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Immaginiamo un Paese dove tutto è nelle mani di pochi e molti si sono fatti bastare per tempo il loro niente.
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Immaginiamo un Paese dove gli editori indipendenti se fanno male chiudono, se fanno bene si ritrovano acquistati dai grandi gruppi.
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Immaginiamo un Paese dove sempre meno gente legge e gli unici libri di successo sono quelli pensati per il pubblico dei non lettori”.
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Immaginiamo…
Basta così… è sufficiente questo per immaginare lo scenario italiano dell’editoria “moderna” e ti ritrovi concentrato, con sorprendente lucidità e lungimiranza, proprio nelle righe di cui sopra.
Sacrosanta verità! Tutto il mondo dell’editoria, ma non solo questo settore tanto per intenderci, è in mano a nove Gruppi Editoriali. Nove, non novecento o mille, ma solo nove. Tutta la produzione cartacea d’Italia (libri, riviste, giornali), o almeno il 93%, proviene dai centri stampa di questi nove soggetti.
Serve che li nominiamo?
No! Crediamo di no, li conosciamo bene, anzi, benissimo. Sono quelli che vincono lo Strega, il Campiello, il Carver, lo Scerbanenco, l’Azzeccagarbugli, il Bancarella, il NebbiaGialla e tanti altri Premi e Concorsi letterari di rilievo, a ognuno chi più ne ha più ne metta.
Fintanto che noi ci concentriamo a “liberalizzare” le farmacie, i distributori di benzina, le licenze dei Taxi, quelle commerciali e altri settori professionali che non contribuiranno a cambiare nulla e non saranno mai le riforme che risaneranno per davvero l’Italia, ecco che oggi come ieri l’editoria è in mano a nove (9) soggetti, le televisioni a tre (3), le autostrade a uno (1), le banche a cinque (5), la grande distribuzione a dodici (12), il petrolio a cinque (5), e avanti così…
C’è posto per qualche altro?
Di sicuro NO!