Torno a scrivere sul blog dopo giornate intense dedicate a un progetto cui abbiamo creduto molto, che ha ottenuto buon riscontro la sera della sua inaugurazione. Non ne voglio ancora parlare poiché ricerco ancora l’equilibrio giusto. Il distacco che permetta di essere analitica e valida nella osservazione di una macchina complessa e intricata quella quale di una mostra.
Sono state settimane intense di ricambio, gestito dalla intensità di parole e incontri.
Questo è quanto.
Superata la fase del boom, esploso in quell’attimo di stanchezza dove tutto sembra commistionarsi in elementi che si completano e distaccano per eccessi e difetti vari, si passa ad altro, sentendosi diversi. Non so se più forti, di certo oculati e proiettati verso un futuro possibile, cui voglio ancora credere, almeno nella mia incoscienza, per ritrovare e donare senso vivo alle cose.
Nel cammino, poi, si incrociano persone e genti di vario tipo di cui ci si inizia a fidare anche un po’, con tutta la leggerezza del caso, poiché il valore umano – almeno per me – è un nutrirsi ancora valido.
Anche in questa situazione non spiegherò il perché e il per come. Nel percorso ho incrociato una persona che sembrava fare la differenza. Un soggetto che potesse realmente capire che esistono ancora visioni progettuali e momenti sacrosanti da condividere, per un senso di responsabilità, di partecipazione e condivisione comune.
Così ci si apre ai punti di vista e ci si rende fedeli alle idee, alle posizioni, in uno scambio ricco di elementi che si costruiscono giorno per giorno in fiume di parole e scrittura vivo nel tempo, nella sua durata, attimo per attimo, senza chiedere nulla e senza aspettarsi nulla, se non la lealtà e la fedeltà, la coerenza, su quanto si sta affermando, nonostante la lontananza territoriale.
Poi subentra l’impostura. Ci si risveglia dai sogni e si sgranano gli occhi. Pensando che sia impossibile che, ancora una volta, nel giro di pochi mesi, tu possa aver intravisto, in chi non vuole vedere, qualcosa di buono e valido. Ci si sente spogliati a forza, da chi si smaschera con atti banali spiccioli e piccolissimi.
L’impostore è un ciarlatano che raggira con doppi fini pensando che l’altro sia tanto idiota da non far due conti filati. Non ricordo chi, ma consultando un libro sfogliato di recente, affermava che la forma più grande di controllo degli individui è il sapere. La conoscenza, più di ogni altra forma culturale e sociale, è l’elemento di distacco che crea una lobby a sé stante, di scherno e raggiro.
Usciamo quindi da quello schema della commedia umana, dove la società ricca al potere è al controllo di tutto, ridendo e perculando il povero mediocre che arriva dalla provincia pronto a lasciarsi manipolare, e si subentra in una condizione di straniamento intellettuale feroce e invasivo, quando l’interlocutore sembra giocare con le tue stesse armi, avendole lui sporche di pigmenti impuri.
Sono una persona molto istintiva, inquadro il soggetto al primo colpo. Difficile scapparmi, con uno sguardo fulmino e sego, senza l’aiuto di una conversazione. Arrivo al punto. E quando tutto questo viene a mancare, nonostante che in alcuni momenti ci si è riconosciuti, inizia a manifestarsi quel senso di impellenza e fastidio che ti divora le membra, ti corrode il cervello, ti porta alla concretezza agendo d’istinto, come un abile scorpione.
Sono una persona pragmatica che trova nello sviluppo dell’atto l’incisività di una azione netta e radicale. Quando m’incazzo non passo per il via, attraverso il fiume nonostante le sue sponde siano alte 50 m dal suo livello base, raccolgo con me i pezzi di terra necessari, assorbiti nell’arrampicata della corsa, custodendoli nell’incavo delle dita, tra le unghie, come testimonianza e resistenza. Questa resistenza.
Rivendicare il proprio essere è un gesto politico. Una mia cara amica mi parlava di gesto politico, m’insegna ciò che tutti abbiamo scordato. Ancora una volta, senza passare dagli intermediari, sono andata al cuore della questione. Usando la mia fermezza aggressiva per porre al muro le spalle di chi si è permesso di giostrarmi.
Ebbene, ci sono finita di nuovo. Devo dire che il colpo che ho attutito è stato meno forte del solito. Ormai sembro allenata a subire attacchi di vario tipo e manipolazioni per secondi fini. Mi rimane addosso la sensazione di schifo, ma potrebbe bastare – almeno per oggi – una buona doccia calda, in attesa di risposte e fatti che vadano ad acclarare le posizioni assunte.
Perché delle risposte devono essere date.
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