[Safari - di Paola Attanasio]
di Giuliano Fago Golfarelli – Ieri sera a Martina Franca (Taranto) si è concluso il 39° Festival della Valle d’Itria, con il grande Requiem di Verdi. Questo un festival (ideato da Paolo Grassi, pugliese che con Strehler inventarono il Piccolo Teatro a Milano) puntualmente riporta in scena – e che scena !) musica operistica e sinfonica dimenticata o troppo poco rappresentata.
In questo caso c’era un cast di eccezione: il coro del Petruzzelli, la direzione dell’israeliano Omer Meir Wellber e quattro cantanti di estrema grandezza.
A Martina Franca si celebrava il bicentenario di Verdi, cigno di Busseto e milanese di adozione, si ricordava la morte di Alessandro Manzoni e la chiesa di S. Marco – forse troppo vicina a via Fatebenefratelli del 1969 ma anche vicina a Brera, al Santa Tecla, dove cantava il giovane Gaber e tanti altri.
Per una strana congiunzione stellare salentina il pubblico era attratto, attento ma diversamente emozionato (quello italiano) per un avvenimento quasi storico.
Alle 20.15 dell’ 1 agosto 2013 la Corte di Cassazione ha decretato un importante momento nella vita della nostra Seconda Repubblica.
Un momento che tocca tutti in modo diverso ma segnante, dopo anni di mediocre vivere, di molte, troppe parole e pochi fatti.
Dato che Cosimo un giorno mi ha permesso di ricordare Giulio Andreotti che se ne andava dalla scena, dato che l’economia italiana e anche la vitivinicoltura trentina – benché qualcuno non la pensi così – sono strettamente correlate agli avvenimenti nazionali, ho pensato che nel nostro blog apolitico e intensamente presente nel nostro territorio produttivo, valeva la pena ricordare questa data e questi momenti.
Decisamente apprezzo questo festival di musica più dei nostri Schuetzen, Mart, sMart, Albere, Ciusi e Gobi, suoni delle Dolomiti, ecc.
Apprezzo però seri produttori come Paolo Endrizzi, De Tarczal che con altri cercano sempre di riproporre in forma nuova la nostra-loro qualità in occasioni che dovrebbero muovere interesse verso il Trentino e le nostre bottiglie ma che a fronte di fortissimi investimenti probabilmente non si capisce bene se producono cultura o una Gardaland pseudo culturale nelle vicinanze dell’Adige e in media quota.
Spero – tra 39 anni – che qualcuno mi dica come è andata da noi considerando che il festival martinese si mantiene praticamente da solo.
Ci terrei davvero!
Giuliano Fago Golfarelli