Loretta Bonasera
Provate a chiedere a un artista o più semplicemente a qualcuno che ama disegnare, dipingere, scolpire o fotografare qual è il tema più difficile da svolgere. Quasi certamente vi risponderà il ritratto. Raffigurare il volto umano non è mai una semplice riproduzione. Il gesto creativo non è solo una rappresentazione o un’interpretazione dei tratti somatici di una persona né la messa in pratica di regole e proporzioni. Il volto umano, pieno di segni e segreti, è un contenitore di emozioni che non tutti riescono o possono decifrare. Un preambolo, forse troppo semplice, per introdurre la ricca ed interessante mostra che si svolge a Milano presso le sale di Palazzo Reale fino al 9 febbraio 2014. Il volto del ‘900. Da Matisse a Bacon – Capolavori dal Centre Pompidou: questo è il titolo dell’esposizione che svolge il tema del ritratto attraverso i capolavori della collezione parigina. Prodotta dal comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, MondoMostre e Skira Editore e curata da Jean Michel Bouhours, l’evento presenta più di ottanta opere d’arte, quadri e sculture, raccolte in sette sezioni che conducono il visitatore all’esplorazione e alla decodifica del volto umano per mano dei più grandi artisti del ’900 e dell’epoca contemporanea.
Una galleria in cui si scruta e ci si sente scrutati da milioni di occhi, da colori che servono a interpretare epoche e sentimenti. Prima dell’invenzione della fotografia il ritratto e il pittore ritrattista fungevano quasi da macchine. Capacità personali al servizio di famiglie reali, teste coronate, conti e principesse, clero e magnati. Era un lavoro che richiedeva oggettività e che ha dato vita a scherzi d’artista di sublime intelletto. Chi desiderava dipingere volti realistici lo faceva grazie a modelle, prostitute, briganti e gente di strada. Servendosi del falso il vero era ancora più vero. Quando una macchina introduce la possibilità di restituire fedelmente la realtà, tutto muta, il volto umano non è più solo qualcosa da riprodurre ma un mondo da scrutare. La psicoanalisi contribuisce a questa rivoluzione.
Il volto del ‘900 apre con una sezione, I misteri dell’anima, il cui titolo rievoca un film del regista tedesco Georg Wilhelm Pabst e che immediatamente ci immerge nel mondo della psicoanalisi. Rossetto (1908) di Frantisek Kupka accoglie il visitatore. La tela è un equilibrio di colori freddi da cui emergono, prepotentemente, le labbra rosse della protagonista. Primi segni di quel movimento artistico chiamato orfismo di cui il pittore ceco diverrà uno dei massimi esponenti. È un ritratto che nasconde due volti; quello della modella e quello del pittore stesso. Nudo sul divano (1912) di Albert Marquet ha per protagonista una prostituta e accenna alla sua sensualità con un semplice tocco di rosso sulle labbra. Ritratto di Dédie (1918) di Amedeo Modigliani nella sua avvolgente malinconia ci regala un viso dallo sguardo assente ma emozionante e commovente. La camicetta rossa (1925) di Pierre Bonnard ci mostra la luce pomeridiana sul volto di una donna che non è solo una modella ma è anche la creatura amata dal pittore francese.
Molto interessante è sicuramente la seconda sezione che ha per tema gli Autoritratti. Quando il pittore non si nasconde dietro un modello e decide di mostrarsi in prima persona, il lavoro è davvero prezioso. Sublimi, per me e spero per chiunque vada a visitare la mostra, l’Autoritratto di Francis Bacon del 1971 e quello di Zoran Music del 1988. Quasi un ventennio li separa, diversi nelle tecniche, diverse le motivazioni, ma simile l’intento della negazione del proprio volto all’osservatore. Nella terza sezione intitolata Il volto alla prova del Formalismo troviamo per lo più sculture e gli artisti alle prese con la tridimensionalità del volto. Al centro della sala e del concetto, a parer mio, c’è La musa addormentata (1910) di Constantin Brancusi, che riassume la forma perfetta, l’ovale, l’uovo, il seme primordiale. I tratti somatici sono solo accennati, le parti più evidenti sono il naso e i capelli con quest’ultimi trattati in maniera classica, alla stessa stregua di quelli di una statua greca. Sempre in questa sezione troviamo Pablo Picasso in qualità di autore (Il cappello a fiori del 1940), ma anche soggetto di un’opera. Maschera di Picasso (1913) è una caricatura attraverso la quale Pablo Gargallo desidera cogliere l’essenza del carattere del maestro spagnolo di cui era amico.
