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Imparare dalle case history: “Quartz” e i 7 consigli da seguire per il giornalismo online

Da Pedroelrey

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I numeri dicono che è una delle case history dell’informazione digi­tale più inte­res­santi di quest’ultimi anni: Quartz (qz.com) la testata online lan­ciata nel set­tem­bre 2012 da Atlan­tic Media (l’editore della sto­rica rivi­sta “The Atlan­tic”) con non poche ambi­zioni si sta, per il momento, con­fer­mando come uno degli esempi più riu­sciti su come rea­liz­zare un gior­nale online basan­dosi su cri­teri nuovi. Dice­vamo, i numeri: 2 milioni di utenti unici nel mese medio negli Usa (che secondo i dati for­niti da com­Score sareb­bero supe­riori a quelli dell’Economist), e a livello glo­bale gli utenti unici/mese sono 5 milioni (qui l’Economist è ancora avanti con 7,3 milioni, ma non dimen­ti­chiamo che Quartz è nato da poco più di un anno).

Il gior­nale digi­tale è “busi­ness orien­ted” pen­sato per un pub­blico cosmo­po­lita di uomini d’affari e mana­ger. Il modello eco­no­mico si basa su con­te­nuti gra­tuiti (nes­sun tipo di pay­wall) punta sui nuovi for­mati pub­bli­ci­tari come i con­te­nuti spon­so­riz­zati (no a qual­siasi tipo di banner),fa affi­da­mento su un pre­sti­gioso por­ta­fo­glio di spon­sor (i part­ner fon­da­tori sono Che­vron, Cre­dit Suisse, Cadil­lac e Boeing ai quali si sono aggiunti poi altri mar­chi) e il pro­getto gra­fico è rea­liz­zato prin­ci­pal­mente per il mobile (uti­lizza come CMS la dif­fu­sis­sima piat­ta­forma Word­Press in ver­sione Vip).

Di Quartz si è par­lato molto tra gli addetti ai lavori. Al momento del lan­cio se ne sono occu­pati dif­fu­sa­mente attenti osser­va­tori della tra­sfor­ma­zione del gior­na­li­smo come Ken Doc­tor The new­so­no­mics of the Quartz busi­ness launch, Jeff Son­der­mann del Poyn­ter 5 things jour­na­lists should know about Quartz, Atlan­tic Media’s busi­ness news star­tup o ancora Felix Sal­mon The many fla­vors of native con­tentma sono inte­res­santi in par­ti­co­lare le rifles­sioni di Fré­dé­ric Fil­loux (uno dei punti di rife­ri­mento in mate­ria) che ha seguito l’evolversi di que­sta star­tup gior­na­li­stica dedi­can­dole diversi arti­coli. Da leg­gere le recenti ana­lisi fatte in The Quartz Way a cui a dedi­cato due arti­coli nel suo blog Mon­day Note.

Da noi in Ita­lia ne abbiamo par­lato molto meno, quasi niente a dire il vero. Pec­cato per­ché in realtà guar­dare a que­ste espe­rienze edi­to­riali non può che farci bene per capire cosa pos­siamo impa­rare da loro, cosa ci dicono con i loro pregi (e certo, anche i loro difetti), cosa pos­siamo “rubare” magari adat­tan­dolo alla nostra realtà al momento di rea­liz­zare una nuova stra­te­gia edi­to­riale. Nel nostro pic­colo noi di Data­Me­dia­Hub, non abbiamo pro­blema ad ammet­terlo, ci abbiamo guar­dato e sotto molti aspetti.

Quindi, quali sono le “dritte” che pos­siamo far emer­gere da una delle espe­rienze più inte­res­santi nel pano­rama delle star­tup gior­na­li­sti­che? Abbiamo pro­viamo a tirarne fuori alcune (magari a voi ne ven­gono in mente altre), eccole:

1. Orga­nizza in modo nuovo il flusso delle noti­zie e crea nuove “osses­sioni”

Gli stru­menti digi­tali stanno cam­biando molte cose (nell’informazione, ma anche nel nostro modo di rela­zio­narci con il mondo) essere digi­tali non signi­fica sem­pli­ce­mente “pub­bli­care gli arti­coli sul web” ma ripen­sare com­ple­ta­mente una nuova cul­tura. «L’organizzazione delle reda­zioni è il riflesso di come i gior­na­li­sti con­ce­pi­scono il loro lavoro. Nel momento in cui tutti que­sti con­cetti mutano, ha senso pen­sare che anche il modo di orga­niz­zarli debba cam­biare con loro» ha scritto il Nie­man Lab com­men­tando la scelta di Quartz. Bene, quindi che senso ha con­ti­nuare a ragio­nare su vec­chie cate­go­rie e ordi­nare il flusso di noti­zie nei tra­di­zio­nali e immu­ta­bili “contenitori”?

