A distanza di tempo e proprio quando il clamore eccitante della festa si è attenuato, ecco che arriva la “rivelazione shock” che può riportarlo temporaneamente in vetta agli interessi del pubblico, nei prossimi talk show.
Mauro Marin ha deciso di affidare alla carta il suo lato oscuro, ha scritto un libro dal titolo: C’è qualcosa che non vi ho detto – nel quale rivela di essere affetto da schizofrenia affettiva bipolare della personalità. Malattia che necessita di un trattamento sanitario obbligatorio.
Il personaggio che rispecchia benissimo le esigenze dell’eccessiva spettacolarità del nostro tempo afferma con il suo solito candore: “In manicomio, le giornate sono tutte uguali. Mi sarei potuto lanciare dal terzo piano o buttarmi sotto un treno”.
Invece ha deciso di partecipare al reality ed ha pure vinto!
Mauro, specchio di una moderna cultura dell’eccesso che domina nella nostra società, ci obbliga a fermarci un momento e riflettere sul fenomeno preoccupante (a parer mio), che tutto risponde ed è soggetto alle regole ossessive dell’apparenza e della visibilità forzata, che diventa il vero e unico obiettivo da raggiungere (in mancanza evidentemente di più sostanziali idee).
Il nostro bisogno di comunicare e di sentirci socialmente insieme, ci ha portato a celebrare la potenza comunicativa del business mediatico. Ogni cosa, ogni respiro, ogni esistenza trovano il loro senso nell’essere comunicate, raccontate, condivise, discusse, diventando il metro del “successo” esibito e mostrato. Questo eccesso di comunicazione drogata, questo bisogno sfrenato di mettere a conoscenza di tutti ogni pensiero, ogni sentimento, ogni azione, ogni fremito individuale, dimostra drammaticamente che non esiste alcuna comunicazione vera, che la solitudine forzata e il ripiegamento su sé stessi, costituisce la realtà.
“Il suo percorso tra provini, visite e test è stato uguale a quello di tutti gli altri concorrenti e alla fine come loro è risultato idoneo”. Idoneo per cosa? Per diffondere un modello di uomo instabile, insicuro, incapace di relazionarsi con una donna e con gli altri membri del gruppo, aggressivo e inconcludente, ma pieno di soldi vinti al Grande Fratello?
Propongo come antidoto a questa ottica fredda e calcolatrice, l’educazione a una nuova cultura della moderazione, fatta di equilibri e riscoperta dei reali valori umani. un nuovo piacere della moderazione contro gli eccessi che consenta di godere appieno della bellezza del vivere umano.
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