Imparare a raccontare le storie

Da Jessi

Estate 2012

“Forse si può dire che ogni bambino impegnato nel gioco si comporta come un poeta: costruisce un suo proprio mondo, o, meglio, dà a suo piacere un nuovo assetto alle cose del suo mondo” (S. Freud).

Circa un anno e mezzo fa, Bibi ha iniziato a raccontare storie. Dapprima sono state storie di poche parole, con le cose che le erano successe. Adesso siamo arrivati a piccole storie inventate, con figure di suono e personaggi che sembra lei abbia conosciuto davvero:

“C’era una volta una formichina, ina ina…”

La storia va avanti tra briciole, gelati, un’amichetta umana, la neve del pandolce.

“E’ bellissima la tua storia, Bibi.”

“Perché, mamma?”

“E’ una storia piena di cose.”

“Sì, però… però non c’era Marghe, era ancora nella tua pancia.”

A dire il vero, non c’era nemmeno la mia pancia nella storia, e nemmeno io.

“Nelle tue storie puoi metterci le cose che vuoi, sai?”

Le dico.

Ma dentro di me resto in attesa di una storia in cui arrivi a far capolino anche la sorellina, che, come succede, sembra viva la storia opposta, in cui la sorella grande è quasi tutto il suo mondo.

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