La quarta sezione è la stanza del surrealismo, la corrente che più fortemente ha interpretato e fatto propri i temi della psicoanalisi. In Volti in sogno. Surrealismo troviamo le opere di René Magritte i cui ritratti mai lasciano trasparire alcuna emozione, ma piuttosto svolgono concetti e temi attraverso la trasposizione degli elementi, come nel quadro Lo stupro (1945). L’eccezione è rappresentata da Ritratto di Georgette con bilboquet (1926). Georgette, la moglie del pittore belga, è lasciata a matita e i suoi occhi freddi e intensi fanno parte di una scenografia tipica delle opere di Magritte. Il ritratto è ritratto, ma è anche una sorta di fotografia che fa parte della composizione del quadro stesso. Nella quinta sezione, Caos e disordine, o l’impossibile permanenza dell’essere, troviamo ancora Picasso, Bacon e con loro la scultura di Alberto Giacometti, Diego (1954).
E siamo giunti alla grande rivoluzione apportata dalla macchina fotografica che segnerà l’aprirsi di due panorami differenti. Uno composto da artisti che distaccandosi dall’idea di riprodurre il vero svolgeranno il tema del ritratto astraendo, defigurando e reinterpretando i volti. L’altro che accoglierà coloro che della fotografia faranno la loro fonte d’ispirazione ma allo stesso tempo un limite da oltrepassare. A quest’ultimo gruppo appartiene Chuck Close che produce ritratti dalle dimensioni esagerate partendo dall’uso della fototessera. Ogni sua opera è una composizione fatta di quadrati e forme nelle forme, che riprendono i pixel che compongono un’immagine fotografica. I suoi quadri, maestosi, ci attraggono e respingono allo stesso tempo mostrandoci un volto iperrealista se ci poniamo ad una certa distanza da essi (il lavoro da noi ammirato è intitolato Arne ed è datato 1999-2000), solo figure geometriche e macchie di colore se invece ci avviciniamo. A chiudere l’esposizione troviamo la sezione La disintegrazione del soggetto, con due importanti produzioni in pellicola; un film di Kurt Kren, 2/60 48 Köpfe aus dem Szondi-Test (1960), e l’inquietante sequenza di volti di Paul Sharits.
Una mostra ricca che porta in Italia quadri conosciuti ma che soprattutto dà la possibilità di esplorare il contemporaneo attraverso opere di grande importanza. Il ritratto e ancora di più la figura umana sono sempre al centro di ogni sperimentazione artistica sia che si serva di mezzi classici che di mezzi tecnologicamente avanzati. Oggi fotografare, ritrarre e soprattutto autoritrarsi è diventata una moda, una mania. Chissà però che in questo proliferare d’istanti e fotogrammi non si nasconda una nuova esigenza artistica. Da qualche parte, tra uso e abuso della tecnologia, tra le mani e i pixel di uno smartphone, si sta forse costruendo un nuovo modo di esplorare il sé.
Didascalie immagini
Frantisek Kupka – Il rossetto, 1908
Olio su tela; 63,5 x 63,5 cm – (AM 4167 P) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Jean-Claude Planchet/ Dist. RMN-GP
Amedeo Modigliani – Ritratto di Dédie, 1918
Olio su tela; 92 x 60 cm – (AM 3974 P) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Service de la documentation photographique du MNAM/ Dist. RMN-GP
Pierre Bonnard – La camicetta rossa, 1925
Olio su tela; 50 x 52 cm – (RF 1977 66) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Service de la documentation photographique du MNAM/ Dist. RMN-GP
Francis Bacon – Autoritratto, 1971
Olio su tela; 35,5 x 30,5 cm – (AM 1984-485) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Philippe Migeat/ Dist. RMN-GP
Joseph Csaky – Testa, 1914
Bronzo; 39 x 20 x 21,5 cm – (Am 1977-1) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Jean-Claude Planchet/ Dist. RMN-GP
René Magritte – Lo stupro, 1945
Olio su tela; 65,3 x 50,4 cm – (AM 1987-1097) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Christian Bahier et Philippe Migeat/ Dist. RMN-GP
Pablo Picasso – Donna con cappello, 1935
Olio su tela; 60 x 50 cm – (AM 4393 P) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Georges Meguerditchian/ Dist. RMN-GP
Errò – Ritratto di Stravinsky, 1974
Olio e vernice su tela di lino; 162,5 x 131 cm – (AM 1987-478) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Christian Bahier et Philippe Migeat/ Dist. RMN-GP
Henri Matisse – Odalisca con i pantaloni rossi, 1921
Olio su tela; 65 x 90 cm – (LUX.0.85 P) – © Centre Pompidou, MNAM-CCI/ Philippe Migeat/ Dist. RMN-GP