Dun­que non “esteri”, “interni”, “eco­no­mia” e via di que­sto passo ma, ad esem­pio “China’s Tran­si­tion”, “crisi ener­ge­ti­che” o “il futuro della finanza”. Sono quest’ultime quelle che a Quartz chia­mano “obses­sion” sono il loro nuovo modo di clas­si­fi­care le noti­zie. Ma non solo: sono le loro “osses­sioni” appunto, attra­verso le quali aggre­gare e defi­nire in maniera più mirata gli argo­menti da seguire e svi­lup­pare. In que­sto momento sono una doz­zina e non sono fisse ma nascono e ven­gono sosti­tuite con nuove una volta che l’argomento viene rite­nuto esaurito.

Un ordi­na­mento che tra l’altro per una (rela­ti­va­mente) pic­cola reda­zione come quella di Quartz con l’ambizione di farsi leg­gere da un’audience sparsa per i cin­que con­ti­nenti, per­mette di con­cen­trarsi solo su alcuni “topic” e non avere l’obbligo di coprire qual­siasi noti­zia accada nel mondo.

2. Non pen­sarti solo come una “media com­pany”, sei anche una “tech company”

«Il futuro dell’informazione sarà scritto in codice» dicono a Quartz, nel senso che non basta più essere solo capaci di uti­liz­zare (bene) la tec­no­lo­gia, è neces­sa­rio anche essere capaci di pro­durla e svi­lup­parla al pro­prio interno. E fare di que­sto uno degli ele­menti della pro­pria cre­scita. Un esem­pio con­creto? Eccolo: una delle carat­te­ri­sti­che del sito è l’ampio uso di chart che visua­liz­zano i dati citati negli arti­coli, par­ti­co­lar­mente apprez­zate per chia­rezza e sem­pli­cità di let­tura. Que­sti gra­fici sono per­lo­più creati con Chart­Buil­der un ottimo “tool” rea­liz­zato da un gior­na­li­sta (sì, un gior­na­li­sta) della reda­zione. Può sem­brare una pic­cola cosa, un sem­plice tool (anche se impor­tante nella gestione e iden­ti­fi­ca­zione del sito) ma in realtà ci dice molto di come oggi anche all’interno della reda­zione serva sem­pre più acqui­sire, oltre alla scrit­tura, anche nuove capa­cità e competenze.

3. Sui con­te­nuti fai scelte pre­cise e punta sulla qua­lità non sulla quan­tità

A Quartz hanno fatto alcune scelte pre­cise, primo: qua­lità e non quan­tità. Una reda­zione com­po­sta da 25 gior­na­li­sti, che pro­du­cono dai 35 ai 40 con­te­nuti il giorno. Siamo quindi agli anti­podi delle logi­che alla Huf­fing­ton Post e Forbes.com (ma anche di molte nostre testate) che costrui­scono il pro­prio traf­fico attra­verso la pro­du­zione di quan­tità indu­striali di con­te­nuti (e facendo ricorso ad eser­citi di blog­ger retri­buiti con la sola moneta della “visi­bi­lità”). D’altronde per un gior­nale come Quartz – che mira ad una audience d’élite – sarebbe con­tro­pro­du­cente anne­gare gli arti­coli spon­so­riz­zati in un mare di arti­coli di scarso valore. Certo c’è comun­que biso­gno di buoni livelli di traf­fico ma se anche un’altra testata che punta molto sul native adver­ti­sing come Buz­z­Feed, gli assi dei Lol­cats e della vira­liz­za­zione dei con­te­nuti, hanno deciso di dare vita a un’unità dedi­cata al gior­na­li­smo inve­sti­ga­tivo è evi­dente che una rifles­sione in que­sta dire­zione è sem­pre più necessaria.

4. Dise­gna il tuo sito in maniera sem­plice e riconoscibile

Quartz è stato pen­sato prima di tutto per tablet, poi per smat­phone e poi per il web. Il design è per que­sto essen­ziale: un logo sem­plice e appena visi­bile, tutti gli arti­coli posti in un “rullo” cen­trale con scor­ri­mento infi­nito e una colonna late­rale, grandi imma­gini a piena colonna per sfrut­tare al mas­simo il loro impatto visivo. Poi si è pun­tato su HTML5 e respon­sive design che ben si adat­tano ai vari for­mati di schermo (e ti per­met­tono di non com­pli­carti la vita nel creare app per il mobile). L’essenzialità come obiet­tivo di un pro­cesso: un serie di tratti sem­plici che però nel loro insieme con­tri­bui­scono a dare al sito nel suo com­plesso un pro­filo molto ben rico­no­sci­bile. Molto più di tanti altri che scel­gono “effetti spe­ciali”. Il tutto fun­ziona molto bene e niente è sacri­fi­cato all’efficienza.

