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Il demone del movimento, che apre invece la raccolta italiana “Il villaggio nero”, scandaglia la psiche di un uomo e la sua ossessione con rara tensione e rimandi psicanalitici, proponendo allo stesso tempo un’interessante variazione sul tema del doppio. Il demone del movimento è un’entità con una sua volontà, in grado di guidare le azioni di un uomo, di… possederlo. Ecco, questo racconto parla di ossessione, ma anche di possessione: il tema della ferrovia e del viaggio qui diviene una discesa metaforica nella paranoia e nella follia del protagonista Tadeusz Szygoń. Corriamo su una sfera che gira nello spazio, afferma Szygoń a un certo punto, intendendo dire che, per quanto moderni o veloci i treni possano essere, essi possono soltanto seguire binari già tracciati sul globo terrestre; la Terra, a sua volta, può solo girare su se stessa e seguire orbite già tracciate nello spazio; e così via. Quale influenza può avere persino la più sconcertante e favolosa velocità di un treno al suolo sugli effetti dell’assoluto movimento? Come criceti su una ruota, gli uomini possono solo correre in tondo restando incatenati al suolo, senza davvero decidere da sé dove andare. Szygoń è un uomo dai molti vizi (casinò, bridge, cavalli), ma l’unico nel quale indulge inconsciamente è anche il più inquietante: dalla natia Varsavia si ritrova in posti sempre diversi senza ricordare come né perché ci sia arrivato, perché dal momento della partenza a quello di arrivo viene colto da una misteriosa amnesia. In lui alberga il demone del movimento, quella stessa forza oscura che lo spinge a cambiare spesso casa, da un quartiere all’altro, e che egli ha sempre imputato alle sue origini gitane.
Se i sogni son desideri, i viaggi di Szygoń non sono tanto delle fughe, ma piuttosto l’espressione del desiderio impossibile di sfuggire alle leggi fisiche che vincolano l’uomo alla Terra e la Terra all’universo; lui, Szygoń, l’emblema di un individuo che, come l’Autore, non accetta i limiti umani fino alle estreme conseguenze; il personale ferroviario, che simboleggia questi limiti, la sua nemesi. Quest’avversione aumentava con il ripetersi delle sue “fughe” fantastiche, per cui provava vergogna, non tanto a causa della loro inutilità quanto, piuttosto, per il loro esser concepite su scala tanto misera.Un giorno, su un treno per Madrid, Szygoń si ritrova coinvolto in una spiacevole discussione con un capostazione; uno strano individuo che non pare neanche umano, tanto che sembra mutare (forse deliberatamente) davanti a suoi occhi. C’è uno scopo, un disegno preciso dietro quello che avviene, o è il caso a spingere quell’individuo, uomo o demone che sia, a sfidare Szygoń, deridendo le sue idee a proposito di velocità e di assoluto movimento, magnificando invece il treno e la tecnologia che avanza? Non lo sappiamo, ma nel momento di rottura, quello in cui il demone del movimento emerge prepotentemente, prendendo il sopravvento, le conseguenze sono terribili.
Novello dottor Jekyll, per una peculiare “nevrosi da treno” Godziemba, quando viaggia, perde la sua usuale timidezza per trasformarsi in un uomo non solo audace e amorale, ma perfino pericoloso. Non è un caso, quindi, che l’ultimo racconto “ferroviario” di cui parliamo oggi si intitoli Nello scompartimento.Il fato si compie un giorno in cui egli si trova a dividere lo scompartimento del treno con i Rastawiecki, una coppia di sposini. È notte fonda e Godziemba e Nuna, la moglie, vengono travolti dal demone del sesso. Come sotto un incantesimo, i due si lasciano travolgere dalla lussuria mettendo da parte non solo le regole del vivere sociale e del rispetto, ma anche le più elementari regole della prudenza. Com’è prevedibile vengono scoperti; nasce una colluttazione con Mieciek, il marito, e soltanto una volta sceso dal treno Godziemba, tornato in sé, si renderà conto dell’enormità di quanto è successo…Godziemba è un fanatico del treno la cui forza vitale, la psiche e la volontà si rafforzano e… mutano per effetto della velocità del treno ma che poi, a posteriori, si ritrova sempre più prostrato e indebolito da queste sovreccitazioni, proprio come un uomo in crisi di astinenza da droga: Un treno in corsa gli faceva lo stesso effetto della morfina iniettata nelle vene di un tossicomane.Un parallelismo molto interessante, quello suggerito da Grabiński, che esplora il concetto di slancio vitale portando all’estremo una prospettiva particolare e completamente nefasta già apparsa in altri racconti, ove i concetti di nevrosi, scissione e personalità deviate non sono certo una novità - perché l’impeto della vita esplora tutte le possibili direzioni dell’agire umano e l’uomo è pur sempre un animale (un animale “evoluto”) legato alla materia, perciò non è detto che questo avvenga solo nell’ambito della morale comune o della legge o della pacifica convivenza tra uomini. Di questo racconto esiste una traduzione in italiano, sempre a cura di Andrea Bonazzi, pubblicata dalla Hypnos.CONTINUA
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