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Il vino, il volley e gli obsoleti

Da Trentinowine

Forse avevo preso la mira giusta, l’altro giorno, quando sottolineavo la fragilità, sul piano culturale, del Festival del Vino Trentino. E me ne sono convinto ancor più oggi quando ho ricevuto l’invito (niente meno che RSVP) a partecipare all’inaugurazione della Kermesse (una Kermesse, appunto), che animerà Trento in questa fine di settembre.

L’apertura delle danze, infatti, non è stata affidata al vino – ad un dibattito sul vino, ad una degustazione, ad una visita in cantina, ad un verticale di Giulio – ma, udite udite, ad una “sfida ai fornelli con i campioni della Trentino Volley“. Il vino, in questa giostra contemporanea dove conta più l’apparire dell’essere, la forma della sostanza, in questo drive-in da anni Ottanta, il vino, dicevo, a cui pure è dedicato il festival, passa in second’ordine, anzi in ultimo ordine:Seguirà brindisi negli spazi del Ristorante La Trentina“. 

Perdonatemi, ma non capisco. Forse sono vetusto, forse sono obsoleto. Ma continuo a non capire: non capisco perché l’immagine di un festival del vino venga affidata ad una gara di cucina sotto le stelle condotta da una squadra di volley.

D’accordo la contaminazione, d’accordo il meltin pop, d’accordo tutto: ma a tutto credo c’è un limite. Altrimenti tutto diventa un minestrone. Alla trentina. Naturalmente.


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