Intelligente, grintosa, generosa. Una diciannovenne tenace. Ginnasta spettacolare con delle super parallele. È Ilaria Bombelli, da Roma. Nel suo palmares due convocazioni in Nazionale, una stupenda scalata dalla serie B alla A1 con la Olos Gym 2000 e… un diploma scolastico ottenuto col massimo dei voti. Non è bastato un grave infortunio per fermare la sua voglia di ginnastica. Tornata in pista da poco all’Acqua Acetosa si confessa in esclusiva per Olimpiazzurra…
Ciao Ilaria. Ora come stai? Hai ripreso gli allenamenti da poco…
“Io sto alla grande. Ho ripreso gli allenamenti a fine agosto e pian piano, anche se con un po’ di fatica, sto ritornando in forma. Quest’anno dopo la maturità ho deciso di prendermi qualche settimana in più di vacanza (in genere ne abbiamo solo due). Per questo la ripresa si sta dimostrando più difficile e ardua del solito, ma io non mollo”.
La paura di rifarsi male rimane o si riesce a scacciarla via? C’è qualcosa che ti frena ancora?
“Si riesce a scacciarla via solo nel momento in cui si è consapevoli di essere guariti perfettamente: questo appunto è il mio caso. Dopo l’operazione, la mia spalla è tornata completamente a posto, permettendomi così di essere presente già alla prima tappa del campionato di Serie A1 2012”.
Nell’ultimo anno ne hai passate davvero di brutte dal punto di vista fisico. Ti va di raccontarci l’infortunio e poi quello che ne è seguito passo per passo? Poi ci si è messa pure una piccola storta settimana scorsa mentre percorrevi il vialetto dell’Acqua Acetosa…
“Diciamo che il 2011 non è stato un bell’anno dal punto di vista fisico. Dopo gli Assoluti, infatti, mi sono dovuta fermare per via di un problema alla spalla (nello specifico una lacerazione di un tendine della cuffia dei rotatori). A settembre dello stesso anno ho subito un intervento chirurgico, ma la parte più tosta dal punto di vista fisico e psicologico è stata sicuramente la ripresa. Essendo la spalla un’articolazione molto complessa ho dovuto affrontare un lungo periodo di riabilitazione. Lentamente, grazie all’aiuto dei fisioterapisti del Centro di Medicina dell’Acqua Acetosa e a quello dei miei allenatori, sono riuscita a tornare in forma.
Per quanto riguarda la storta è un mio classico. Avendo i legamenti delle caviglie piuttosto lassi, se mi distraggo e non sto attenta a dove appoggio i piedi rischio di farne almeno una al giorno. Quindi la cosa tragica è che non riesco a farmi male solamente in palestra ma anche fuori (ride, ndr)!”.
È stato un anno di grandi addii nel mondo della ginnastica artistica. Tanti sono arrivati per problemi fisici (tra tutti spiccano quelli di Nastia Liukin e Shawn Johnson). Tu hai pensato di lasciare la ginnastica nell’ultimo periodo?
“Pensavo che questo sarebbe stato il mio ultimo anno e che con la fine della scuola sarebbe iniziata per me una nuova vita. Invece no! La ginnastica è una parte importante della mia vita: finché il mio fisico reggerà non intendo abbandonarla”.
In precedenza, invece, prima del tuo bellissimo 2010, avevi pensato di mollare…
“Si, moltissime volte. Soprattutto perché il mio esordio in maglia azzurra tardava ad arrivare e gli stimoli per andare avanti iniziavano a svanire. Fortunatamente però, grazie alla mia grande forza di volontà e all’aiuto della mia famiglia e dei miei allenatori, sono sempre riuscita a superare quei brutti momenti di indecisione, andando avanti e continuando a lavorare duramente per raggiungere il mio sogno”.
Ti aspettavi la lettera struggente di Giulia Leni? Ha fatto bene ad abbandonare?
“Sicuramente è stata una bellissima lettera, molto sentita ed emozionante in cui appunto ha potuto ringraziare i suoi fan e le persone a lei care, quelle che l’hanno aiutata in questo lungo e difficile percorso. Tengo molto a Giulia e ci siamo sentite proprio pochi giorni prima che annunciasse il suo addio alla ginnastica. Di certo non me la sento di poter giudicare una scelta così importante e difficile da prendere. L’unica cosa che ci tengo a dire, però, è che sicuramente ci mancherà tantissimo. Giulia è una splendida ragazza, molto dolce, solare e che si fa voler bene. Le faccio un immenso in bocca al lupo per la sua nuova vita”.
