Il governo Monti, rispetto a quanto messo in atto dal precedente, e nello specifico dal ministro degli interni , Roberto Maroni, leghista, ha intenzione di avviare in questi giorni una seria valutazione sul balzello legato al permesso di soggiorno degli immigrati e sulle modalità del rinnovo dello stesso.
Infatti occorre che si sappia in giro, per chi ne fosse ancora all'oscuro, che ad un cittadino straniero quel "pezzo di carta", il suo "tesoretto", viene a costare non meno di 70 euro, che sono tanti per chi vive una condizione di permanente o quasi totale precarietà.
Inoltre un provvedimento del genere intelligentemente eviterebbe eventuali tensioni sociali, favorendo piuttosto semmai un' autentica integrazione, sia pure realizzata con gradualità.
Il mosaico dell'immigrazione nel nostro Paese è ovviamente molto variegato ma è importante ricordare che non bisogna mai generalizzare, né tanto meno criminalizzare chi criminale non è.
Cosa che, invece, si verifica puntualmente specie quando si parla senza un supporto di conoscenze e quasi sempre per luoghi comuni.
L'urgenza del governo , condivisa da buona parte della società civile, naturalmente quella onesta e rispettosa dei diritti altrui, scaturisce anche dal fatto che, in Italia, su 5 milioni di persone di 198 nazionalità diverse, ci sono anche coloro che, per la crisi economica in corso nel nostro Paese, hanno perso dall'oggi al domani il proprio lavoro.
E poi ci sono dai 300mila ai 500mila ,uomini e donne, di diverse età, che vogliono comunque uscire da una condizione d'irregolarità.
Ecco allora che l'unico modo per mettere in atto una solidarietà valevole nel tempo è quello, in Italia, di fare leggi giuste.
Leggi , la cui stesura non avvenga per privilegiare chi di privilegi se ne è accaparrati già tanti nel corso della vita, intrallazzando abilmente, o magari per privilegio di nascita.
La solidarietà vera è quando l'accoglienza è davvero rispettosa.
E perché lo sia a tutti gli effetti, al di là dell'uomo o della donna, nei quali c'imbattiamo per caso o per necessità, occorre pensare che l'altro da me è comunque una "persona", con una cultura, una tradizione e dei valori propri che io sono tenuto a rispettare.
Un fratello e una sorella, a seconda dei casi, a cui posso dare ma da cui posso anche ricevere.
Concetti analoghi sono stati evidenziati tra l'altro domenica scorsa, 15 gennaio, in occasione della 98a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Occasione in cui papa Benedetto XVI ha parlato di "nuova" evangelizzazione a proposito del rapporto tra noi e loro.
Infatti colui che, straniero in Italia, arriva , dopo essere cresciuto a suo tempo, nell'infanzia e nell'adolescenza, alla luce di valori cristiani , come sovente accade, non deve trovarsi tra gente dalla fede tiepida o tiepidissima, a rischio così di perdere la propria.
Ecco, allora, un'altra responsabilità della quale siamo invitati a farci carico.
Ed è un bene.
Perché anche su questo versante "personalissimo" si può e si deve crescere insieme , se si vuole che l'integrazione delle "genti" sia reale, concreta, effettiva.
Amorevole.
Una parola che non dobbiamo temere di pronunciare.
Diversamente ci prendiamo in giro ed è solo un "fare finta che.." .
Mentre urge cambiare ottica e pure in fretta.
Il meticciato è già.
E non ci dispiace. Anzi ci piace.
A cura di Marianna Micheluzzi ( Ukundimana)
