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IL VOLO di Loretta Buda

Creato il 12 agosto 2011 da Viadellebelledonne

Giulia vola incontro al mattino in un cielo che si tinge di rosa, mentre il buio si affila in una lama sottile: un confine fra il cielo di sopra e quello di sotto. Sono le 5, da quell’altezza, in un’ apparente immobilità, immagina un cielo sotto e un cielo sopra, lei è lì, nello spazio intermedio che si tinge di azzurro, guarda compiaciuta lo strato di nubi che sta sorvolando e che per la prima volta osserva dall’alto in basso; un cambio di prospettiva con impatto visivo ed emotivo. Si muove in un cielo diviso: in basso le nubi bianche, di fronte la distesa azzurra e in alto un cielo cobalto. La quotidianità raggiunge i suoi pensieri e contrappone, l’innocenza del bianco visto dall’alto con la faccia arcigna e grigia dedicata alla Terra. Stacca gli occhi dal cielo , li chiude , è inquieta , ma sa benissimo che il suo turbamento non muove da quel diverso modo di guardare il mondo, un altro mondo è dentro di lei; lo sente vorticare nel corpo immobile e fermo come il volo dell’aereo. In lei si agita qualcosa, un animale imprigionato che cerca una via d’uscita, ma lei lo frena e lo contiene, non sa cosa potrebbe accadere se gli lasciasse spazio; a quel punto nessuno sarebbe capace di contenere lei che è lì, sola fra tanti. Apre nuovamente gli occhi e vede, in candida trasparenza, la luna posata sull’ala dell’aereo. E’ la stessa luna diurna che a casa, nel cielo del mattino,la sorprende e la commuove con la sua aristocratica distanza; qui, vista di fronte, le appare un’ordinaria geometria. Ancora una volta il diverso modo di guardare modifica anche i suoi pensieri, ma non vuole pensare, facendolo la bestia che trattiene dentro riprenderebbe a muoversi. Apre il libro abbandonato sulle ginocchia riprende la lettura ma le parole scorrono in una sequenza sorda e muta. Rinuncia, preferisce guardare fuori, il cielo è un immenso libro che può guardare senza pensare. L’aereo attraversa banchi di nubi spesse e compatte, nubi che in un attimo perdono la loro infanzia in un cielo che alterna squarci di azzurro a residui di oscurità. L’altitudine, la luce, il volo, l’azzurro le fanno tornare pensieri bambini. Quando era piccola, in tanti, le dicevano che Dio era in cielo, e lei, quando guardava lassù lo immaginava seduto su una nuvola in compagnia degli angeli. Ora si trova a cercare, con la stessa ingenuità di allora, gli angeli fra le nuvole. Dio no, non può essere a quella quota, sarà sicuramente più in alto, nel cielo di sopra. Nell’ingenuità delle sue divagazioni si convince che, vedendola all’opera, un giorno Dio avrà sentenziato: -Dalla teoria alla pratica! La diversità è un valore? Dimostralo! Questi pensieri la fanno sorridere, gli angeli non li ha visti e Dio neppure, ma Lui ha ben altro da fare che muovere rivalse nei suoi confronti. Quella bestiola che trattiene dentro sembra essersi appisolata, ora può arrendersi a quei pensieri che fino ad ora aveva allontanato. Pensa a Giuseppe e a Souad, ancora non riesce a pensarli all’unisono; prima c’è lui, poi lei, presto li penserà insieme.
– Mamma, ho pensato di sposarmi, probabilmente fra dicembre e gennaio!- le disse una sera di settembre-. Quella data le si era impressa in testa, le sembrava lontana e per questo lei si svagava fra risolutezza e dubbio. Gli amici la incoraggiavano a partire, i familiari con il loro silenzio contrastavano il suo progetto. Un giorno, all’improvviso ha deciso di lasciare la sua cornice e di prendere il volo. Un’opportunità sempre rinviata per i mille ostacoli, veri o presunti, che si interponevano al suo desiderio di raggiungere il figlio in Marocco. Quella mattina, una mattina qualunque,non ha avuto più esitazioni, ha deciso. Rapidamente ,senza considerare paure e timori, ha “preso il volo” ed è atterrata in un mondo altro. Sorride pensando ai giorni trascorsi, alle sensazioni provate, all’impressione di essere scivolata in un libro che non aveva ancora letto. Ad ogni pagina: volti, parole e suoni diversi, storie nuove; fra le tante storie quella di suo figlio che avrebbe voluto leggere e rileggere per comprenderla. Non c’è stato la possibilità di farlo; ha dovuto muovesi al ritmo di un racconto scatenato e adeguarsi ad uno stile narrativo che non le apparteneva. Ormai era uscita, era fuori dalla cornice, e stranamente non le interessava più di capire. Voleva vivere quella nuova e spaesante avventura, si è inserita fra i personaggi di quella storia e guardava suo figlio, unico ma simile a tanti.
-Voulez vous cafè o the? le chiede la hostess porgendole il vassoio. Ancora assorta nei pensieri accetta il caffè pentendosi subito della scelta, avrebbe preferito il the. Fuori, l’azzurro è scomparso e il grigio dilaga. Chiude gli occhi Giuseppe e Souad che sono rimasti là, fra i colori vocianti del Marocco. Li ha lasciati, doveva tornare.
–Ciao mamà! l’ha salutata sua nuora abbracciandola. Giulia avrebbe preferito che la chiamasse per nome , ma non è stato possibile far comprendere alla ragazza le sue ragioni, Giuseppe, da parte sua, non si è attivato in un seppur minimo soccorso linguistico, quindi sarà mamà!
- Ma cosa t’importa- le ha detto- dov’è la differenza? Già la differenza. Le diversità arricchiscono, lei l’ha sempre sostenuto, a parole! Ora deve viverla la differenza, interiorizzarla per favorire situazioni condivise ,preparare un terreno comune per creare uno spazio accogliente alla nuova famiglia. Il grigio si fa più compatto, il cielo è cupo, in basso si delinea un paesaggio aggrottato che ben presto si distende nei campi ricoperti di neve. Ballonzolata nella luce ampia del mattino, pensa che fra non molto scenderà; sola fra tanti, si stringerà nel cappotto bianco e avrà freddo. Chiude nuovamente gli occhi e vede i suoi ragazzi muoversi in quel paesaggio tracciato a mana libera, casuale e improvviso. -Bismillah ragazzi!
L’aereo si abbassa, la neve si definisce nella geometria dei campi: bianca, prevista e puntuale: è inverno.

Loretta Buda



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