La lunga diatriba del popolo italiano sull’Oscar a Paolo Sorrentino e alla sua Grande Bellezza è (finalmente) giunta al termine. Dopo settimane passate a controbattere sulla qualità o meno del film, sinceramente ancora non si è capito, tra le varie opinioni del pubblico, se questa statuetta al lavoro del regista napoletano sia meritata (in tal caso i commenti sono ben accetti). Una cosa è certa: Sorrentino a riportato sotto i riflettori internazionali il cinema italiano, che da tempo si ritrovava nascosta dall’ombra indiscussa della macchina hollywoodiana. Gli americani, dopo la visione del film, sono rimasti folgorati dalle immagini proposte dall’autore, il quale ha dichiarato in varie interviste di aver preso spunto dai capolavori del cinema italiano anni ’60 di Federico Fellini (La dolce vita e 8 1/2). La somiglianza tra questi due non sta tanto nella qualità del film (che è pur sempre un giudizio soggettivo), quanto nell’accoglienza finale dei loro lavori. Entrambi hanno avuto contro critica e pubblico per i temi proposti e per la minima presenza di una narrazione lineare. Tuttavia l’accostamento a Fellini e la trattazione di un tema così globale come la decadenza dei valori ha certamente influito sul successo oltreoceano e sulla decisione degli Academy di conferirgli l’Oscar.
La domanda sorge spontanea. In tutto questo discorso dov’è la svolta? In fin dei conti nel cinema c’è sempre stata la logica della suddivisione dei film in “bello” o “brutto” e del successivo schierarsi nell’uno o nell’altro gruppo. La novità arriva dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha finalmente capito l’importanza della cultura come strumento di crescita economica. Non basta solamente investire, ma c’è bisogno anche di esportare i prodotti culturali che l’Italia ogni anno produce per ampliare il pubblico potenzialmente interessato ad andare al cinema. E lo fa con la collaborazione tra l’Istituto Luce Cinecittà e l’azienda americana Emerging Pictures, il quale porterà negli Stati Uniti cinque lungometraggi italiani che si sono contraddistinti l’anno scorso sul panorama nazionale: il vincitore dell’Oscar La Grande Bellezza, il film di Valeria Golino Miele, l’ultimo lavoro di Bernardo Bertolucci Io e te, il controverso e interessante lavoro di Marco Bellocchio Bella Addormentata, e L’intrepido di Gianni Amelio. “Il cinema italiano ha sempre catturato il pubblico americano sin dai tempi di Fellini, Pasolini, Visconti, De Sica and Rossellini” dichiara il dirigente dell’azienda statunitense Ira Deuchmann e lo scopo di questo accordo è di “creare un iniziativa di marketing che permetterà ai nuovi film italiani di accedere all’interno del mercato americano e contribuire a creare un pubblico nuovo”.
Fonte: variety.com