hic turba furoresSanguinis innocui non satiata, aluit.
Sospite nunc patria, fracto nunc funeris antro,Mors urbi dira fuit vita salusque patent.
Qui un'insaziabile folla di torturatori nutrì i propri duraturi furori con sangue innocente. Ora che la patria è salva e il funesto antro distrutto, dove infuriava la morte compaiono vita e salute.
[Quartina composta per l'ingresso in un mercato destinato a essere costruito dove aveva sede il circolo dei Giacobini a Parigi]*
Ero ammalato – ammalato fino alla morte per quella lenta agonia; e come alfine essi mi sciolsero e potei sedere, mi sentii venir meno.
La sentenza – la paurosa sentenza di morte– fu l'ultimo accento distinto che m'arrivasse all'orecchio. Dipoi le voci degli inquisitori sembrarono perdersi in un sognante e indefinito ronzio. Il suono che udivo ridestava, in me, l'idea di una rotazione ma soltanto, forse, perché nella mia immaginazione si associava al ritmo d'una macina da mulino.Fonte immagine: iPoe Collection
Tutto questo durò pochissimo tempo: in capo ad alcuni minuti non udii più nulla.E nondimeno vidi ancora, per qualche istante, vidi – ma per quale orribile deformazione del mio organo? – vidi le labbra dei giudici vestiti di nero. Esse mi parvero bianche, più bianche ancora del foglio ov'io segno, al presente, queste parole; e sottili, ancora mi parvero, sottili fino a diventar grottesche, sottili per l'ostinazione e profondità della loro dura espressione, per l'irrevocabile decisione che tradivano, per il severo spregio dell'umano dolore che esse ostentavano.
Così ch'io vidi uscire da quelle labbra i decreti di ciò che, per me, era il Fato.