5. Non pen­sare la homepage come l’elemento più impor­tante del tuo sito

No, non lo è più, soprat­tutto se vogliamo la “home” alla stre­gua di una cat­te­drale barocca piena di colonne, colon­nini e un’infinita serie di box pronti a con­te­nere qual­siasi cosa. Solo il 10–15% del traf­fico di Quartz è rea­liz­zato da accessi diretti al sito men­tre dai social ne pro­viene oltre il 50%. Nei media tra­di­zio­nali fa notare Fré­dé­ric Fil­loux è esat­ta­mente il con­tra­rio: il 40–50% del traf­fico pro­viene dalla home­page e quello dai social media pesa per il 5 o al mas­simo il 10%. Però ormai per i siti di infor­ma­zione sono molti gli indi­ca­tori che met­tono in forte discus­sione la cen­tra­lità di que­sta porta d’ingresso (sem­pre meno) prin­ci­pale: il traf­fico arriva ai sin­goli arti­coli attra­verso nuove fine­stre come motori di ricerca, social net­work e new­slet­ter. Met­tia­moci infine che sem­pre più traf­fico viene dal mobile (e sem­pre più ne arri­verà) dove i social con­tano ancora di più e una home “leg­gera” e facil­mente navi­ga­bile rap­pre­senta sicu­ra­mente la miglior solu­zione. Essere bravi a leg­gere que­sta nuova realtà e a sfrut­tarne i mec­ca­ni­smi è una qua­lità sem­pre più neces­sa­ria per un gior­nale online

6. Pensa a un nuovo modo di orga­niz­zare i con­te­nuti dei lettori

A Quartz hanno comin­ciato con una nuova idea dei com­menti agli arti­coli, che infatti chia­mano “anno­ta­tion”, non più lasciati in fondo all’articolo (e spesso abban­do­nati a loro stessi) ma col­lo­cati in cor­ri­spon­denza dei sin­goli para­grafi. Le anno­ta­zioni sono un modo per cer­care di spin­gere il let­tore a fare com­menti più con­te­stua­liz­zati e non per­dersi in off topic (un espe­ri­mento che stanno facendo anche altre testate come il New York Times e Medium). È un ini­zio — la solu­zione non è stata adot­tata subito dallo staff di Quartz ma dopo alcuni mesi — sul ter­reno sem­pre più fon­da­men­tale dell’interazione con i let­tori sul quale è oppor­tuno imple­men­tare nuovi stru­menti e nuove filo­so­fie. E forse su que­sto anche a Quartz faranno ancora di più. Aspet­tiamo fiduciosi.

7. Non c’è nes­suna ragione per avere paura della “link eco­nomy”, anzi ce ne sono molte per amarla

Il che vuol dire: pensa a for­nire più risorse pos­si­bili ai tuoi let­tori, a dare un ser­vi­zio che loro per­ce­pi­scano come valore e te ne saranno rico­no­scenti. A Quartz ad esem­pio rea­liz­zano quella che molti giu­di­cano una delle migliori new­slet­ter in cir­co­la­zione su tema­ti­che care alla testata: eco­no­mia, tec­no­lo­gie e poli­tica. Si chiama “The Daily Brief” ha un tasso di let­tura molto alto (oltre il 40%) e viene spe­dita ogni mat­tina a più di 50mila abbo­nati in tre edi­zioni (Usa, Asia ed Europa e Africa), solo una parte dei link rimanda a Quartz gli altri (più della metà) sono link esterni ad arti­coli di altre testate (da Poli­tico al NYTi­mes, da Buz­z­Feed al Guar­dian). Dei Pazzi? No sem­pli­ce­mente si è capito la dif­fe­renza tra dare un (ottimo) ser­vi­zio ai pro­pri let­tori e quello di fare mera distri­bu­zione dei pro­pri con­te­nuti. E se ci si apre ai feed­back degli utenti (quali sono le sto­rie che inte­res­sano di più?, quali gli argo­menti? ) anche la new­slet­ter può diven­tare un ecce­zio­nale stru­mento per pro­gram­mare la coper­tura delle noti­zie. Se non ne siete con­vinti leg­gete Quartz’s Email-centric News Cove­rage scritto da quelli di Mail­Chimp (che di new­slet­ter se ne inten­dono visto che gesti­scono la spe­di­zione di 4 miliardi di mail al mese) che spie­gano pro­prio come “The Daily Brief” sia diven­tato uno stru­mento stra­te­gico uti­liz­zato dallo staff di Quartz per defi­nire il loro piano editoriale.

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gra­fico su tenti unici/mese in Usa di Quartz e com­pe­ti­tor su dati com­Score ago­sto 2013 (via Quartz on Tumblr)

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