A livello occupazionale -scrive il Dossier statistico 2010 di Caritas/Migrantes- gli immigrati in Italia incidono per circa il 10% sui lavoratori dipendenti e si sono resi indispensabili in diversi settori: non solo in quello dell'assistenza alle famiglie ma anche in altri comparti di servizio, nell'agricoltura, nell'edilizia e in vari settori industriali.
C'è forse qualcuno che , oggi , può affermare il contrario?
Il vero problema però è il "Come ?".
Ossia come essi prestano servizio e quanto, questi uomini o queste donne, sono tutelati quali persone e quali cittadini, per davvero, nel nostro Bel Paese?
Nonostante l' "aiuto" all'economia italiana, che essi danno, tra la popolazione immigrata regolare solo il 68% è iscritto al servizio sanitario nazionale-è reso noto- nel secondo il rapporto del ministero degli Interni sui Consigli territoriali.
Che dire?
E che dire del rifiuto o delle lungaggini burocratiche tutte italiane per accedere, quando è indispensabile, allo status di "rifugiato poltico" da parte del migrante?
In Italia i rifugiati (esclusi i minori e quelli riconosciuti prima del '90) sono attualmente47mila contro i 580mila della Germania, i 290mila della Gran Bretagna,gli 80mila dei Paesi Bassi e i 160 mila della Francia.
Dopo l'accordo Italia-Libia(leggi Berlusconi-Gheddafi) del maggio 2009 il numero delle richieste d'asilo è drasticamente diminuito.
Propensi alla solidarietà o meno,riflettiamoci.
Magari solo un poco.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

