
Ma davvero straordinario (almeno per ora) è stato solo il modo, nuovo e pazzesco (e, invero, anche un po' da irresponsabili), con cui avete avuto il coraggio di fargli toccare il suolo di ferro ossidato. Stavolta infatti niente super-airbag e rimbalzoni da cartoni animati, come successo con gli atterraggi dei precedenti rover Spirit e Opportunity. Prima l'avete fatto entrare nell'atmosfera marziana, frenata (ma mica poi tanto) dal suo scudo termico che si è arrostito per bene, poi gli avete concesso un mega paracadute supersonico (grazie), infine (e qui è stato l'azzardo) lo avete quasi fermato in volo con dei retrorazzi e, nel contempo, avete attivato un sistema di gru che ha calato il rover delicatamente al suolo appeso a dei cavi. Insomma, molte, moltissime cose potevano girare storte in questi sette minuti terribili, ieri mattina, tra le 7:23 e le 7:30, ma tutto è filato liscio e dopo oltre sei mesi di viaggio e un bel po' di milioni di chilometri percorsi, Curiosity ha inviato le prime immagini del suolo marziano in perfetto orario. Praticamente (quasi) come un IC Torino-Reggio Calabria.

Per ora resta la vostra ennesima invasione, al punto che il Pianeta Rosso è senza dubbio il pianeta del Sistema Solare al di fuori della Terra più studiato e affollato di vostri trabiccoli, al suolo e in orbita. E siccome lo sappiamo bene anche noi che in fondo lo fate a fin di bene, per la faccenda del progresso della conoscenza, dell'esplorazione dell'universo, delle origini della vita eccetera, giusto per questo non chiuderemo la sonda in un Centro di Accoglienza Temporaneo. Tuttavia potete stare certi che da noi marziani non avrete alcun aiuto e che faremo di tutto per sfuggirvi anche questa volta. Proprio la suggestione di certe mitologie è anche il fatto che restino (per sempre) tali.