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Immergersi

Creato il 22 settembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

ImmergersiVedete, quando si tratta di entrare in acqua, al mare, sono tutto tranne che un leone. Non sono e non sono mai stato, neanche nella mia più agitata adolescenza, uno di quei tuffatori impavidi che si buttano tutto in una volta. Al contrario. Prima bagno i piedi, poi piano piano le caviglie, quindi, avanzando piano piano, arrivo sino alle ginocchia e così via fino alla totale e sofferta immersione che inevitabilmente avviene al tramonto. La filosofia che sta dietro questa tecnica, detta del fenicottero, che peraltro mi sembra piuttosto diffusa tra i miei coetanei, è antitetica alla cosiddetta full immersion e si basa principalmente sulla teoria del progressivo adattamento del corpo alla temperatura esterna. Quello che ho tuttavia notato, correggetemi se sbaglio, è che se la parte immersa si adatta al freddo dell’acqua, per quella che rimane ancora fuori le cose non stanno così. Anzi, direi che immergere le parti rimanenti è sempre più difficile, come se una stessa quantità di dolore si concentrasse su una superficie ogni volta più piccola. Sarebbe interessante a questo proposito elaborare una funzione matematica o un qualche algoritmo che ci traduca l’esatta misura di questo fenomeno e lo renda comprensibile a chiunque spiegandoci una volta per tutte perché immergersi dalle spalle in su è molto più arduo che bagnarsi i piedi.

Il collo, non avete idea di quanto si possa soffrire per il collo! Per non parlare poi del mento, del naso e della fronte… Fumano!

Lino Soddu

 

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