Ho bruciato la mia identità e i miei anni
scritta da altri senza il mio plauso.
Ho cambiato l’indirizzo del mio corpo
per piacerti ed esserti indispensabile.
Ho cambiato le mie retrograde e fredde idee
il pensiero non dimentica,
il cervello non mi risponde
e va dritto per la sua stanca strada.
Come fare ad aspettare la prossima Vita con te?
Posso mangiare l’erba e bere il fiele dell’attesa,
posso consumare migliaia di suole
camminando come una pazza,
pericolosamente in bilico tra l’essere e l’essere dannata per sempre.
Non era così l’immagine che mi ero costruita
in questa putrida testa,
convinta e superbamente ossessionata
di possederti con forza, ordinandoti di dannarmi l’anima
Non ti sei sottratto mai, sino a quel giorno
nel quale io sono morta.
Ma tu sei uomo e non sai decidere,
tu virtuoso e paziente attore di un film
che reciti male, per avere in cambio
quei quattro danari che ti servono.
Tu sei un nulla e se ti guardassi meglio,
sei solo fatto di carne e pensieri fermi,
che si sbricioleranno come neve al sole, al primo cambio di rotta
del tuo e del mio cuore.
Sei ancora vivo forse, anch’io la sono
e sono ancora là, seduta a qual bar, con il seno proteso
in avanti verso la tua bocca, bramosa di succhiare
il mio latte come un bambino
che cerca il nutrimento dalla mamma.
Lo so che mi avrai ancora,
non è ancora terminata la lotta con il tempo,
so che mi farai ancora più male nell’entrarmi
dentro, me l’hai detto ed io ti credo, e lo voglio
questo male d’amore, a qualunque costo e a qualunque
conseguenza celeste andrò incontro.
Dopo secoli di forzata prigionia che hai voluto
forzatamente costruire tu, non ho ancora capito il distacco
del mio cordone ombelicale da te. Ma tu hai conservato
la mia placenta, dove ti racchiudi quando il cuore
ti scoppia e hai freddo: lì dentro sei ancora al calduccio
e mi possiedi ancora ed io anche.
Non ti perdono, ma ti aspetto
qualunque uragano mi uccida e mi sfiguri
io non crollerò, anche se la vita mi prenderà a schiaffi
e mi distruggerà ciò che ami di più.
Ardo al pensiero delle tue mani nervose
e di quelle falangi sanguinanti
nell’attesa di riavermi dentro il tuo sesso ed il tuo cuore.
non ti tradirò mai e mai l’ho fatto anche se tutto gioca a
mio sfavore. Ho visto decine di lune, attraversato mondi nuovi,
ho strisciato in terra come un verme
a nulla è servito, solo a costruirmi un’illusione.
Le rose sbocciano prepotenti come seni che crescono,
le siepi si ergono come uomini eccitati, l’erba profuma
di amplessi consumati al buio, i fiori sono impregnati
di saliva e di umori passionali che ho incontrato spesso
sul mio cammino, li raccolgo
e ne faccio tesoro, li bacio uno ad uno, sapendo che in un angolo
una scintilla è ancora accesa e nessun paragone umano
potrà spegnerla.