi fortissimi ai ragazzi che -nei prossimi anni- saranno chiamati a prendere decisioni importanti per la loro vita. Personale e professionale.
Uno splendido esempio di come il networking tra chi è partito e chi è rimasto può cambiare -nel piccolo- le cose. Di seguito ripubblichiamo l’articolo comparso su “Il Corriere delle Alpi”. Più sotto, il video integrale dell’incontro, per chi volesse rivivere con noi la mattinata.
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Nava agli studenti: «Diventate manager di voi stessi»
BELLUNO «Che la situazione attuale debba restare così com’è non è scritto da nessuna parte. Dovete modificarla voi, diventando motori di cambiamento. E studiate: ora più che mai è necessario che diventiate manager di voi stessi». Questi i due messaggi che Sergio Nava, giornalista e conduttore di “Radio 24”, emittente de “Il Sole 24 ore”, ha voluto lanciare ai ragazzi di quinta superiore ieri presenti all’Istituto Catullo di Belluno all’incontro organizzato dalla Associazione bellunesi nel mondo attraverso il social network Bellunoradici.net e la collaborazione della biblioteca dell’emigrazione Dino Buzzati, “Belluno senza frontiere” e “Scuole in rete”. Un incontro in cui Nava ha presentato il suo libro “La fuga dei talenti”. Un argomento, quello della “fuga dei cervelli”, più che mai attuale, «e non trascurabile», sottolinea il giornalista, «visto che secondo l’Anagrafe dei residenti all’estero ogni anno lasciano l’Italia circa 100mila persone. Di queste, il 45% è costituito dalla fascia di popolazione più produttiva, ossia tra i 20 e i 40 anni». Ad emigrare – un’emigrazione ovviamente diversa da quella di 60 anni fa, una “nuova emigrazione professionale” – sono più giovani uomini che donne. La destinazione preferita è la Germania, seguita da Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti, Argentina e Brasile. «Un’emigrazione molto più indipendente e “monade”», precisa Nava. «Da notare è come, secondo un questionario “ITalents”, solo il 13% dei giovani all’estero affermi che in Italia non vorrebbe più tornare». E ci sono due miti da sfatare: primo, che il fenomeno migratorio riguardi soprattutto il Sud. Nel 2011 infatti le Regioni che hanno visto più “fughe” all’estero sono state Veneto e Lombardia. Secondo, non ci si trasferisce in un altro paese solo perché gli stipendi sono più alti. Ma allora perché un giovane decide di lasciare l’Italia? «Soprattutto perché nel nostro paese vede poca meritocrazia e poca trasparenza nelle selezioni», spiega Nava, «ma anche poco dinamismo e una classe dirigente anziana. Ma soprattutto perché in altri paesi contano più i risultati su un posto di lavoro che le relazioni, di simpatia o conoscenza». In Italia vige ancora quindi il sistema delle raccomandazioni? «Più che in altri posti», evidenzia Sandra Alverà, ieri in collegamento tramite Skype, originaria di Cortina e da 7 anni a Bruxelles, «ma posso assicurarvi che non dovete scoraggiarvi e che le persone capaci alla fine vengono valorizzate». In collegamento con l’incontro, moderato da Franco Chemello, anche altri tre giovani bellunesi iscritti a Bellunoradici.net: Cristian Lira di Fonzaso, da 5 anni a Bristol; Elisa Vignaga di Cesiomaggiore, da 6 anni a Glasgow; Paolo Rizzardini, anche lui di Cesiomaggiore e da 8 mesi in Malesia. Valentina Pezzino, negli Usa per tre anni e ora tornata in Italia da uno, era presente in “carne e ossa” e ha raccontato la propria storia, consigliando ai ragazzi di fare un’esperienza all’estero, magari anche per riuscire a portare in Italia quanto imparato fuori. Martina Reolon
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