Di prassi, il Salone viene incentrato su un Paese a scelta e questa 33ma edizione è stata dedicata alla Letteratura rumena, protagonista con ben 27 autori che hanno avuto l’opportunità di farsi conoscere in Francia. Le città ospiti sono state due: la capitale argentina Buenos Aires e Barcellona che, con la sua soleggiata atmosfera catalana, ha ravvivato quest’edizione grazie agli incontri con artisti locali.
E così, anche quest’anno, come da diverso tempo ormai, non ho voluto perdere l’occasione di visitarlo e immergermi negli stand colorati e festosi del celebre Salon du Livre de Paris.
Una marea di persone in coda per fare il biglietto è la prima cosa che mi ha colpito, quando, domenica 24 marzo, arrivo al Pavillon n° 1 del Parc des Expositions della Porte de Versailles.
L’ambiente è festoso. Fotografi, radio e telecamere di varie televisioni sono presenti.
Ma ecco, soprattutto loro: gli scrittori, circondati dagli innumerevoli fan, bersagliati dai flash di fotografi e dagli immancabili iPhone e smartphone, intenti a fare autografi e dediche, posano sorridenti accanto ai loro lettori.
Mi avvicino, o meglio cerco di avvicinarmi con difficoltà, allo stand dove mi dicono sia ospite lo scrittore Marc Levy. Gli ammiratori, anzi le ammiratrici, perché la maggior parte sono donne, sono molte; di uomini ne vedo qualcuno: «Ho accompagnato mia moglie», mi dice uno «È voluta venire al Salone solo per poterlo incontrare dal vivo...».
Marc Levy è un autore amatissimo dal pubblico, specialmente femminile, francese e non: i suoi libri hanno un successo planetario, ormai.
Continuo il mio giro nei vari stand: tutte le Regioni francesi sono rappresentate, ma anche e soprattutto diversi Paesi stranieri, come si può facilmente capire dagli enormi cartelli che troneggiano a mo’ di lampadari dal soffitto sfavillante di luci: Belgio Vallonie Bruxelles, Algeria, Sultanato dell’Oman, Turchia, vari Paesi africani, l’Iran, nel cui stand, non particolarmente grande, la bandiera e varie copie del Corano sono le cose che signorine sorridenti con l’immancabile chador ci presentano.
Le città ospiti, dicevo, sono Buenos Aires e Barcellona.
Un grandissimo cartellone con scritta Barcelone, ville des Prodiges è la cornice di un dibattito in atto. Diverse persone si fermano incuriosite.
Più in là, un altro evento è in corso. Questa volta protagonista è l’Argentina e Buenos Aires, in particolare. «Des intellectuels et des poètes se rencontrent pour célébrer 30 ans de Démocratie. Un regard sur l’Avenir.» [Intellettuali e poeti si incontrano per celebrare 30 anni di democrazia. Uno sguardo sul futuro.]
Il dibatto, interessantissimo, mi attira particolarmente. Parla, o meglio, coinvolge il pubblico Ricardo Sidicaro, un sociologo argentino che ha vissuto diversi anni in Francia e che ripercorre la storia del suo Paese degli ultimi trent’anni. Su un tavolino il suo libro Los tres Peronismos, estado y poter economico è esposto accanto ad altri suoi saggi.
Continuo il percorso, ed ecco la novità-regina di quest’anno: la parte gastronomica del Salon du Livre.
Forse grazie ai profumi allettanti dei cibi e alle dimostrazioni gastronomico-culinarie, lo Square Culinaire riscuote un grandissimo successo.
La presenza di diversi chef che hanno dato vita a dibattiti, ma soprattutto a dimostrazioni pratiche di alcune delle ricette contenute nei loro libri di cucina, rende questo spazio particolarmente amato e seguito. La formula? Una maniera conviviale e ludica di condividere l’amore e la passione per la Cucina e la Gastronomia.
Diversi e variegati per tema gli spazi-incontro previsti: la Cucina e l’Enologia, Il Digitale e la Cucina: dai Tablet ai Blog culinari, la Cucina per i Bambini, la Cucina e la Salute (ad esempio, la Cucina senza glutine).
Ho anche assistito alla dimostrazione live di una ricetta arrivata direttamente dall’epoca e dalla corte del Re Sole.
La scrittrice-cuoca preparava un pollo alle spezie e insalata esattamente come Luigi XIV in persona e la sua corte mangiavano quattro secoli fa. E mentre preparava e descriveva le pietanze, spiegava al numeroso pubblico che la cucina francese che oggi conosciamo è l’eredità di quella gastronomia nata proprio nel XVII secolo, epoca in cui sono nate varie salse, oggi padrone nelle tavole francesi. «Per esempio», ci dice «l’uso ancora oggi del melone accompagnato da prosciutti vari, come antipasto, è nato a quell’epoca grazie a Re Sole che era ghiotto di melone e pere».
Conosciuta dal grande pubblico con questo nome, parliamo di Babette de Rozières (il nome completo è Élisabeth Hildebert de Rozières), nata nell’isola francese caraibica di Guadalupe, una habituée del Salone del Libro di Parigi, cui partecipa tutti gli anni. È un’autrice di diversi libri di ricette, ma soprattutto è famosa in Francia per essere animatrice di trasmissioni di cucina.
Mi avvicino a salutarla, Babette è una persona solare, dai modi semplici e calorosi. Una picolissima fan, accompagnata dalla mamma, la riconosce e si avvicina per abbracciare Babette la Star e la sua gioia è al culmine quando la mamma le compra il libro, naturalmente autografato e con dedica, della sua eroina preferita.
Non manco di compare qualche macaron dello stand coloratissimo lì accanto!
La giornata passata al Salone del Libro è quasi terminata, il pubblico si dirige verso le uscite. Ma io non parto prima di aver almeno gettato lo sguardo allo stand dei libri in braille. CTBE (Centre de Transcription e d’Edition en Braille) è la sigla di uno dei diversi editori che pubblicano per il pubblico dei non vedenti, anche loro tenuti in considerazione dall’importante evento.
È ora di partire, lascio il Parc des Expositions de la Porte de Versailles quasi a malincuore, ma con un “au revoir”, rende-vous il prossimo anno, nella primavera 2014 con la speranza di trovare una grande assente di questa edizione: l’Italia.
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