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Impia tortorum longas

Creato il 11 agosto 2012 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo
Impia tortorum longashic turba furores 
Sanguinis innocui non satiata, aluit.
Sospite nunc patria, fracto nunc funeris antro,
Mors urbi dira fuit vita salusque patent.
Qui un'insaziabile folla di torturatori nutrì i propri duraturi furori con sangue innocente. Ora che la patria è salva e il funesto antro distrutto, dove infuriava la morte compaiono vita e salute. 
[Quartina composta per l'ingresso in un mercato destinato a essere costruito dove aveva sede il circolo dei Giacobini a Parigi]
*

Ero ammalato – ammalato fino alla morte per quella lenta agonia; e come alfine essi mi sciolsero e potei sedere, mi sentii venir meno. 

La sentenza – la paurosa sentenza di mortefu l'ultimo accento distinto che m'arrivasse all'orecchio. Dipoi le voci degli inquisitori sembrarono perdersi in un sognante e indefinito ronzio. Il suono che udivo ridestava, in me, l'idea di una rotazione ma soltanto, forse, perché nella mia immaginazione  si associava al ritmo d'una macina da mulino. 

Impia tortorum longas

Fonte immagine: iPoe Collection 

Tutto questo durò pochissimo tempo: in capo ad alcuni minuti non udii più nulla. 
E nondimeno vidi ancora, per qualche istante, vidi – ma per quale orribile deformazione del mio organo? – vidi le labbra dei giudici vestiti di nero. Esse mi parvero bianche, più bianche ancora del foglio ov'io segno, al presente, queste parole; e sottili, ancora mi parvero, sottili fino a diventar grottesche, sottili per l'ostinazione e profondità della loro dura espressione, per l'irrevocabile decisione che tradivano, per il severo spregio dell'umano dolore che esse ostentavano.
Così ch'io vidi uscire da quelle labbra i decreti di ciò che, per me, era il Fato.

Edgar Allan Poe, Il pozzo e il pendolo


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