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Il vischio, pianta sacra agli antichi, simbolo portafortuna del Nuovo Anno

Creato il 31 dicembre 2013 da Altovastese

vischio viscum albumStoria, descrizione, mitologia e utilizzi di una delle piante più venerate sin dall’antichità.

Sono molte le piante sacre che nel periodo delle festività natalizie decorano le case di tutto il Mondo: l’Agrifoglio, l’Abete (bianco o rosso), il pungitopo, la stella di Natale ma anche l’Elleboro, l’Alloro, la Rosa canina, la Gaggia.

Probabilmente, però, la pianta simbolico/magica più importante legata all’arrivo del nuovo anno è il vischio. E’ una pianta considerata sacra da tempo immemorabile e di grande rilievo nella mitologia dei popoli centroeuropei. Al vischio sono legate moltissime leggende e superstizioni.  E’ offerta come pianta augurale e propiziatrice, grazie alla tradizione che lo indica capace di allontanare i malefici, da qui deriva l’usanza nordica di offrire il vischio all’inizio dell’anno.

Mitologia. Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, ci dice che “I Druidi non consideravano niente di più sacro del vischio e dell’albero su cui esso cresce, purché di tratti di un rovere (robur). Già scelgono come sacri i boschi di rovere in quanto tali, e non compiono alcun rito religioso si non hanno fronde di questo albero (…). essi ritengono ritengono tutto ciò che nasce sulle piante di rovere come inviato dal cielo, un segno che l’albero è stato scelto dalla divinità stessa. Peraltro il vischio di rovere è molto raro a trovarsi e quando viene scoperto lo si raccoglie con grande devozione: innanzitutto al sesto giorno della luna (che segna per loro l’inizio del mese e dell’anno e del secolo, ogni trent’anni) e questo perchè in tal giorno la luna ha già abbastanza forza e non è a mezzo. Il nome che hanno dato al vischio significa “che guarisce tutto”. Dopo aver apprestato secondo il rituale il sacrificio e il banchetto ai piedi dell’albero, fanno avvicinare due tori bianchi a cui per la prima volta sono state legate le corna. Il sacerdote, vestito di bianco, sale sull’albero, taglia il vischio con un falcetto d’oro e lo raccoglie in un panno bianco. Poi immolano le vittime, pregando il dio affinché renda il dono (il vischio) propizio a coloro ai quali lo hanno destinato. Ritengono che il vischio, preso in pozione, dia la capacità di riprodursi a qualunque animale sterile, e che sia un rimedio contro tutti i veleni”.

Perché il vischio è il simbolo di augurio del nuovo anno?

Il vischio quercino in inverno perde le foglie. Il vischio comune, invece, è sempreverde

Il vischio quercino in inverno perde le foglie. Il vischio comune, invece, è sempreverde

Nella cultura e tradizione popolare il vischio è sempre stato un potente simbolo di rigenerazione, di vittoria della vita contro la morte. Durante l’inverno, quando l’albero sembra morto, il vischio ha foglie di un verde dorato intenso, ed è allora -novembre-dicembre- che i suoi frutti sferici, traslucidi e biancastri, arrivano a maturazione.  Ne “Il ramo d’oro” il grande antropologo scozzese James Frazer scrive a proposito del vischio “D’inverno gli adoratori dell’albero dovevano salutare la vista del fresco fogliame fra i rami nudi, come segno che se la vita divina non animava i rami, sopravviveva nel vischio, come il cuore di chi dorme batte ancora quando il corpo è inerte

Si capisce di conseguenza il perchè il vischio è legato all’anno nuovo. Lo stesso nome di San Silvestro, che si festeggia l’ultimo dell’anno, secondo J. Bross, appare perfettamente adatto a una festa che commemora la sopravvivenza dello spirito della foresta sotto forma di vischio. L’usanza del Gui-l’an-neuf (il Vischio dell’anno nuovo) è rimasta viva in tutte le province francesi. Ancora oggi a San Silvestro a mezzanotte, nel momento preciso in cui comincia l’anno nuovo, in Francia è d’uso scambiarsi gli auguri con un ciuffo di vischio guarnito di frutta.

Il vischio come pianta medicinale. 

