"A vent’anni dal duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio, siamo giunti soltanto a una parziale verità, che non convince nessuno. Troppi dubbi e troppe lacune, su questa vicenda. Ilaria, giornalista Rai, aveva scoperto qualcosa di scottante, di pericoloso. Stava scoperchiando un “mistero” che univa traffici di armi e di rifiuti tossici. Un mistero ITALIANO sul quale - appunto - non si è ancora fatta luce. A causa di silenzi, depistaggi, sparizioni di documenti, strane morti. “Una verità sempre negata”, dice giustamente la mamma di Ilaria, Luciana. Perché la storia di Ilaria va a toccare dei nervi scoperti e si insinua tra le crepe del potere! Ogni giorno mi chiedo: ma questo Paese, la verità, la vuole davvero?", così l'On. Sonia Alfano, Presidente Commissione Antimafia Europea, commenta il doloroso anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nella sua pagina Facebook.
E condivide il video sotto, scrivendo "la drammatica edizione straordinaria del Tg3 che annuncia l’uccisione di Ilaria e Miran".
Ilaria Alpi fu uccisa mentre si trovava a Mogadiscio, nel 1994, come inviata del Tg3 per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali in cui probabilmente la stessa Alpi aveva scoperto che erano coinvolti anche l'esercito ed altre istituzioni italiane. Nel novembre precedente era stato ucciso, sempre in Somalia ed in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano. La perizia della Polizia Scientifica ricostruì la dinamica dell'azione criminale, stabilendo che i colpi sparati dai kalashnikov erano indirizzati alle vittime, poiché l'autista e la guardia del corpo rimasero indenni.
I due giornalisti scoprirono un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e stivati nei Paesi poveri dell'Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali. La commissione non ha però approfondito la possibilità che l'omicidio possa essere stato commesso per le informazioni raccolte dalla Alpi sui traffici di armi e di rifiuti tossici, che avrebbero coinvolto anche personalità dell'economia italiana.
Sulla scena del delitto arrivarono subito dopo gli unici altri due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana ( un freelance che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi a quella di Giancarlo Marocchino con cui successivamente vennero portati al Porto vecchio. Una troupe della Svizzera italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi ( dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni (perchè ci fosse un documento video) le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti. (da Wikipedia).
A.D.P.