di Angelo D'Amore. Tanto rumore intorno all'Ilva di Taranto. D'improvviso ci si accorge che il sito industriale è inquinato e che le maestranze non possono svolgere attività lavorative al suo interno, senza mettere a repentaglio la propria salute. E il sindacato in tutti questi anni dov’era? Perche' la magistratura si muove solo adesso? Si moriva di tumore in silenzio, senza che nessuno protestasse. Possibile? Bah, a me pare una strana coincidenza. In che senso? Il nostro Pil è fermo, anzi è in contrazione. Quale momento più propizio che aprire un'indagine e mettere a riposo temporaneo la piu' grande acciaieria del Paese? Si dovrà mettere a regime l'impianto, rispettando i vincoli di sicurezza per i lavoratori. I tempi previsti? Ma quando mai i tempi di esecuzione vengono rispettati in questo Paese? Allora meglio fare un po' di rumore, diventare tutti ambientalisti e moralisti convinti. Per l'Ilva di Bagnoli a Napoli, ormai chiusa da decenni, si sente parlare di bonifica da tempi immemorabili. Sta di fatto che l'area e' ancora inquinata, dismessa, per non dire abbandonata. La vecchia giunta regionale di bassoliniana memoria la fece diventare l'epicentro di qualsiasi iniziativa progettuale. Dall'epoca, eccetto un museo al suo interno, nulla e' stato fatto per riconvertire la zona. Non a caso, in merito alle ultime prove di qualifica della prossima America's Cup, in cui Napoli riuscì ad avere la candidatura, il comitato organizzatore preferì rinunciare allo specchio d'acqua antistante l'ex acciaieria come luogo dove svolgere le gare, a causa di consistenti rischi per la salute dei velisti. In quella circostanza però, la cosa passò in secondo piano. Si doveva fare in fretta e portare l'evento in città, ad ogni costo. Le gare furono portate a Napoli con il placet delle varie amministrazioni locali (Regione, Provincia, Comune, Unione Industriali e Comitato Bagnoli Futura) che, all'atto dell'indicazione di Bagnoli, credo gia' sapessero che era improponibile portare l'America's Cup in acque contaminate, nonostante ci si impegnasse per l'ennesima volta a riqualificare l'area interessata. Il rischio fu per così dire calcolato. Mal che andasse, le gare sarebbero state svolte sul lungomare di Via Caracciolo e non su quello di Bagnoli (facente parte del golfo di Pozzuoli) per la quale sfumò l'ennesima colata di finanziamenti dissoltisi nel nulla. Cosi fu. La citta' ebbe l'evento. Bagnoli è ancora inquinata.
Magazine Politica Italia
di Angelo D'Amore. Tanto rumore intorno all'Ilva di Taranto. D'improvviso ci si accorge che il sito industriale è inquinato e che le maestranze non possono svolgere attività lavorative al suo interno, senza mettere a repentaglio la propria salute. E il sindacato in tutti questi anni dov’era? Perche' la magistratura si muove solo adesso? Si moriva di tumore in silenzio, senza che nessuno protestasse. Possibile? Bah, a me pare una strana coincidenza. In che senso? Il nostro Pil è fermo, anzi è in contrazione. Quale momento più propizio che aprire un'indagine e mettere a riposo temporaneo la piu' grande acciaieria del Paese? Si dovrà mettere a regime l'impianto, rispettando i vincoli di sicurezza per i lavoratori. I tempi previsti? Ma quando mai i tempi di esecuzione vengono rispettati in questo Paese? Allora meglio fare un po' di rumore, diventare tutti ambientalisti e moralisti convinti. Per l'Ilva di Bagnoli a Napoli, ormai chiusa da decenni, si sente parlare di bonifica da tempi immemorabili. Sta di fatto che l'area e' ancora inquinata, dismessa, per non dire abbandonata. La vecchia giunta regionale di bassoliniana memoria la fece diventare l'epicentro di qualsiasi iniziativa progettuale. Dall'epoca, eccetto un museo al suo interno, nulla e' stato fatto per riconvertire la zona. Non a caso, in merito alle ultime prove di qualifica della prossima America's Cup, in cui Napoli riuscì ad avere la candidatura, il comitato organizzatore preferì rinunciare allo specchio d'acqua antistante l'ex acciaieria come luogo dove svolgere le gare, a causa di consistenti rischi per la salute dei velisti. In quella circostanza però, la cosa passò in secondo piano. Si doveva fare in fretta e portare l'evento in città, ad ogni costo. Le gare furono portate a Napoli con il placet delle varie amministrazioni locali (Regione, Provincia, Comune, Unione Industriali e Comitato Bagnoli Futura) che, all'atto dell'indicazione di Bagnoli, credo gia' sapessero che era improponibile portare l'America's Cup in acque contaminate, nonostante ci si impegnasse per l'ennesima volta a riqualificare l'area interessata. Il rischio fu per così dire calcolato. Mal che andasse, le gare sarebbero state svolte sul lungomare di Via Caracciolo e non su quello di Bagnoli (facente parte del golfo di Pozzuoli) per la quale sfumò l'ennesima colata di finanziamenti dissoltisi nel nulla. Cosi fu. La citta' ebbe l'evento. Bagnoli è ancora inquinata.
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