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Plinio il Vecchio nel libro dedicato ai medicamenti ricavati da piante, ci racconta che “il vischio più efficace sia colto quello colto nella prima fase della luna sulle roveri, senza usare strumenti di ferro e senza fargli toccare terra: guarirebbe gli epilettici ed aiuterebbe le donne a partorire se ne portano addosso un po’; infine avrebbe un’azione efficacissima sulle piaghe su cui va messo dopo averlo masticato”.

La credenza riferita da Plinio secondo cui i Galli chiamavo il vischio “quello che guarisce tutto” si è conservata in diversi dialetti celtici: in irlandese il vischio era detta utile i ceadh e in gallese oll-iach, cioè “panacea“.

Il Botanico P. Lesson, riferisce che ancora nel diciannovesimo secolo  il vischio, preso in infusione, era ritenuto un rimedio universale ed utilizzato per curare anche le malattie più gravi.

La credenza secondo la quale il vischio potesse guarire l’epilessia si è conservata fin quasi ai giorni nostri in Svezia, in Germania e in Inghilterra, così come in alcune province francesi. Se ne trova anche traccia nel “ballo di San Vito” – che in Francia viene chiamato “di Saint-Guy“. L’epilessia, secondo la credenza popolare, guariva per intervento di San Guy o Vito, protettore degli epilettici. Ed infatti vit è l’antico nome francese del vischio e che oggi si dice appunto gui. In Inghilterra e in Olanda fece parte della farmacopea fino al diciotessimo secolo.

Attualmente sappiamo che il vischio possiede importanti proprietà terapeutiche antitumorali scoperte già nel 1926. L’utilizzo del vischio è consigliato anche durante il trattamento chemioterapico e nel periodo post-operatorio, per stimolare le difese dell’organismo e per rafforzare l’azione dei farmaci antineoplastici. La ricerca scientifica ha confermato che la pianta avrebbe degli effetti da non sottovalutare in alcuni tipi di tumore in particolare, come quello polmonare, del pancreas, del colon-retto, mammario e cervicale.

Ha, inoltre, interessanti effetti terapeutici sul sistema circolatorio, per contrastare l’arteriosclerosi, per i problemi gastrointestinali, contro lo stress e nelle affezioni respiratorie.

La pianta è conosciuta nella medicina popolare per le sue proprietà ipotensive e diuretiche.

In Abruzzo l’infuso vinoso di foglie e rami giovani era impiegato contro l’albiminuria; l’infusione vinosa delle foglie secche era impiegata nell’arteriosclerosi.

Controindicazioni. Occorre ricordare che il vischio possiede anche una certa tossicità, per cui non si deve esagerare nella sua assunzione. In genere le bacche vengono considerate più tossiche rispetto alle foglie e agli steli.  In alcuni casi di assunzione possono verificarsi reazioni allergiche e nei casi più gravi, shock cardiovascolare. Le bacche se ingerite in abbondanza possono provocare vomito e diarrea.

Le 2 specie di Vischio presenti in Italia

In Italia sono presenti, allo stato spontaneo, 2 specie di vischio: il Vischio quercino e il Vischio comune (o bianco). Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su queste interessanti piante, assai diffuse nel nostro territorio.

Loranthus europaeus
Vischio quercino (Loranthus europaeus)

Etimologia. Il termine generico Loranthus deriva dal greco loron = cinghia, laccio, frusta, con allusione alla forma dei petali.

E’ una specie emiparassita sui rami delle Querce caducifoglie, raramente su Castagno, Faggio e Olivo dai quali, tramiti austori (radici modificate), trae acqua e sali minerali. Vegeta fino ad 800-1000 m di altitudine e la diffusione è operata dagli uccelli, soprattutto tordi assai golosi delle sue bacche.

Distribuzione. Europa centro-meridionale, Asia minore. In Italia è presente in tutta la penisola dall’Emilia in giù, oltre che nel Triestino e in Sicilia. In Abruzzo la specie si rinviene in tutta la regione, dalla fascia collimare vicino alla costa, fin oltre i 1000 m. Finora è stata osservata su Roverella, Cerro e Castagno.

