La presunta emergenza del razzismo di cui sovente si dibatte è ampiamente controbilanciata, in Italia, da un incontestabile riscontro fattuale, e precisamente da dati che dicono come il nostro sia il Paese che negli ultimi anni abbia accolto un grandissimo numero di stranieri. In particolare nel decennio 2001-2011 – si ricorda nel recente rapporto Lavoro per gli immigrati, OECD 2014 – il numero di immigrati in Italia (anche se questo, inaspettatamente, non ha inciso sul nostro continuo declino della natalità) è triplicato arrivando a costituire il 9% della popolazione totale e facendo segnare, su questo versante, il ritmo di crescita percentuale più alto di tutti gli altri Paesi OCSE.
Questo significa che, non foss’altro per un elementare principio di equità, l’emergenza – questa sì reale, purtroppo – dei continui sbarchi (nei primi 5 mesi di quest’anno sono arrivati sulle nostre coste 39.538 immigrati, numero dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nel 2013) non può in alcun modo continuare a pesare esclusivamente sulle spalle del nostro Paese che, pur coi suoi tanti limiti, non si è certo reso inospitale, come dimostra sia il citato aumento del numero di cittadini stranieri accolti, sia il loro tasso occupazionale, talvolta più alto di quello degli italiani, anche se in settori poco ambiti dai nostri giovani quali edilizia e assistenza.
Altri Paesi dell’Unione Europea, oltre a non trovarsi ad dover fronteggiare, tanto meno quotidianamente, alcuna emergenza costiera, da un lato risultano facili alle espulsioni – basti pensare alla Danimarca la quale, secondo i dati del Justitsministeriet, il ministero della Giustizia di Copenhagen, in appena due anni, dal 2011 al 2013, ha aumentato il numero d’immigrati espulsi in seguito a reati commessi dell’80%, passando da 1.020 a 1.810 – e, dall’altro, in conseguenza della crisi economica, vedono ridursi il numero di stranieri presenti, com’è accaduto in Belgio per la prima volta dopo tre decenni, con le presenze straniere decresciute dalle 138.071 che erano nel 2011 alle 124.717 nel 2012.
In Italia, di fatto, nulla o quasi di tutto questo. La posizione centrale che occupiamo nel Mediterraneo unitamente agli effetti del recente conflitto in Libia e alle difficoltà nel contrasto a coloro che speculano – e abbondantemente – sul traffico di esseri umani, ci pone in una situazione che è eufemistico definire critica. E sarebbe ora che la politica, senza temere di assumere posizioni politicamente scorrette e tenendo presente quanto il nostro Paese ha già fatto (non poco, lo abbiamo visto), trovasse il coraggio di affermare che l’immigrazione non è sempre risorsa; anzi, alle condizioni attuali è purtroppo un problema. Prima ne avremo consapevolezza, meglio sarà.