Ogni tanto ritorna questa vicenda: secondo una recente inchiesta condotta ovviamente da una serie di esperti, il web avrebbe raggiunto sesso e gioco d’azzardo come fonte di dipendenza più pericolosa per i più giovani. Di più: “La trasversalità sociale, culturale, generazionale del nuovo trend, testimonia ampiamente la sua pericolosità”
Subito dietro – ma non di molto – troviamo altri focolai come ad esempio l’abuso di tecnologia soprattutto di cellulari e di videogames e per le femminucce (e pure qualche maschietto) dello shopping. Lanciano l’allarme gli esperti della comunità scientifica psicoterapeutica a Firenze.
Nel capoluogo toscano si sono riuniti i massimi esponenti della psicoterapia in occasione del 26esimo Congresso Internazionale del Sepi – acronimo di Society for the Exploration of Psychotherapy Integration – insieme alla Scuola di Psicoterapia Comparata.
Chi abusa del web soffre di problemi sociali e comportamentali, ha difficoltà a relazionarsi e può presentare un rapporto distorto con il mondo reale. Il target più sensibile è quello dei giovanissimi ossia dei teenagers visto che secondo l’Istat il 35.2% dei bambini/ragazzini tra 11 e 13 anni possedeva un cellulare nel 2000, nel 2008 l’83.7%, oggi oltre il 90 di sicuro.
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Commento del Dott. Zambello
Una mamma mi diceva l’altro giorno, parlando di suo figlio: “… Sta davanti al cumputer anche otto ore al giorno. Rimane alzato fino a ora tarda. Io non lo so, forse è meglio così che uscire. Chi sa chi troverebbe fuori. Non si droga. Lei cosa dice?” Premesso che non avevo niente da dirle, non eravamo li per lui ma certamente questa donna proiettava su suo figlio la sua difficoltà a diventare grandi, adulti ad uscire dal guscio.
E’ vero che anche la droga, l’alcool e tanto altro possono dare dipendenza. Possono essere surrogati di un mai risolto rapporto con ”una madre ideale”. Ma se questa dipendenza la vivi non solo nel fantasmatico, in una ricerca interna di ideali che trovi mai ma, realmente, vicino ad una madre che mai si stacca, allora la situazione é quasi impossibile da risolvere.
Ad un ragazzo di 35 anni che viveva una situazione simile e che era venuto a chiedermi una analisi, gli dissi: ” Ad una sola condizione, che i suoi genitori rimangano fuori dallo studio. Non solo fisicamente, é ovvio, ma nel senso che non dovrà dare a loro spiegazioni del suo cammino terapeutico”. E’ sparito.