Utilizzi. Molto antica è l’utilizzazione delle bacche per preparare una sostanza vischiosa (pania) usata per catturare piccoli uccelli.

Descrizione. Arbusto dioico emiparassita, lungo fino ad 80-100 cm, con numerose ramificazioni dicotomiche; i rami sono piuttosto fragili, con corteccia bruno grigiastra. Le foglie sono caduche, verde-scuro e cuoiose, ellittiche o oblanceolate, lunghe fino a 25 mm e larghe fino a 10 mm circa, con una nervatura principale ed alcune secondarie. I fiori sono piccoli (3-4 mm), giallo-verdicci, riuniti in cime lunghe 1-3 cm. Fiorisce ad aprile-maggio. Il frutto è una bacca gialla, sferica, di 6-10 mm di diametro. I frutti maturano a novembre-dicembre. Forma biologica: fanerofita epifita

viscum album
Vischio comune (Viscum album)

Descrizione. Arbusto dioico emiparassita sempreverde, lungo fino a 70-80, molto ramificato, di aspetto complessivo globoso, eretto o più o meno pendulo. I rami sono verdi, cilindrici, biforcati e ingrossati ai nodi. Le foglie sono sempreverdi, opposte, sessili, lanceolate-spatolate (lunghe 3-6 cm, larghe 1,5-3 cm), coriacee, a nervature parallele. I fiori sono piccoli, verdicci, sessili, riunite in fascetti. Fiorisce da marzo a maggio. Il frutto è una bacca sferica, bianco perlacea, di 5-10 mm di diametro. I frutti maturano a novembre-dicembre. I frutti sono tossici. Forma biologica: fanerofita epifita.

Ecologia. Vive da emiparassita, come il Vischio quercino, sui rami di vari alberi e arbusti (Peri, Meli, Mandorli, Aceri, Biancospini, Pini, Abeti, ecc). Si rinviene fino a 1000-1200 m di altitudine. La diffusione dei semi è affidata agli uccelli che si nutrono delle sue bacche e che li depongono direttamente sfregandosi il becco sui rami o indirettamente tramite gli escrementi.

Distribuzione. Europa, Asia centro-orientale, Asia minore e Africa nord-occidentale. In Italia è presente in tutta la regione. In Abruzzo è una specie comune. E’ particolarmente frequente in provincia dell’Aquila. Nel vastese è poco frequente, la specie parassitata è soprattuto il melo. Nel vastese è molto più comune il Vischio quercino per l’abbondanza di vecchie e grandi querce.

Il vischio è dannoso per le piante ospiti?

Un attacco di vischio può avere varie conseguenze in un albero:

• un attacco massiccio può rallentare l’accrescimento sia in altezza che in diametro dell’albero parassitato
• sviluppandosi su un tronco il vischio si ancora con i suoi austori che creano delle cavità nel legno diminuendone così il valore. Le tracce della presenza del vischio sulla parte commerciale del tronco sono generalmente dovute ad infezioni subite dall’albero stesso in giovane età
• un grave attacco di vischio può contribuire insieme ad altri fattori al deperimento di certi alberi.
Occorre considerare, però, che i frutti e i semi del vischio sono un prezioso alimento per molti uccelli durante il periodo invernale. D’altra parte questa pianta ha bisogno degli uccelli per assicurare la disseminazione e la germinazione dei semi. Gli uccelli infatti beccando il pericarpo delle bacche lo fessurano e favoriscono la fuoriuscita delle plantule che altrimenti da sole non sarebbero in grado di forarlo, avendo questo una consistenza simile al cuoio. Perciò il vischio rappresenta una importantissima fonte trofica per gli uccelli, essenziale nel complesso (e per certi versi ancora sconosciuto) sistema ecologico del bosco. Per tale ragione, come nel caso dell’edera altra pianta utilissima per l’ecosistema boschivo assurdamente decimata, non deve essere assolutamente tagliata se non nei casi strettamente necessari. 

Articolo di: Ivan Serafini

Con la speranza che il Nuovo Anno possa iniziare nel migliore dei modi, lo staff di altovastese.it augura a tutti i lettori e visitatori uno splendido 2014!

TANTI AUGURI di BUON ANNO!

 


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