Milano "Fiera degli oh bej oh bej"
Il Vin brulé
Vino rossouna stecca di cannelladue chiodi di garofanoscorza di limonezucchero:1 cucchiaio circa a persona
Quanto migliore sarà il vino, tanto migliore sarà la bevanda.mettere sul fuoco il vino con tutti gli ingredienti.Quando il vino bolle è pronto.Se lo si vuole moderatamente alcolico si accende un fiammifero sopra il recipiente
in modo da bruciare i vapori dell'alcool.
Il vin brulé è una bevanda calda diffusa in numerosi paesi e semplice da preparare.
In Europa centrale si consuma vin brulé soprattutto nel periodo dell'Avvento.
In Italia, soprattutto settentrionale, si trova sui mercatini di Natale, o, più in generale, preparato artigianalmente in pentole o termos e distribuito al pubblico durante le feste popolari del periodo invernale, compreso Carnevale.
Il predecessore del vin brulé è il Conditum Paradoxum dell'antichità.
Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l'Ipocras
(sinonimo: ippocrasso), e che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate
e per il sapore. Il vino cotto bevuto caldo poi, si diffuse soprattutto tra le popolazioni
alpine o comunque dei paesi europei freddi. Successivamente, si diffuse positivamente
in tutto il mondo, laddove occorre affrontare gelide giornate con una gradevole
e confortante bevanda calda.
CARLO PORTA(Milano 1775 - 1821)
Brindes de meneghin a l'ostaria per l'entrada in Milan de Sova S.C. Maistaa I.R.A. Franzesch Primm in compagnia de Sova miee l'imperatriz Maria Luvisa
Che Toccaj, che Alicant, che Sciampagn,
Che Tocai, che Alicante, che Champagne,
che pacciugh, che mes'ciozz forester!
Vin nostran, vin di noster campagn,
ma legittem, ma s'cett, ma sinzer,
per el stomegh d'on bon Milanes
ghe va robba del noster paes.
Nun che paccem del bell e del bon,
fior de manz, de vedij, de cappon,
fior de pan, de formaj, de butter,
no emm besogn de fà el cunt coj biccer,
e per quest la gran mader natura
la s'è tolta la santa premura
de vojann giò de bev col boccaa
fior de scabbi passant e salaa,
fior de scabbi mostos e suttir
di nost vign, di nost ronch, di nost fir.
Vin nostran, vin nostran, torni a dì,
de trincà col coeur largh e a memoria,
chè di vin forestee la gran boria
per el pù la va tutta a fornì
in d'on pôff, fumm e scumma, e bott lì!
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Brindisi meneghino all'osteria per l'entrata in Milano di Sua Cesarea Maestà Imperiale Reale Austriaca Francesco Primo in compagnia di sua moglie l'imperatrice Maria Luisa.
che intrugli, che misturazze forestiere!
Vino nostrano, vino delle nostre campagne,
ma legittimo, ma schietto, ma sincero,
per lo stomaco d'un buon Milanese
ci va roba del nostro paese.
Noi che pappiamo del bello e del buono,
fior di manzi, di vitelli, di capponi,
fior di pani, di formaggi, di burro,
non abbiamo bisogno di fare il conto coi bicchieri,
e per questo la gran madre natura
si è tolta la santa premura
di vuotarci da bere col boccale
fior di vini digeribili e frizzanti,
fior di vini pastosi e leggeri
delle nostre vigne, delle nostre terrazze, dei nostri filari.
Vino nostrano, vino nostrano, continuo a dire,
da trincare col cuore largo e a memoria,
perchè la gran boria dei vini forestieri
per lo più va tutta a finire
in un puff, fumo e schiuma,
e basta!