L’ancoraggio al fondo del mare, con lo sconvolgimento della biodiversità che vive nei pressi del fondale, è una delle principali problematiche che un impianto eolico offshore deve affrontare.
Per far fronte a questo impatto ambientale, un team di ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Civile della Universitat Politècnica de Catalunya (UPC) ha sviluppato un nuovo modello di infrastruttura offshore galleggiante, chiamata WindCrete. La struttura, dai primi risultati, risulta molto competitiva in termini di costi di costruzione e manutenzione.
Il prototipo è stato progettato all’interno del più ampio progetto Alternative floating offshore substructure for offshore wind farms (AFOSP) , che a sua volta è inserito nel KIC-InnoEnergy sviluppato in collaborazione con la Stuttgart Wind Energy presso l’ University of Stuttgart e da Gas Natural Fenosa.
Novità del progetto è la sostituzione del consueto acciaio, molto costoso, con il cemento che riduce il costo del 60%. La struttura cilindrica ha una grande base galleggiante e un sostegno che ne consente l’auto bilanciamento, fondamentale in mari ventosi e agitati come quelli nord europei.
La WindCrete è alta circa 90 metri e ha una parte in immersione, e può essere ancorata al fondo.
Uno dei primi progetti che saranno portati a termine con questo nuovo sistema eolico flottante è stato recentemente approvato dalla Scotland approved construction per un impianto da 30 MW progettato da Statoil al largo di Pearhead, Aberdeenshire (Scotland) e sarà terminato a fine 2017.
(fonte: http://www.citylifemagazine.net)
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