Molte ginnaste hanno subito diversi infortuni. Secondo te dipende dal fatto che siete tutte molto giovani e quindi avete dei fisici in via di sviluppo o ci sono altri fattori?
“Dipende sicuramente da quello, ma anche dalle tante ore di allenamento e dal carico di lavoro a cui siamo sottoposte fin da piccole. La ginnastica è uno sport che per noi femmine termina intorno ai vent’anni, quindi bisogna bruciare i tempi!”.
Secondo te, perché a livello nazionale hanno iniziato a prenderti seriamente in considerazione solo molti anni dopo le tue prime “sgambate”?
“Eh, bella domanda. Sicuramente i primi due anni da junior ero indietro con il programma e quindi niente da ridire. Per quanto riguarda gli anni seguenti, però, non saprei trovare una spiegazione. Anche perché, e non voglio assolutamente fare polemica, venivano convocate ai vari test ginnaste del mio stesso livello, se non addirittura inferiore”.
Ti va di spiegarci lo stress e lo sforzo che implicano due sedute quotidiane di allenamento e una disciplina così dura e dispendiosa sotto diversi punti di vista?
“Sicuramente durante la giornata siamo sottoposte ad uno grandissimo sforzo sia fisico che psicologico. Bisogna infatti rimanere sempre concentrati, anche quando si è stanchi, anche quando non ce la si fa più. Questo perché, essendo una disciplina molto pericolosa può bastare anche una piccola distrazione per farsi male seriamente. Quindi forza di volontà, dedizione al lavoro e concentrazione sono tre elementi fondamentali se si vuole praticare questo splendido sport ad alti livelli”.
Tante tue “colleghe” temono molto le parallele. Perché? Tu invece le adori. Qual è il trucco per affrontarle senza paura?
“Non so se ci sia un vero e proprio trucco. Secondo me la predisposizione per un attrezzo ce l’hai nel sangue: un po’ come Carlotta (Ferlito, ndr) e Betta (Preziosa, ndr) che hanno nel loro dna la trave. Fin da quando ero piccolina le parallele sono sempre state un attrezzo a me congeniale. Non ho alcun tipo di paura ad affrontare i vari movimenti e la fatica che faccio per portare a termine l’esercizio è davvero minima”.
Il volteggio implica una rincorsa e tu dici di non correre molto bene. Hai cercato di esercitarti nello specifico per correggerti?
“Sono anni che cerco di migliorare e provare a correggere quella maledetta rincorsa ma fondamentalmente la verità è che io so correre (anche abbastanza bene), ma solamente se non ho davanti a me una pedana ed una tavola del volteggio: sono loro il mio incubo”.
E qual è il carattere di Ilaria dentro e fuori dalla palestra?
“Sono una ragazza molto solare e socievole, determinata ma allo stesso tempo anche un po’ testarda. Sia dentro che fuori dalla palestra cerco sempre di impegnarmi al massimo per ottenere ciò che voglio”.
C’è qualcosa che vorresti fare e che ancora non sei riuscita a fare?
“Sono tante le cose a cui purtroppo, per via della ginnastica, ho dovuto rinunciare nel corso di questi anni. Una di queste è viaggiare: mi piacerebbe iniziare a girare il mondo. Spero di poterlo fare presto”.
Ti sei immaginata che sport avresti praticato se non avessi conosciuto l’artistica?
“A dir la verità no, non ci ho mai pensato, forse perché effettivamente nessun altro sport mi appassionava quanto la ginnastica. Nell’ultimo anno però, grazie ad alcuni amici che lo praticano (il Campione Olimpico Carlo Molfetta e Leonardo Basile, Campione d’Europa in carica), mi sono avvicinata al mondo del taekwondo. Quindi magari in futuro mi piacerebbe iniziare a “tirare qualche calcio”.
Dici che conosci le tue abilità e che quindi le Olimpiadi sono un sogno chiuso nel cassetto. Cosa pensi che ti manchi per arrivare nell’elitè?
“Non saprei. Forse qualche qualità fisica. Diciamo che non sono un vero e proprio talento e che quello che ho raggiunto finora è stato solamente frutto del duro lavoro svolto in palestra!”.
