E mentre in Brasile si registra il peggiore indice di importazioni, la decadente Italia chiude il 2012 con il maggior valore di esportazioni da 11 anni a questa parte.
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Economia do Brasil é fechada e importação é baixa, afirma Banco Mundial
Relação entre importação e PIB do país é a menor em pesquisa com 179 países
Il Brasile è il paese al mondo con meno importazioni in proporzione del suo Prodotto Interno Lordo (PIL), secondo la Banca Mondiale (IBRD). I dati mostrano che l'economia brasiliana è chiusa, nonostante le denunce di imprenditori circa la concorrenza straniera.
Nel 2011, secondo la Banca Mondiale, in Brasile le importazioni di beni e servizi furono pari al 13% del proprio PIL. In un elenco di 179 paesi, il Brasile è quello che ha il più basso rapporto tra importazioni e PIL. Nel gruppo BRIC, ad esempio, la Cina ha importato prodotti e servizi del 27% del PIL, l'India e la Russia il 30% al 21%. Tra le principali economie dell'America Latina, il Messico ha importazioni corrispondenti al 32% del PIL, Argentina 20% e Colombia 17%. Anche gli Stati Uniti, che sono l'economia più grande e diversificata del mondo, hanno un rapporto tra importazioni e PIL del 16%, superiore a quello brasiliano.
fonte: Veja
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Export italiano mai così alto dal 2002
Bilancia commerciale positiva per 8,86 miliardi. Piano Ice: Nei prossimi tre anni può crescere di 150 miliardi
ROMA - Cala il Pil ma l'export va bene. Anzi, per la prima volta negli ultimi dieci anni il 2012 chiude con 8,8 miliardi di surplus della bilancia commerciale aggregata grazie all'aumento del 5% del valore delle esportazioni e alla contrazione delle importazioni.
Lo spiega il rinato Ice precisando che nei prossimi tre anni il made in Italy può generare export aggiuntivo per 150 miliardi arrivando entro la fine del 2015 alla ragguardevole quota di 620 miliardi. Il successo della nostra manifattura lo racconta il ministro dello Sviluppo Corrado Passera presentando nella sede dell'Agenzia il progetto triennale, davanti al premier Mario Monti visibilmente soddisfatto che rilancia la creazione di una «export bank italiana che garantisca a costi competitivi risorse e assicurazioni alle nostre aziende che esportano o investono all'estero».
L'Istat, nel rilevare i dati definitivi dei primi nove mesi del 2012, precisa che le esportazioni sono aumentate del 4,3% accusando una forte frenata rispetto al 2011 quando ci fu un boom del 12%. L'anno scorso il mercato è stato salvato dalla tenuta delle piazze extra Ue con esportazioni medie del 10% contro il meno 0,1% dell'area europea. E se Riccardo Monti (presidente dell'agenzia Ice) illustra il piano 2013-2015 per potenziare la sua struttura, gli strumenti di promozione e facilitazioni per la crescita dimensionale delle imprese, l'altro Monti (il premier) ne approfitta per ricordare alcune cose maldestre del precedente governo.ù
«Qualcuno aveva pensato di aiutare l'export - dice il presidente del consiglio con ironia - sopprimendo l'Ice e con una visione forse innovativa dell'internazionalizzazione creando uffici dei ministeri a Monza», riferendosi alla contestata decisione della Lega. Così come rivela che nelle missioni dove lui è stato in questi mesi ha sentito dire «che sono anni che non si vedeva né un ministro né un presidente del Consiglio italiano». Il premier affronta anche il tema delle multinazionali «che non offrono solo lavoro di bassa qualità e non credo siano portatori di peggiori condizioni o pratiche di lavoro». Il riferimento, anche se non esplicito, è alla polemica tra McDonald's e la Cgil. «Bisogna guardare a questi investimenti con occhi più aperti - ha detto - se sono basati su piani industriali seri, se creano nuovi insediamenti, essi creano opportunità per tutti».
L'invito lanciato da Monti per realizzare una «export bank» è stato raccolto dall'amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini nel confermare che l'ente sta già lavorando per trasformare la export bank già avviata «da una convenzione a uno strumento operativo più efficace». Tra i molti dati diffusi ieri colpisce la crescita estera dell'alimentare (+8%) che, arrivando a 27 miliardi di euro, diventa la prima voce del made in Italy.
Roberto Bagnoli
fonte: Corriere della Sera