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Illuminare tutto

Creato il 11 aprile 2011 da Andreapomella

Illuminare tuttoBauman esce da una porta laterale dell’Auditorium di Roma. È alto, magro, con due ciuffi di capelli bianchi ai lati della testa, le spalle incurvate e l’andatura decisa. Tiene sotto braccio una cartella, sono gli appunti per la conferenza che ha appena tenuto davanti al pubblico romano. Davanti a lui c’è una mezza dozzina di fotografi che immortalano l’attimo. Nella grande cavea dell’Auditorium è tutto un fiorire di umanità. Coppie che portano a passeggio i loro bambini, un gruppetto di ragazzi bengalesi che scattano fotografie ricordo, studenti universitari alternativi con il look devastato dai cliché dell’intellettuale bohémien. Nessuno di loro bada a questo vecchio signore che cammina spedito accanto a due assistenti, dinamici e intraprendenti, completamente calati nella loro parte. La luce è fioca, il sole è già tramontato dietro il grigio piombo delle cupole di Renzo Piano. Io aspetto lì un attimo, senza sapere bene che cosa fare, fermo davanti al cestino dei rifiuti, fissando Bauman, una mosca senza ali che si trascina verso il vuoto di Roma al crepuscolo. C’è qualcosa di strano nell’osservare i movimenti di un uomo fuggito nel ’39 nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche e successivamente rientrato al servizio di un’unità militare dell’Armata Rossa. Sembra una sconnessione del tempo, una discrepanza della storia. O forse accade semplicemente che il tempo continui a scorrere in un modo che è diverso per ciascuno, per le coppie a passeggio con i bambini, per i ragazzi bengalesi, per gli studenti universitari. Essere una sola cosa al mondo, ridurre se stessi a una sola esperienza, è talvolta estremamente povero e monotono. Mentre può essere infinitamente ricco, complesso e multiforme, illuminare tutto sotto una sola luce che rimetta in connessione il passato più leggendario col presente più marginale.


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