L’altro giorno sono usciti i nomi delle ragazze che si alleneranno negli (ormai ex) Centri Federali. Confermato il tuo posto a Roma. Servirebbero più CF per allargare il movimento?
“L’organizzazione delle nostre giornate è ottima e la struttura è formidabile, abbiamo tutto ciò che ci serve: palestra, scuola, mensa, centro di medicina. Magari in Italia ne costruissero altri: sarebbe una buonissima idea!”.
A luglio ti sei diplomata con uno spettacolare 100/100. Ma come si fa a conciliare la scuola con lo sport ad alti livelli?
“È difficile e faticoso ma con un po’ di impegno e serietà si riescono a conciliare bene entrambe le cose. Il mio obiettivo quest’anno era sostenere un buon esame di maturità, quindi nelle ore in cui non mi allenavo studiavo e alla fine fortunatamente sono stata ripagata”.
Che obiettivi ci sono nel tuo futuro?
“Fuori dalla palestra l’obiettivo principale è sicuramente quello di riuscire a superare il test d’ingresso per accedere alla facoltà di dietistica (quest’anno non ci sono riuscita). Per quanto riguarda la ginnastica, per il 2013 l’obiettivo principale è provare a salire sul podio con le mie compagne in almeno una delle quattro tappe di Serie A”.
Hai sempre detto che il body della Nazionale è unico. È solo per l’emozione o c’è qualcosa di più? Credi che potresti rivestirlo un giorno?
“Sicuramente quel qualcosa in più sta nel fatto di quanto tu sia consapevole della fatica e dei sacrifici fatti per poter indossare quel body. Le gare con la Nazionale sono un’altra cosa; l’emozione almeno per me è sempre stata fortissima. Anche se so perfettamente che la cosa sia estremamente improbabile, spero un giorno di poter indossare di nuovo quel body…sarebbe un sogno!”.
Con Giorgia Campana e Chiara Gandolfi formi una banda inarrestabile e vi lega una grossissima amicizia. Come potresti descrivere questo rapporto? L’amicizia nel mondo della ginnastica è possibile allora…
“Certo che è possibile e la nostra è una vera e splendida amicizia. Essendo la più grande sono un punto di riferimento per entrambe, soprattutto per Chiara che è la mia migliore amica. Siamo della stessa società e siamo cresciute insieme!
Tutte e tre, però, ci alleniamo al Centro Tecnico Federale da tantissimi anni e per questo abbiamo un bellissimo rapporto sia dentro che fuori dalla palestra. Ci sosteniamo a vicenda anche nei momenti difficili: questo è stato il segreto che ci ha permesso di fare la scalata dalla serie B alla A1”.
Ti va di farci qualche nome di ragazzine (magari classi 2000-2002) che conosci e che promettono bene?
“Non conosco tutte le nuove leve quindi mi scuso in precedenza se ne dimentico qualcuna. Secondo me, attualmente le migliori 2000 in Italia sono le brixiane Sofia Busato e Pilar Rubagotti: mi piace il loro stile e sono sicura che diventeranno delle grandi ginnaste.
Per quanto riguarda invece le piccoline dell’Acqua Acetosa, una bimba che promette davvero bene è Martina Granato (classe 2002). Tecnicamente sta crescendo molto e le auguro con tutto il cuore di poter indossare la maglia azzurra”.
Perché la Mustafina è il tuo modello da seguire?
“Perché è una grande campionessa e perché anche dopo quel bruttissimo infortunio (la rottura dei legamenti del ginocchio avvenuto agli Europei del 2011, ndr) è riuscita a riprendersi e a ritornare ai massimi livelli, conquistando ben quattro medaglie alle Olimpiadi di Londra: un bronzo all-around e al corpo libero (quando concluse con lo stesso punteggio di Vanessa Ferrari con la bresciana che rimase giù dal podio, ndr), un oro alle parallele e l’argento a squadre con la Russia”.
In molti dicono che potresti essere una modella. Tu come rispondi?
“(Ride, ndr). In genere, dopo aver ringraziato per il complimento, che naturalmente fa piacere, sdrammatizzo dicendo che le modelle hanno tutt’altro fisico, sono alte e magrissime, totalmente l’opposto di noi ginnaste”.
(nella foto il trio delle meraviglie: Ilaria a sinistra, Chiara al centro, a destra Giorgia)
OA | Stefano Villa