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il Web e Agcom: come è andata a finire

Da Rexvonkostia @RexVonKostia
il Web e Agcom: come è andata a finireDopo la marea di proteste qualcosa è migliorato anche se l'Agcom non è proprio ritornata sui suoi passi per quanto riguarda la rimozione di contenuti protetti da copyright sul web.
In pratica, a questo punto l’AgCom assume l' inedito ruolo di poter cancellare dal Web contenuti considerati illeciti. Il testo della delibera ancora non è stato ultimato, e comunque non sarà quello definitivo. Seguiranno  infatti 60 giorni di consultazione pubblica, nei quali AgCom ascolterà tutte le parti interessate, prima di prendere una decisione che arriverà probabilmente solo a ottobre.
Questa piccola vittoria del movimento in rete (e non solo) ha fatto fallire il progetto di Agcom e dell’industria del copyright, che intendevano fare una delibera lampo, entro luglio. Inoltre, sempre a seguito delle infervorate proteste, non chè delle minaccie di ricorsi legali, Agcom rinuncia alla facoltà di oscurare direttamente un sito Web. Secondo questo nuovo testo, gli ambiti di azione di Agcom si divideranno in siti italiani e stranieri con un modus operandi diverso a seconda dei due casi. Sono comunque esclusi: “I siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro; l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione; l’uso didattico e scientifico; la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all’opera integrale che non nuocia alla valorizzazione commerciale di questa”.
Vediamo ora nel dettagli oqueste due differenze di comportamento identficate dal Garante (maddechè?).
Per i siti italiani, il detentore di diritti d’autore deve chiedere al sito di rimuovere entro quattro giorni un contenuto che considera illecito. Se si ritenesse che l'esito della richiesta fosse insoddisfacente per una delle parti, questa potrà rivolgersi all’Autorità, la quale, dopo un trasparente contraddittorio della durata di 10 giorni, potrà impartire nei successivi 20 giorni (prorogabili di altri 15) un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali oppure il loro ripristino, in base a quale delle richieste rivoltegli risulti fondata. Se Agcom ritenesse che il contenuto è davvero illecito, chiederà al sito di rimuoverlo ed, in caso di rifiuto, lo multerà fino a 250 mila euro. Comunque sia, il sito potrà rivolgersi al Tar del Lazio per opporsi alla multa. La procedura si blocca se una delle due parti si rivolge alla magistratura.
Per quanto riguarda i siti esteri Agcom aveva l'intenzione di oscurare direttamente i siti esteri che fossero ritenuti violatori di diritti, perché non sarebbe stata in grado di multarli: è questo potere che, più di ogni altro, gli ha fatto valere l’accusa di “censore” del Web. Ora, invece, l'Agcom ha rinunciato a questo potere da Judge Dredd e seguirà una pratica simile a quella dei siti italiani sino al contraddittorio,  alla fine del quale, AgCom manderà solo alcuni avvisi ai provider Internet, che saranno liberi di oscurare o meno il sito. Se lo riterrà opportuno, AgCom si potrà rivolgere poi alla magistratura, a cui spetteranno ulteriori misure.
Ma secondo l'avvocato Sarzana di sitononraggiungibile.it restano ancora due forti pericoli che pendono come una spada di Damocle sul web.
Resta infatti un forte deterrente a carico dei provider, che potrebbero oscurare lo stesso il sito per evitare che poi la magistratura li consideri corresponsabili della violazione del copyright. Inoltre, AgCom intende mandare una segnalazione al governo, dai contenuti ancora non definiti, nella quale potrebbe richiedere nuovi strumenti per agire contro i siti esteri.
Dunque, nonostante un netto miglioramento rispetto alle intenzioni dell'Agcom, resta il fatto che l’industria potrà rimuovere adesso in modo più veloce i contenuti sgraditi, senza bisogno di ricorrere alla magistratura (Ma almeno si è evitato che si rimuovessero interi siti). Questo, sempre che AgCom abbia le risorse per seguire tutte le segnalazioni.
In realtà è questa la grande incognita finora sottovalutata. Non a caso, a quanto risulta, Agcom intende chiedere allo Stato maggiori risorse (più persone) per gestire il nuovo apparato...ma perchè 'sti soldi non li chiede ai detentori di diritti?

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