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Imparare a scrivere: un viaggio lungo una vita

Creato il 24 marzo 2014 da Ireneferri

Ti ricordi come hai imparato a scrivere? Probabilmente hai nella testa immagini di grembiuli, mani sporche, biro colorate e pastelli a cera. Degli strumenti che usavi a scuola, dei giorni chino su un foglio a cercare di far rimanere le forme delle tue lettere dentro i confini delle righe o dei quadretti.

Scrivere fa parte del processo educativo che la scuola impone ad ognuno di noi a partire da quando siamo bambini (uso la parola "impone" a ragion veduta). La scuola cura l'aspetto tecnico del processo, inteso come formazione sul gesto grafico. Ti insegna cioè a tenere in mano la biro, ti dice cos'è un verbo, ti fa mettere le virgole al posto giusto. Ma c'è un ma.

Se la tecnica è insegnata con cura, il processo creativo è trattato marginalmente e viene rimandato al talento del singolo. Hai la passione per la scrittur a? Certo, è un ottimo inizio, ma non è sufficiente se vuoi dedicarti alla professione di scrittore o utilizzare la scrittura nel tuo lavoro.

Fino ad una certa età, abbiamo chi corregge i nostri elaborati, ci dice se scriviamo correttamente, ci segue e ci forma. Poi, siamo abbandonati a noi stessi. Eppure continuiamo ad utilizzare la scrittura quotidianamente, perchè la parola scritta è il mezzo con cui comunichiamo.

Come possiamo - nel tempo - sapere se il nostro talento è efficace? Se siamo buoni comunicatori? Se utilizziamo la scrittura nel modo corretto? Come si impara a scrivere?

La scrittura nel suo viaggio: l'infanzia

Questa infografica è molto semplice e riassuntiva di tutto il tuo viaggio nell'apprendimento della scrittura.

Imparare a scrivere: un viaggio lungo una vita
    Il tuo percorso - come quello di tutti noi - comincia all'asilo. Vai a scuola con il tuo grembiulino e le tue biro colorate. Sul quaderno - a righe o a quadretti - cominci a disegnare
la A

e scrivi, scrivi, scrivi pagine di A - maiuscola e minuscola - per apprenderla correttamente.

E così, per tutte le altre lettere dell'alfabeto (piccolo esercizio: quante sono? Non sbirciare su Google

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)

    E scrivendo scrivendo, sei alle scuole elementari. Apprendi il gesto grafico. La tua funzione neurologica connessa all'atto di tenere in mano qualcosa - in particolare la manualità fine - ti consente di avere fra le dita una biro e di diventare sempre più bravo a scrivere le tue letterine. Un puro gesto meccanico, dunque. Dato un modello di scrittura, cerchi di copiare sempre meglio e di scrivere in maniera chiara.

E questo - te lo assicuro - è già un grande sforzo.

Prima di tutto, perchè non tutti scrivono in maniera uguale al modello. Ognuno ha la sua personalità, che si riflette nella scrittura. Il gesto grafico è uguale a tutti gli altri, quindi è paragonabile al tuo modo personale di parlare, di sorridere, di gesticolare. C'è creatività persino nel tuo modo di camminare. Sappilo.

Comunque. Intanto le tue maestre ti fanno scrivere i "pensierini". Oppure i "dettati". Te li ricordi?

La formazione alla scrittura alla scuola media e superiore

Arriviamo alle scuole medie. Qui impariamo ad articolare i pensieri: cerchiamo, cioè, di dare forma compiuta e senso a ciò che vogliamo esprimere.

Molta della formazione avviene leggendo e - se frequenti scuole molto incentrate sulla lingua, come il liceo classico - mediante l'analisi dei testi dei grandi autori. A partire dal sonetto di san Francesco d'Assisi, passando per lo Stil Novo e per la scuola siciliana, si attraversa il periodo delle grandi scoperte, della filosofia, dell'epoca industriale, per arrivare ai giorni nostri. Che barba? Beh, in effetti in quel momento non è entusiasmante stare sui libri ad imparare l'uso dell' allitterazione in Manzoni

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ma quando svolgi una professione legata alla scrittura, li benedici, quei giorni (te lo assicuro).
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E così, incominci ad innamorarti dello stile di un autore piuttosto che di un altro. E cominci a fare esperimenti, a riprodurre uno stile, a studiare e a scomporre (ma solo se ami davvero la scrittura. Sennò, vivi felice lo stesso).

Dall'università al lavoro: adesso devi scrivere e risolvere da solo!

Ecco, adesso sei pronto per essere autonomo e cominciare a produrre da te i tuoi elaborati. Sei erudito, formato, coltivato. Eppure, ti senti abbandonato. Chi ti dice se quello che

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stai scrivendo è comprensibile? Come ti senti davanti al foglio bianco? Ti sorgono dubbi, perplessità, ansie?

All'università, non una parola di come scrivere un elaborato, come essere creativo o competitivo. Nulla di nulla ( e te lo dice una che di università ne ha girate tre).

La formazione superiore e il mondo del lavoro non ti seguono più nello sviluppo della creatività. Sei tu, solo, con la tastiera ed uno spazio vuoto da riempire. Hai imparato ad essere efficace? Bene. Non hai imparato? Ti arrangi. Che triste verità.

Eppure - come sappiamo - usiamo la scrittura per qualsiasi cosa:

Devo andare avanti?

Come sai se sei efficace nella tua comunicazione? Ti dai un autofeedback? Chiedi aiuto? Scrivi come viene viene e chi capisce bene sennò alleluja?

Vale la pena fare una riflessione e comprendere quanto saper scrivere sia importante. Se, ad esempio, lavori in campo commerciale e devi fare una trattativa, quanto sei preso in considerazione se scrivi

la invito ha contattarmi?

(Un minuto di silenzio per rabbrividire)

Riflettici. Saper comunicare, saper scrivere, saper COME scrivere, è fondamentale. La tecnica la puoi imparare e la puoi aggiornare (ma pochi lo fanno). La creatività non te la insegna nessuno. Ti dicono

o sei creativo o non lo sei

invece non è così. Tutti abbiamo una creatività nascosta che dobbiamo saper ripescare al momento buono.

Ti faccio un esempio: un ragioniere fa conti. Ebbene, c'è creatività anche nel fare i conti. Per esempio, può utilizzare un file excel, la buona vecchia calcolatrice. Può usare tecniche mnemoniche e percorsi di insight. Et voilà, ha tirato fuori la sua creatività.

Perciò, non sentirti frustrato e non credere a chi ti dice che non vale la pena badare troppo alla forma. In certi casi, la miglior presentazione di sè è proprio qualcosa che hai scritto. Non fosse altro che un biglietto da visita.

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