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Ilorin (Nigeria) / Ingegnere italiano rapito

Creato il 31 maggio 2012 da Marianna06

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E’ arrivata ai nostri “media” solo stamane la notizia del rapimento  di un altro ingegnere italiano, questa volta di origini siciliane,avvenuto lunedì pomeriggio, in Nigeria.

 Il professionista  lavorava  per conto di una ditta piemontese la Borini&Prono Costruzioni, che ivi realizza strade fino dal lontano 1952.

Il nostro uomo si era recato a Ilorin, cittadina nell’ovest del Paese, per dei sopralluoghi attinenti le sue mansioni professionali, quando è accaduto che è stato fatto prigioniero da un commando armato.

Dell’ingegnere non è stata resa nota l’identità allo scopo di favorire da parte della Farnesina, il nostro ministero degli Esteri, l’opportunità di svolgere tutte le trattative possibili , tramite la nostra ambasciata ad Abuja, e non mettere soprattutto in pericolo la vita dell’ostaggio.

Le ipotesi, nell’immediato, attribuiscono il sequestro al gruppo islamista di Boko Haram ma non è detto che sia così.

 E sempre perché Boko Haram, come già precisato altre volte, è attualmente un movimento molto diviso al suo interno per ragioni proprie, al di là dell’odio più che palese, giurato e manifestato nei fatti alla società occidentale e ai cristiani in particolare, per cui, non essendoci unità d’intenti, si tratterebbe per gli inquirenti solo di una sigla di comodo.

 Probabilmente la più scontata su cui fare ricadere le accuse.

Esistono nell’Africa sub-sahariana altre sigle molto più pericolose.

 E anche più difficili da individuare .

 Penso, ad esempio, ai diversi gruppi islamici facenti capo ad Al Quaida, i quali, anch’essi sovente in contrasto tra loro (e qui sta la pericolosità per gli ostaggi), s’insinuano agevolmente ovunque  essi intravedano malcontento o  eventuali segnali di ribellione.

Così facendo, a macchia di leopardo, hanno portato e portano avanti una forte destabilizzazione in diverse aree del continente africano.

Ultimo caso è quello del  territorio dell’Azawad, nel nord del Mali.

E la fornitura di armi e uomini non manca mai anche perché da una Libia, disorientata e destabilizzata per suo conto,  il transito non è poi così difficile da mettersi in atto.

Uomini senza lavoro e senza paga sono disponibili  anche a combattere. Lo sappiamo.

 Non importa affatto quale possa essere la causa. Giusta o ingiusta.

 Quanto alla polizia nigeriana poi c’è da fare pochissimo affidamento in tutti i sensi.

Dalla corruzione plateale alla violenza  e all’imperizia.

Nonché alla connivenza “lecchina” con il potere del più forte del momento.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

      Nella foto in basso la cittadina di Ilorin (Nigeria di sud-ovest)

  

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