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Il vino è in “rosso”

Creato il 27 maggio 2011 da Mondozio

 

Il vino è in “rosso”

 

Si è da poco concluso Vinitaly e stando a quello che si è sentito il settore vitivinicolo godrebbe di buona/ottima salute. Potenza dei media che vogliono farci pensare quello che viene bene a loro. In realtà la situazione è pessima. Bastano un paio di dati:
- la superficie nazionale vitata nel giro di pochi anni ha perso 10/15mila ettari;
- e negli ultimi 30anni in Italia si è praticamente dimezzato il consumo procapite di vino.
Questo dice già tutto.

Aggiungiamoci pure che il mercato interno è sempre più in mano a un numero sempre più ristretto di aziende che vendono il prodotto a prezzi appena appena superiori al succo d’arancia (10-20centesimi il cartone).
Insomma si va di fatto verso un latifondismo industriale con margini in calo.

Ovviamente un paese che beve a tavola poco e male è un paese dove aumenta l’eccessivo consumo di alcolici a livello giovanile con nefaste conseguenze oggi nei week-end, e domani poi i fegati presentaranno il conto alla collettività.

Quello che importa alla politica pare essere uno zero virgola all’etilometro… si vendono per quattro multe mentre nel ristorante medio pochi si permettono una bottiglia da 10/30euro di cui poi possono berne un bicchiere solo onde evitare di lasciare alla stradale soldi e patente.

A grandi numeri stiamo in piedi grazie ad un aumento dell’export che però non riguarda tutti i vini, piuttosto premia i marchi. Del resto non venitemi a dire che un americano o un cinese può cogliere la differenza tra un vino e un’altro. Poche storie, conta l’etichetta e se hai un ristorante con carta dei vini certi li devi avere per forza, altri non sono necessari. Dipende tutto dalla fama, dal marketing. Non a caso la Sicilia, ormai prima regione italica del settore, si sta aggrappando al marchio dop per il suo vino trainante e a Verona ne è stato esposto il logo in sfarzosa pompa magna.
Insomma è facile servire un servizietto per cui tutto va bene. Dipende chi vai ad intervistare. Un pò come se per conoscere lo stato di salute dell’auto in Italia si andasse a basarsi su quello che dicono in casa Ferrari.

A numeri reali stiamo in piedi grazie a:
- contributi comunitari;
- manodopera straniera;
- conduzioni familiari;
- finanza creativa (che sta arrivando anche qui leggasi valori di magazzino legalmente ok ma poi in pratica assolutamente irrealistici).Rumors&Risparmio

 


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