Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Teseo è un contadino dal fisico scultoreo e dalle abilità in combattimento incredibili che vive con la madre in un piccolo villaggio a ridosso del monte in cui i Titani furono imprigionati dagli Olimpici.Zeus, assunte le sembianze del vecchio maestro dello stesso Teseo, cerca di fare in modo che lo stesso occupi il suo ruolo di eroe nel mondo resistendo all'avanzata del re Iperione, deciso ad impadronirsi di una leggendaria arma e a liberare i Titani per poi sfruttarli per dominare il mondo conosciuto, in una sorta di rivincita verso gli Dei che non l'hanno mai e poi mai ascoltato.Da principio il giovane ellenico rifiuterà il suo presunto ruolo, ma con la morte della madre e l'incontro con la giovane sibilla Phaedra cambieranno le sue opinioni in merito alle questioni "superiori".
I miti greci sono, senza dubbio, uno dei bacini più ricchi di grandi storie esistente nella letteratura come nella tradizione orale, e ancora oggi - oltre ad esercitare un fascino fuori dal comune su chi le ascolta - vengono spesso e volentieri prese a prestito dal Cinema in modo che l'epica possa rivivere grazie alle più moderne tecnologie, a regie coraggiose e ad effetti prodigiosi.Peccato che, sempre spesso e volentieri, i prodotti nati dai suddetti ed indubbiamente affascinanti miti finiscano per risultare delle baracconate di livelli clamorosamente infimi in grado di svilire senza dubbio alcuno la materia di partenza.300, Scontro tra titani e Troy sono giusto tre esempi molto noti di quanto in basso si possa scendere pur sfruttando racconti di gesta assolutamente da brividi: quest'ultimo Immortals, dal canto suo, nonostante alcune intuizioni senza dubbio notevoli - soprattutto a livello visivo - del regista di culto Tarsem Singh, non si discosta affatto da questa purtroppo ben poco interessante - per lo spettatore - moda delle pellicole a sfondo epico legate all'Antica Grecia.Mescolando un pò a muzzo parti di questo e di quel mito - da Teseo e il Minotauro alla guerra tra Olimpici e Titani - e portando un gusto estetico clamorosamente orientale all'interno del mondo ellenico Singh cerca di portare sullo schermo un prodotto di livello più alto di quelli appena citati, legando la vicenda principale ad una sorta di progressiva presa di coscienza "religiosa" del protagonista così come ad una serie di scontri e personaggi che ricordano quanto il mondo potesse essere pure meraviglioso, ai tempi, ma anche clamorosamente spietato grazie al personaggio di Iperione interpretato da un roccioso Mickey Rourke, che quasi cerca di definire una dimensione alla Game of thrones per parte di questa pellicola.Eppure, nonostante una discreta dose di tecnica alle spalle, Immortals finisce per non decollare praticamente mai, e risultare una sorta di versione dark delle pellicole che negli anni ottanta facevano la fortuna dei b-movies ormai divenuti oggetti di culto per intere generazioni di spettatori che li ammirarono da bambini - qualcuno si ricorda Krull? -, risultando quasi eccessiva nei suoi intenti, se non addirittura involontariamente ridicola - il pessimo discorso d'incitamento conclusivo di Teseo agli Elleni, di chiara matrice "trecentesca", il combattimento tra gli Olimpici e i Titani, talmente brutto da far gridare vendetta a tutto il thrash dei tempi di Barbarians -: in qualche modo occorre ammettere che sia un peccato, anche perchè il talento visivo di Singh appare evidente, così come gli spunti che potevano essere sviluppati in modo da creare una sorta di piccolo cult d'autore in un genere tendenzialmente ignorantissimo come la questione della fede ed i propositi puntualmente ignorati degli Dei di non interferire nelle vicende umane.Certo, lo sfruttamento del concetto del Minotauro e l'approccio barbaro di Iperione e dei suoi non è affatto male, ma non bastano un paio di spunti interessanti a sopperire ad una sceneggiatura comunque inadeguata e a personaggi letteralmente sprecati che paiono buttati nel calderone giusto per giustificare l'ingaggio di questo o quell'attore - lo Stavros di Stephen Dorff -. Resta dunque una pellicola che potrebbe risultare a suo modo affascinante ma che rischia di perdersi clamorosamente nella terra di nessuno che sta tra gli appassionati di Cinema - che inevitabilmente resteranno delusi dal confronto con un prodotto di questo tipo - e gli spettatori occasionali o amanti della tamarrata da multisala - che potrebbero addirittura uscire irritati dalla sala, dato l'approccio non proprio "action" del regista anche rispetto ai momenti di battaglia pura -.Forse, per il bene del genere, occorrerebbe che le produzioni lasciassero campo libero ai registi - specie quando vengono scelti nomi "di nicchia" come Tarsem Singh - in modo che gli stessi possano osare quanto più possibile, e consegnare al pubblico visioni che si possano senza dubbio definire "mitiche".Altrimenti, tanto vale tornare ai bassi livelli che questo genere ci ha regalato negli ultimi anni.Quelli, almeno, sai bene che puoi evitarli senza pensare che, chissà, potrebbe essere la volta buona.
MrFord
"Here we are, born to be kings
we're the princes of the universe
here we belong, fighting to survive
in a world with the darkest powers."Queen - "Princes of the universe" -
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