Segnalo un articolo immortalista da non perdere, sul sito Dinamisti (del "nostro" David de Biasi).
Eccone un paio di estratti:
Nell’evitare
che il lettore equivochi il significato del concetto di immortalità,
sono costretto a una precisazione, quella che propongo è:
- L’immortalità terrena: non l’illusione
seppur consolante dell’immortalità meta-fisica che ci promettono
religioni e spiritualità new-age.
- L’immortalità in salute: non il prolungamento della vecchiaia con le conseguenti malattie legate all’età.
- L’immortalità per tutti: non
l’estensione radicale della vita riservata a pochi privilegiati o
benestanti, l’accesso alle cure anti-invecchiamento dovrebbe essere un
diritto umano.
Prima di tutto l’immortalità
A guardare
meglio porre come obiettivo epico per l’umanità quello dell’immortalità
avrà effetti e ricadute positivi sul raggiungimento degli altri
obiettivi fondamentali, nulla come l’immortalità rende l’uomo più
sensibile del futuro: se avessimo l’eternità ci preoccuperemmo di cosa
succede dopo, invece di far danni perché tanto non saremo noi a pagarne
le conseguenze. L’immortalità potrebbe darci la necessaria lungimiranza e
saggezza per risolvere le grandi sfide che mettono a dura prova la
nostra civiltà, potrebbe unirci nella grande avventura trasformando noi
stessi e la nostra società.
Generalmente
siamo meglio predisposti nell’intraprendere azioni comuni in cui il
nostro sacrificio non va a beneficio solo degli altri o va a beneficio
solo di noi stessi, quando c’è piena sovrapposizione in ciò che è bene
per me e ciò che è bene per tutti ci troviamo in una condizione di
“saggezza sociale” che attiva un anello di retroazione positivo: non più
guidati volontariamente o involontariamente dal principio dal “mors tua
vita mea” (che sottintende il darwinismo sociale della competizione
liberista e la retorica delle generazioni future da salvare),
adotteremmo un’etica che potremo sintetizzare nella massima: “facciamo
agli altri quello che vogliamo sia fatto a noi stessi”. L’obiettivo
dell’immortalità non ti costringe a scegliere tra un altruismo estremo e
un egoismo estremo, ambedue via senza uscita per la nostra aspirazione
alla felicità, possiamo conquistare l’immortalità facendo il nostro bene
e quello altrui senza che nessuno si privi della possibilità di una
vita piena e di un tempo infinito. Per dirla con Kant: nessun essere
umano sarà usato come mezzo, ognuno sarà considerato un fine. Non siamo
agnelli sacrificali che si immolano per il bene della società, non siamo
atomi egoici che non si curano del bene della società. L’immortalità è
un obiettivo troppo grande per poter essere raggiunto da soli: possiamo
contare solo sul nostro reciproco supporto tendendo a pensare su scala
epica affinchè ogni essere umano, compresi noi stessi, possa goderne i
benefici materiali e spirituali.
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