In questo romanzo ad essere protagonista è una delle figure descritte da Ellis nel precedente libro - Clay - che racconta, appunto, di essere stato uno dei personaggi di un romanzo di successo di circa vent'anni prima; anche se non ne usciva molto bene, perché l'autore dell'epoca non lo aveva granché in simpatia.
Ora ritorna a L.A. dopo un periodo trascorso a New York a fare lo sceneggiatore.
Tornato nella sua città inizia a riprendere i contatti col suo vecchio giro di amicizie.
O forse è il contrario ?
E' il vecchio mondo che lo avvolge, lo avviluppa senza che lui se ne renda conto?
Ritrova vecchi amici, alcuni peggiorati, altri (ben pochi) migliorati (poco), altri ancora morti o scomparsi.
Però di fondo la realtà che aveva lasciato sembra non essere cambiata molto; i giovani di vent'anni fa hanno lasciato il posto ad adulti sempre più storditi da alcool e droga, resi ancor più cinici e disincantati dalle esperienze di vita e si ritrovano ad essere identici ai loro genitori, che tanto disprezzavano.
Ma in quest'ultima opera di Ellis c'è non solo una visione lucida, disincantata della realtà che ci circonda, ma anche una vorticosa e spiazzante discesa agli inferi, nei recessi più bui, ancestrali e deviati della zona buia delle nostre menti e personalità.
Sembra di "leggere" un film di Brian De Palma, dove la realtà non è quella che vediamo (ma esiste una sola realtà ?) o non si trova dove pensassimo dovrebbe essere.
Tutto sommato questo romanzo ha meno freschezza ed originalità di "Less than Zero"; ma è inevitabile: lo scrittore è invecchiato assieme ai suoi personaggi, assieme al mondo, assieme ai suoi lettori e tutto è divenuto più cinico, più duro.
Un mondo ormai abituato a vedere, anzi, sezionare e scannerizzare omicidi, violenze, aggressioni tramite i media, le serie tivvù (CSI, Six feet under, Dexter), le inchieste pseudo-giornalistiche (con o senza plastico della scena del crimine, fa lo stesso) non viene di certo scalfito o colpito dalla parola scritta.
Però la parola scritta rimane quasi ad eterno testimone di un periodo, di una società; l'immagine, invece, a lungo andare si dissolve, si perde.